E’ ormai innegabile l’esigenza di un intervento che ponga rimedio alle storture in atto, riconducendo alla normalità il sistema giustizia così da restituire agli avvocati la dignità e la voglia di indossare nuovamente la propria toga
A cosa serve la toga se non vengono celebrati i processi? Se lo chiedono gli avvocati penalisti che questa mattina, venerdì 22 maggio, a Piazzale Clodio, riuniti in una folla composta ma numerosa insieme ai componenti del consiglio direttivo della Camera Penale di Roma hanno restituito nelle mani del Presidente del Consiglio dell’Ordine, Antonino Galletti, la toga, per stigmatizzare l’inutilità del simbolo della propria professione, oramai svilita e privata del proprio ruolo, attraversata e delegittimata com’è dalle misure adottate nella fase 2.
L’avvocatura romana scende in campo per manifestare il proprio disappunto, giacché nonostante le rimostranze mosse nei giorni scorsi dai propri esponenti sulla mancanza di chiarezza nell’organizzazione di questa fase di ripartenza, per l’utilizzo dei criteri di scelta delle cause da trattare e quelle da rinviare, e sulle riaperture degli uffici con le relative modalità di accesso alle cancellerie ad oggi, la Giustizia, bene essenziale, è ancora ferma.
Questo gesto dimostrativo è solo l’ultimo atto di protesta che la categoria ha organizzato per dolersi dei drammatici effetti generati dall’emergenza sanitaria e che si riverberano soprattutto sulla classe forense da sempre garante e sentinella dei diritti dei cittadini.
Proprio il presidente Galletti nei giorni scorsi aveva dichiarato, in un video divenuto oramai virale, l’insostenibilità della situazione da parte degli operatori della giustizia che si trovano a dover far fronte al debordante dilagare delle linee guida adottate dai diversi palazzi di giustizia dislocati sul territorio nazionale, disomogenei e disorganici, che rendono difficilissima l’attività degli avvocati.
Galletti, nel video mostra che la classe forense per rendere un servizio al cittadino deve aver studiato tutti i provvedimenti organizzativi che stampati raggiungono addirittura gli 8 chili di peso: “il peso della giustizia”, come correttamente apostrofato dal rappresentante delle toghe romane. Tutto questo, chiosa Galletti: «Con buona pace delle esigenze di semplificazione e chiarezza che dovrebbero governare questo periodo di emergenza sanitaria, nel quale l’avvocatura vuole ripartire per assicurare i diritti e le libertà dei cittadini che come sappiamo non vanno in quarantena».
Giovanna Spirito