Siamo verso la fase 2 di questa particolare epoca della nostra storia causata dal Covid-19, che tanto ha sconvolto e segnato le nostre vite, e dove – soprattutto in certe regioni dell’Italia del Nord, il virus cinese ha colpito la popolazione con una crudeltà ed un’intensità senza pari , dove la gente si è ammalata e continua ad ammalarsi, è morta e sta ancora morendo, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Ma in tutto questo, nonostante tutto, la nostra vita continua…..e ieri , 25 aprile 2020, ricorreva la festa della Repubblica. Il collega, giornalista e scrittore Toni Capuozzo ha fatto le sue considerazioni ed osservazioni che riportiamo pari pari , qui di seguito:
«Lettere da un paese chiuso 64 – Volare oh oh
Cosa ricorderemo il prossimo anno, di questo 25 aprile ? Sicuramente il fatto che lo abbiamo vissuto al chiuso. E quanto a immagini, quella del presidente Mattarella che scende, solo, dall’Altare della Patria con la mascherina. Soprattutto adesso che la mascherina si deve (vi ricordate quando la mise il povero Fontana, che ha il torto di essere di destra e di aver fatto i suoi errori, lo spellarono vivo, tu che diffondi la psicosi…). Belle le immagini di gente alle finestre, dà sempre un’idea di sguardi e voci che si incrociano in tempi di solitudini. Meno bella, per me, i sindaci ai balconi, che evocano sempre piazza Venezia. Il sindaco Sala, con un musicista, aveva uno stuolo di telecamere, sotto Palazzo Marino. Il sindaco De Magistris che saluta a pugno chiuso dal Municipio di Napoli, sembrava un’istantanea dal Venezuela di Chavez. Anche Conte che cita De Gregori senza sapere che lo zio del cantautore è stato ucciso a Porzus non è male. Ma il peggio è stato a Torpignattara, Roma. Un centinaio di persone – adulti, bambini, donne, uomini – che manifestano con le bandiere rosse, e le mascherine, non per non essere riconosciuti dalla polizia, no, mascherine da Covid 19. Lo hanno fatto a lungo, prima che intervenissero le forze dell’ordine a sciogliere la manifestazione. E’ inevitabile chiedersi: è lo stesso paese in cui uno che prendeva il sole in spiaggia è stato circondato ? E’ lo stesso paese in cui uno che faceva jogging in spiaggia è stato inseguito dall’elicottero ? E’ lo stesso paese in cui è stata interrotta una messa, senza aspettare che finisse ed eventualmente fare una denuncia dopo ? E’ lo stesso paese in cui migliaia id persone non hanno potuto dare l’addio ai propri cari ? Un paese con cittadini di serie A e cittadini di serie B ? Non mi interessa proprio se siano stati denunciati o meno, mi interessa il disprezzo, il disinteresse verso gli altri, la prepotenza impunita di chi ha manifestato. Chiedo invece a chi ieri ha criticato qui, ma con pacatezza e civiltà: sono le mie riflessioni o atteggiamenti come Torpignattara a fare male al 25 aprile ? Quei pochi che hanno insultato li capisco: vedono il pericolo fascista ovunque perché chiunque non la pensi come loro è un fascista, celebrano la fine di una dittatura imponendo quella del pensiero unico.
Mi ha riconciliato con la giornata l’immagine delle Frecce Tricolori nel cielo di Roma, con il tricolore che a Torpignattara non c’era. Un po’ perché le Frecce stanno a Rivolto, a pochi chilometri da dove sono nati, un po’ perché ricordo ancora il maggiore Nutarelli, caduto a Ramstein. E le Frecce mi ricordano anche una mia piccola vigliaccheria. Li avevo seguiti in Canada, dove erano arrivati transvolando per la prima volta l’Atlantico. Lavoravo per Epoca, ed era stato un servizio lungo – arrivammo fino a Vancouver – che mi fece entrare in amicizia con piloti e specialisti, con gruppi di appassionati di volo canadesi che restavano a bocca aperta davanti alle loro evoluzioni, e con le comunità di italiani che alle stesse evoluzioni si commuovevano. A segno dell’amicizia, tornato in Italia, fui invitato a fare un volo con loro, bastava che facessi una visita di idoneità al Comando di piazza Novelli, a Milano. Ringraziai, e dissi di no, perché mi faceva paura, perché mi era già successo di volare con aerei ed elicotteri militari e piloti che si divertivano a farti impallidire, e anche se avevano promesso un volo tranquillo, ammisi la mia paura, e niente. Ci andò solo il fotografo, il grande Mauro Galligani, e scattò delle foto stupende che ancora oggi, a distanza di anni, vengono riproposte. La paura me la portavo dietro da tempo. Avevo fatto il mio primo volo a 25 anni, già grande. E poi avevo volato da Londra a New York con la prima compagnia low cost della storia, Freddi Laker, partivano quando il volo era pieno, aspettavi alla Victoria Station l’annuncio, pagavi 102 dollari, in quel 1978, se non ricordo male. Per la storia del volo low cost, Laker aveva venti aerei e fallì tre anni dopo. Io continuai a volare molto, perché mi occupavo di America centrale: quei voli in cui ti chiedi se fanno le revisioni, quegli atterraggi a Miami durante turbolenze tropicali, e a El Salvador con i blindati ai lati della pista. Ma era un tempo in cui sugli aerei potevi fumare, e bere whiskey. Il volo peggiore fu da Cuba al Costarica, perché la sera prima, ultima sera, per la prima volta mi ero fermato nella discoteca dell’albergo, e avevo fatto comunella con un gruppo di spagnoli, e spagnole, molto simpatici, e quando andai a dormire, brillo, erano ancora più brilli di me, e intenzionati a continuare. La mattina mi svegliai molto presto, con il mal di testa e preoccupato per l’uscita dal paese, visto che ero illegale, come giornalista. Avevo appena passato, indenne e sollevato, i controlli di polizia, quando vidi arrivare, in divise perfette e foulard e tacchi, la compagnia della sera prima, l’equipaggio: fu come se mi avessero detto che il mio autista ha forti problemi di vista, o il mio psicologo tentato il suicidio. Fu un volo breve, ma passa sopra i vulcani, e nel Caribe anche i giorni più sereni qualche turbolenza ce l’hanno, ma andò tutto bene. Quando sbarcai, incominciai a preoccuparmi perché dovevo andare nel Salvador della guerra civile, e volare in fondo era niente.
