Chi non conosce Peter Pan? Non importa se per direttissima grazie alla lettura del celeberrimo romanzo di James Matthew Barrie o per vie traverse a causa delle varie trasposizioni teatrali e, soprattutto, cinematografiche, tanto di animazione quanto da live action. Se ne deduce che il diretto antagonista, l’altrettanto celebre James Hook detto Capitan Uncino, sia ugualmente noto ai più in merito alla perfidia e anche, secondo alcuni, a una certa dose di sadismo, sprigionata nella sua eterna lotta contro il candido bambinetto svolazzante.
Ebbene, forse è proprio questo aspetto a essere stato sempre considerato in maniera erronea – o quantomeno incompleta – nell’arco di un intero secolo di differenziazione evolutiva dello scritto di Barrie. Troppo raramente ci siamo soffermati, da semplici lettori più appassionati di altri, a considerare la possibilità – da noi concessa, invece, ad approfondimenti psicologici letterari ma anche cinematografici forse di portata inferiore rispetto a quella del buon Hook – che Uncino sia sempre stato anche una sorta di paradigma della figura stessa del “villain”. Ed è proprio sotto questa luce che prende vita James Hook. Il pirata che navigò in cielo (edizioni Scatole Parlanti), l’esordio letterario attraverso il quale il giovane Mario Petillo prende in esame sia il dato fantastico legato al personaggio che (ed è questo uno dei fattori più interessanti) la sua realtà storica individuale.
Lungo le pagine di James Hook. Il pirata che navigò in cielo, Petillo dissemina sviluppi narrativi di propria invenzione (o, meglio, di propria immaginazione, visto che il legame con un secolo di produzioni artistiche sul tema è molto evidente nella sua passionalità) per una sorta di appassionata biografia che, però, si sposa con una ricerca storiografica molto interessante, dove precipitarsi in altre epoche vuol dire non solo avere a disposizione uno sfondo narrativo affascinante e di ampio respiro, ma soprattutto estendere ulteriormente il raggio d’azione per comprendere al meglio un’esistenza fatta di grandi dolori e di insormontabili delusioni esistenziali mantenute comunque vive da una forza d’animo seriamente poco comune ad altri profili letterari di simile fattura.
Perché il tutto, infatti, confluisce in un importante tentativo (riuscito) di delineare il vero volto di una figura, in verità, molto più complessa ed esemplare di quanto si possa immaginare. Petillo regala a Uncino uno spessore psicologico e spirituale tale da renderne comprensibili (per qualcuno magari anche condivisibili) pensieri e azioni, nell’ottica dell’immedesimazioni tra le grinfie di esperienze traumatiche che hanno contribuito, secondo il matrimonio di fantasia e realtà, alla costruzione di una metafora identitaria che risulta essere, in fin dei conti, ben più nobile di quella che tutti noi abbiamo imparato a conoscere.
Titolo: James Hook. Il pirata che navigò in cielo
Autore: Mario Petillo
Genere: Fantasy / Storico
Casa editrice: Scatole Parlanti
Collana: Mondi
Pagine: 200
Codice ISBN: 978-88-328-11-872