Roma – “Coronavirus e violenza sulle donne, duemila richieste di aiuto in più rispetto ad aprile. Il Ministro Bonetti scarica la responsabilità sulle Regioni invece di ammettere il fallimento del Governo”. Commenta così Souad Sbai, Presidente dell’associazione ACMID, le dichiarazioni rilasciate dal Ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità al programma televisivo “Le Iene”, che, in un recente servizio, ha denunciato l’inferno domestico vissuto da moltissime donne durante il lockdown.
“Se avesse avuto la problematica davvero a cuore – prosegue Sbai – il Ministro Bonetti avrebbe messo in campo maggiore determinazione nell’ovviare al filtro delle Regioni, da lei accusate di aver rallentato la redistribuzione di trenta milioni di euro destinati ai centri antiviolenza”. “I fondi, comunque, erano stati stanziati dal Governo prima dello scoppio dell’epidemia – fa notare la giornalista e scrittrice – mentre nei famosi DPCM brilla l’assenza di provvedimenti speciali per fronteggiare l’incremento di abusi e violenze nei confronti delle donne”.
Tale incremento può essere considerato a tutti gli effetti una delle conseguenze dirette del Coronavirus e ha riguardato il mondo intero, tanto da interpellare anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. D’altro canto, “la situazione in Italia resta più grave che nei maggiori paesi europei”, dichiara Sbai, già parlamentare della Repubblica per il Centrodestra. “La mancanza di una strategia vera e propria, al di là della retorica e delle dichiarazioni d’intenti del Ministro Bonetti, fa sì che le stesse donne vittime di maltrattamenti non percepiscano lo Stato come un vero alleato. Per questa ragione, nel timore di ripercussioni sono poche quelle che trovano il coraggio di chiedere aiuto e sporgere denuncia. Il numero dei casi di violenza negli ultimi tre mesi è così di gran lunga superiore alle statistiche fornite dal Dipartimento delle pari opportunità”.
“Visto che il Governo sta ‘lavorando’, come rassicura il Ministro Bonetti, dovrebbe allora considerare l’adozione di provvedimenti che consentano di migliorare concretamente i servizi di aiuto rivolti alle donne subiscono violenza”. Ad esempio, conclude Sbai, “potenziando la capacità dei centri di accoglienza, per rendere possibile l’ospitalità anche a madri con bambini, e introducendo assistenza psicologica e legale in via gratuita”.
Anna Rita Santoro