La storia di Jasmin era balzata alle cronache di PaeseRoma.it qualche giorno fa per l’incredulità della vicenda, un storia di dolore e di tormento che ha visto un epilogo ancora più tragico del suo inizio.
Facciamo chiarezza. Jasmin è una ragazzina di diciassette anni, figlia di una donna italiana e di un uomo britannico, che qualche tempo fa a Londra subisce uno stupro da parte di alcuni individui. Il dramma psicologico che consegue a tale efferato gesto, tra i peggiori che una donna possa temere, è tale da coinvolgere l’intera famiglia, un nucleo protetto che cerca di stare accanto alla ragazza e che le offre tutto il conforto possibile. Ma la madre, una donna attenta alle necessità dei figli, capisce che rimanere ancora nella città che ha rubato a Jasmin quell’idea bucolica dell’amore e dell’affetto non potrà assolutamente esserle di giovamento. Intraprendono così, madre e figlia, un viaggio alla volta di Roma, città che la donna spera possa aiutare la ragazza a riprendere in mano la propria vita e a lasciarsi alle spalle il pensiero triste e doloroso della violenza subita.
Eppure, la vacanza che doveva migliorare l’esistenza triste di Jasmin si trasforma in qualcosa di più tremendo. Stando alle dichiarazioni della madre, infatti, arrivate nella capitale italiana, la donna si sarebbe rivolta ad una struttura sanitaria assistenziale con la speranza che gli operatori di quest’ultima potessero offrire alla figlia il supporto psicologico di cui questa necessitava. Ma la richiesta della donna è diventata l’inizio di un nuovo incubo, quando Jasmin è stata condotta in una struttura residenziale per minori, a Roma. Villa Letizia è diventata la nuova dimora della minore, il cui stato psicologico è stato sottoposto a cure farmacologiche varie. Medicinali e operatori si occupano di lei e niente della vecchia vita della diciassettenne londinese è riuscito a tornare al proprio posto. Una vita stravolta, quella di Jasmin, che non può essere lasciata in balia di estranei, ma anche quella dei genitori, che dal giorno alla notte non hanno più potuto godere della compagnia della propria bambina.
È per questo che l’avvocato Carlo Priolo, che da oltre venticinque anni si occupa di “sequestri di Stato”, ha impugnato la causa contro la decisione di ricoverare la giovane nella struttura sanitaria e di sospendere la responsabilità genitoriale del padre, un uomo che non ha mai messo piede sul suolo italiano. Ed è per questo che le telecamere di PaeseRoma.it sono andate a chiedere spiegazioni al responsabile sanitario di Villa Letizia, il quale con estrema calma ha spiegato le motivazioni per cui non fosse possibile entrare nella struttura e ha lecitamente delegato alle autorità competenti le responsabilità della degenza della minore.