Mi è passata così, la paura di volare, andando a piedi in posti peggiori. Volando in Afghanistan in elicotteri che sparavano flares per distrarre i missili terra aria, viaggiando in aerei militari così bassi, in Somalia (per arrivare di sorpresa sopra eventuali malintenzionati, senza dargli il tempo di mirare, ma così bassi, senti di più il calore del terreno, balli ) che sembrava, dagli alberi radi che vedevi dall’oblo, di essere in pullman. Sono arrivato in aeroporti – Libano-con le vetrate crivellate di proiettili, in sale d’aspetto protette da sacchetti di sabbia e imbarchi di corsa con elmetto e giubbotto antiproiettile – Sarajevo- e volato su piccoli aerei di comunità evangeliche su cui potevi farti il segno della croce non di nascosto perché era ufficiale e di prammatica – in Honduras – ho dormito tra i sacchi di un cargo russo nella cui toilette, prima della partenza, mi rimase il rubinetto in mano. Andavo in Iraq, da dove partivi con un’impennata da volo tattico, una spirale per raggiungere la quota ed eri ancora sopra l’aeroporto, pur di evitare i missili, l’aereo come se fosse un elicottero. Ho volato su idrovolanti, in Alaska. Ho fatto viaggi lunghi, anche se non avventurosi, in Cile e Australia. Ho vissuto i cambi nella sicurezza, vietato questo e quello, e i metal detector e le macchinette che ti leggono gli occhi. E adesso mi chiedo che ne sarà del costo dei biglietti, adesso che me li pago io, con il distanziamento e gli aerei pieni a metà, tutti i sedili centrali vuoti. Stanno perdendo soldi per il solo fatto di avere gli aerei a terra (due su tre, nel mondo), parcheggiati a pagamento. Minacciano di chiudere le compagnie low cost, lo ha detto il patron di Ryanair (e l’aeroporto di Bergamo, la città che deve rinascere ?) suggerendo invece uso mascherine e controllo temperatura.
Chiaro che il mondo globalizzato non potrà permetterselo, ma entriamo in una terra di nessuno, e l’unica cosa certa è che agli arrivi ci faranno quasi una visita medica. Per un periodo di tempo limitato, sembrano rassegnati a continuare Easy Jet e Wizz Air. Per aiutare il gruppo Air France-Klm i due governi di Francia e Olanda hanno stanziato 12 miliardi di euro di prestiti bancari garantiti al 90% dallo stato (10 Parigi, solo 2 L’Aja, che è sempre un po’ trattenuta, in queste cose), Alitalia non voglio pensarci. Le compagnie più ricche, come Emirates, hanno già introdotto, a Dubai, i test sierologici prima dell’imbarco, ci mettono dieci minuti. Vi sarà capitato, in voli invernali a latitudini gelide, di veder l’operazione di scongelamento delle ali dell’aereo. Adesso dovranno fare la sanificazione della cabina. E ristoranti, duty free, bar ? Tanto plexiglass, e clientela diradata. Nel mondo dell’aviazione la lingua è l’inglese, e la risposta a tante domande è sempre la stessa: “Maybe”, forse. Gli aerei da trasporto militari che dall’aeroporto di Falconara volavano su Sarajevo, si erano definiti, con un po’ di ironia – erano spesso canadesi – Maybe Airlines, perché non sapevi mai se saresti atterrato, e quando. Su un vecchio passaporto conservo il timbro: Maybe Airlines. Forse..
Ma la vita continua, anche se si prevede un calo di passeggeri del 50%, quest’anno. Nella mail ho trovato un messaggio: “Antonio prenota per Pasqua”. Era di una compagnia low cost, e ho pensato che tutto sta franando se me lo mandano a Pasqua passata da un pezzo. Invece era giusto: parlavano di Pasqua 2021. Ecco, vedere le Frecce tricolori nel cielo di Roma in un tempo di cieli vuoti, sia pure solo in fotografia, mi è sembrato quelle cose che infondono sicurezza, che hai visto da bambino e vedi ancora da vecchio, mi ha fatto sembrare la Pasqua 2021 non così lontana.».