Sicuramente era già noto che pensare positivo, avere fiducia in sé stessi, non mollare mai, non complicarsi la vita, non prendere le cose troppo sul serio, credere che il meglio debba ancora avvenire, apprezzare le piccole gioie della vita quotidiana, coltivare la speranza, avere il morale alto, sorridere alla vita, insomma “essere ottimisti” ci fa vivere meglio.
Ma uno studio condotto dalla Umeå University in Svezia ha evidenziato che l’ottimismo ci fa vivere anche più a lungo. E’ quanto emerge infatti dal risultato pubblicato dai ricercatori che hanno seguito 646 persone con un’età media di 89 anni, abitanti nel nord della Svezia e nell’ovest della Finlandia.
Contrariamente a quanto si pensava fino a poco tempo fa sull’ottimismo e il suo contrario il pessimismo, visti come atteggiamenti innati e quindi immodificabili, la psicologia moderna ha invece dimostrato come si possa imparare a “pensare con ottimismo”. Ma non il cosiddetto ottimismo ottuso, ingenuo, disancorato dai dati oggettivi e reali, bensì l’ottimismo definito realistico cioè quello che induce a considerare i dati reali e oggettivi cercando la positività, senza negare gli aspetti negativi.
Insomma non voler vedere a tutti i costi “il bicchiere mezzo pieno” ma pensare che si è già a metà dell’opera nel caso si volesse finire di riempirlo o di svuotarlo.
Precedenti ricerche hanno rilevato che le persone con un morale alto si sentono meglio, ma gli autori dello studio scandinavo hanno voluto testare la teoria sugli ultra-anziani.
I partecipanti anziani con un morale alto tendevano ad essere più giovanili di quelli più pessimisti e ad usare meno farmaci. Inoltre, in molti casi non vivevano in case di riposo o da soli ed erano socialmente meno isolati o malnutriti di quelli con il morale basso o moderato.
Dal 2000 al 2002 e dal 2005 al 2007, i partecipanti hanno risposto a 17 domande al telefono o di persona sui loro livelli di agitazione, solitudine e insoddisfazione crescente con l’età. Lo studio ha analizzato anche dati contenuti in registri civili per monitorare malattie e decessi.
Il dottor John Niklasson, geriatra e autore principale dello studio, ha affermato di essersi incuriosito dalla differenza di morale evidenziata nei pazienti anziani e si è chiesto se rafforzare il loro spirito potesse allungare le loro vite.
Tra gli anziani dagli 85 anni in su, coloro che si sentivano ottimisti riguardo alla vita e avevano un qualcosa che li spingeva a guardare avanti, vivevano in media cinque anni in più rispetto ai più pessimisti.
Queste persone erano anche più efficienti, si ammalavano di meno e mostravano una visione del mondo migliore rispetto ai loro coetanei pessimisti.
A distanza di cinque anni, il 56% del gruppo con un morale alto era ancora vivo e i risultati hanno evidenziato che se livelli moderati e bassi di morale possono essere innalzati con un intervento appropriato, ciò non migliorerebbe solo il benessere generale, ma potrebbe aumentare anche la sopravvivenza. Insomma, in ogni contesto, l’ottimismo moltiplica la forza.
Daniela Gabriele