Giunta oramai alla settima edizione la kermesse di Assotutela vede tra i premiati Paola Triglia, professionista che meglio esprime uno dei principali capi saldi di associazioni no profit,onlus e aziende,il fundraiser infatti, rappresenta l’anello di congiunzione tra le associazioni e i suoi donatori,scopriamone il dettaglio attraverso le parole di Paola
Come nasce il Suo approccio alla professione di fundraiser? Ci spieghi nello specifico il suo ruolo? La figura del fundraiser (letteralmente “colui che raccoglie i fondi”) in Italia è una figura, nostro malgrado , ancora in fase di strutturazione.
Sempre di più assistiamo alla necessità di una figura del non profit che incoraggi, pianifichi e canalizzi la raccolta fondi a favore della mission della propria organizzazione in maniera strutturata e con metodo.
Il mio interesse alla professione di fundraiser nasce dalla voglia di contribuire ad alleviare le condizioni di chi soffre, attraverso le mie competenze e capacità. Questo lavoro implica anzitutto una forte passione per il sociale, cui bisogna affiancare un metodo strutturato di lavoro. Ho sempre abbracciato le mission delle organizzazioni per cui ho lavorato. Questo mi ha permesso di trasmetterne l’impatto sociale ai potenziali donatori, che ho quindi acquisito e fidelizzato. Il ruolo del fundraiser è anzitutto “relazione“: la capacità di entrare in empatia con l’altro, permettendogli di realizzare il suo desiderio di donare e di contribuire così al cambiamento sociale.
Essere fundraiser significa però anche saper pianificare sul breve e sul lungo termine, gestire un budget e saper far fronte ai no e agli imprevisti, con rapidità e soluzioni alternative. Inoltre, brancolerei nel buio se non avessi il mio database: la raccolta dei dati di tutti i donatori permette di potermi rivolgere a loro in modo personalizzato, venendo incontro ai bisogni che hanno manifestato.
La rendicontazione, infine, è fondamentale: spiegare al donatore come abbiamo impiegato i fondi che ci ha donato è segno di serietà, di trasparenza e gli dà reale contezza di ciò che siamo riusciti a realizzare grazie a lui. La principale soddisfazione della mia professione è potermi prendere cura dei donatori.
Quanto ha inciso il Covid sul percorso solidale ? come è si è modificato l’approccio ?
Anche per il non-profit l’emergenza Coronavirus è stata come un fulmine a ciel sereno, costringendoci a rivedere immediatamente la pianificazione della raccolta fondi e a trovare con grande rapidità delle soluzioni alternative altrettanto efficaci, per garantire la sostenibilità della mission.
Credo che a questo proposito si debbano distinguere effetti sul breve e sul lungo termine. Sul breve termine, sono state le organizzazioni non profit con una mission estranea all’ambito sanitario-covid ad averne maggiormente risentito, essendosi registrata una “distrazione” dei fondi donati prevalentemente a favore dell’emergenza coronavirus (protezione civile, ospedali, enti di ricerca). Questo fenomeno ha però generato un incremento della sensibilizzazione al dono, coinvolgendo anche le fasce della popolazione che restavano estranee alle dinamiche solidali.
Sul lungo termine, questo avrà delle ripercussioni positive, perché le organizzazioni non profit potranno fare affidamento su un target più esteso di donatori, sempre a condizione che si applichi un metodo ben strutturato di raccolta fondi.
Il distanziamento sociale ha poi impedito le attività di raccolta fondi presso la comunità (community fundraising), lasciando spazio al potenziamento del canale di digital fundraising, che si conferma tra quelli attualmente più efficaci. Resta comunque fondamentale la sinergia con gli altri canali di raccolta fondi.
Come nasce L’incontro con Assotutela ?Essere un eccellenza quale input e/o responsabilità apporta nella sua attività ?
L’incontro con Assotutela è avvenuto attraverso l’organizzazione per cui lavoro attualmente, la cui Mission ha sposato l’interesse e la condivisione della Vice Presidente di Assotutela.
Sono rimasta da subito impressionata dall’impegno di Assotutela a favore delle iniziative sociali e la voglia di collaborare ci ha unito sin da subito.
Ricevere questo riconoscimento genera in me gratitudine, prima di tutto. Mi rende inoltre fiera delle scelte professionali che ho intrapreso e mi dà conferma della strada da continuare a percorrere, con responsabilità e competenza.