Si è svolta oggi in Piazza della Signoria a Firenze, un’altra manifestazione dei ristoratori, dopo quella della consegna delle chiavi al Sindaco, Dario Nardella, della quale abbiamo già parlato. A differenza della precedente tuttavia, non si è trattato solo di una delegazione, ma di una vera e propria manifestazione di piazza, pur nel rispetto delle distanze, e delle norme di sicurezza vigenti, alla quale hanno partecipato i ristoratori di tutta la Toscana, con la presenza anche di loro dipendenti, e di partite Iva di altri settori commerciali.
Pasquale Naccari, del ristorante “Il vecchio e il mare”, anima anche della precedente protesta, ha parlato da un palco improvvisato posto all’interno di uno dei dehors dei caffè della piazza ancora chiusi, ed in un breve discorso, aperto e chiuso dall’Inno di Mameli diffuso da altoparlanti, ha di fatto aperto una fase piu’ radicale della protesta, dichiarando l’intenzione del movimento da lui rappresentato, di non sedersi piu’ ad alcun tavolo di trattativa neanche col Sindaco, col quale pure nell’incontro precedente, erano stati trovati punti di riscontro, ed annunciando, non una marcia su Roma, ovviamente pacifica, ma una gita a Bruxelles, il 2 giugno, per parlare di Mes, Sure eccetera, formule che devono trasformarsi in liquidità per le aziende. A fare salire il clima dello scontro tra ristoratori ed istituzioni sono state le notizie giunte dal Governo sui protocolli sanitari per la riapertura della categoria previsti solo per venerdì, a fronte di una riapertura delle imprese lunedì, quindi con tempi impossibili da rispettare per riaprire in sicurezza. Anche Davide Patrone di “Piripì Urban Food” di Siena, venuto con una nutrita delegazione di suoi concittadini, e da noi intervistato, ha posto l’accento su tale punto dicendo: “Questa manifestazione è stata un importante segno di unità della categoria, che ha saputo reagire alle divisioni create ad arte dal governo che sperava di dividerci tra chi aderiva alla consegna a domicilio, e/o al servizio da asporto, e chi no, con il silenzio assenso dei vertici delle principali associazioni di categoria delle quali non mi fido piu’. Il Governo ha mancato, e sta mancando di rispetto, ad una categoria fondamentale per l’economia del Paese, cercando di trasformarci in una sorta di ammortizzatori sociali, scaricandoci addosso, dapprima la responsabilità economica della crisi provocata dal Covid, obbligandoci, di fatto, ad indebitarci in sua vece, e poi lasciandoci in balia di possibili conseguenze, anche penali, per quanto riguarda la salute nostra, dei nostri dipendenti, e dei nostri clienti con protocolli sanitari ad oggi invalutabili nelle loro conseguenze economiche e di fattibilità, ma soprattutto rilasciati a ridosso delle aperture, e con l’impossibilità quindi di rispettarli, se non ritardando ancora l’apertura stessa delle nostre attività. E’ il momento di dire basta a questa inazione della classe politica, delle promesse della quale, non possiamo fidarci, perchè certamente, a breve, il fisco tornerà a battere cassa”
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Luigi Perrino dell'”Opera Caffè”, di Via Ghibellina, che pur potendo restare aperto come tabaccaio e con i caffè da asporto, ha voluto chiudere la propria attività per un’ora per supportare i colleghi impegnati in piazza a difendere i propri diritti. Queste le sue parole: “Rispetto alla precedente manifestazione, ho notato un salto di categoria del dibattito, e maggiore presenza in piazza, perchè piu’ passa il tempo, piu’ aumenta la consapevolezza di essere precipitati in una sorta di dittatura fiscale e sociale, peraltro gestita da persone inadeguate.” Ma, come detto, oggi non vi erano solo i ristoratori ma anche altri commercianti fra i quali abbiamo intervistato Pino Pecorella, antiquario di “Antiqua Firenze” in Via Ghibellina, che ci ha detto: “Piena solidarietà ai colleghi della ristorazione, in questa situazione difficile per tutta l’economia del Paese. Purtroppo la nostra classe politica sarà costretta ad accettare il Mes, con ulteriori aggravi di debito pubblico, e senza il turismo estero se come pare le frontiere dovessero restare chiuse ancora a lungo, nessun commerciante sarà in grado di resistere, visto che la domanda interna è praticamente inesistente, e lo era già da tempo. Il mio settore poi è un esempio lampante di questo. Il mio negozio è aperto da otto anni, sito in una zona centrale, e le mie vendite totali, a persone locali, sono state solo due da quando ho aperto.” Vi sono stati poi alcuni attacchi con cartelli appesi in piazza, verso la stampa, considerata spesso di parte, e non obiettiva nel riportare i fatti dell’economia reale. la manifestazione, assolutamente pacifica, tuttavia ha probabilmente segnato il tempo di un inasprimento della conflittualità sociale, in una città come Firenze, non abituata a veder svolgersi, in poche settimane manifestazioni di piazza, alle quali è poco avvezza in generale, ma soprattutto da parte delle attività produttive. Il segnale non è certamente incoraggiante, ma conoscendo lo spirito dei fiorentini, sapremo rinascere anche stavolta, non a caso siamo la città del rinascimento.
Luca Monti