«Il governo Conte non ha chiaro il concetto di libertà di culto contemplato dalla Costituzione. Era già scivolato in occasione dell’accordo del 7 maggio con la Chiesa cattolica nel quale si è indebitamente intromesso in aspetti liturgici ignorando il Concordato. Si è ripetuto nel protocollo del 14 Maggio u.s con le chiese evangeliche italiane. Intanto, ha sbagliato in una questione di metodo, perché chi lo ha siglato non ha rappresentatività dell’intero mondo evangelico. Ma l’aspetto più censurabile consiste nel mancato rispetto dell’art 8 della Costituzione italiana. Il governo ha il diritto di normare su quanto riguarda la salute pubblica, ma non può intromettersi, come ha fatto, in significativi aspetti della vita pastorale, comunitaria, teologica e liturgica, in genere della celebrazione del culto. Risulta irragionevole, ad esempio, la limitazione di posti delle singole chiese a 200 unità. Se lo scopo è il distanziamento sociale, questo lo si raggiunge calcolando il rapporto metraggio-partecipanti con la fattiva collaborazione , dunque è sensato che in una chiesa da 1.000 posti possano entrare 400 persone. Aggiungo: che cosa vuole dire tempi contenuti nella durata della predicazione? Chi li determina e come? In quanto al coro che, nella liturgia ha funzione assai importante, l’essenziale è che i componenti mantengano tra di loro le distanze anti contagio, non il numero. Mi auguro che il governo torni sui propri passi, riconoscendo ad ogni confessione e fede il diritto di culto e celebrazione secondo le proprie modalità, naturalmente salvaguardando la normativa anti virus». E’ quanto affermato in una nota dal senatore di Forza Italia e presidente di Unione Cristiana Domenico Scilipoti Isgrò.