Dal 19 al 24 febbraio al Teatro India in scena carne e santità, la storia di Concetta, nella Sicilia degli anni Quaranta con Immacolata concezione di Vucciria Teatro, per la regia di Joele Anastasi, da un’idea di Federica Carruba Toscano.
La storia di una moderna santa sullo sfondo di un microcosmo siciliano fatto di omertà, violenza e presunzione, ma anche di un’autenticità tipica della carnalità isolana. Sicilia, 1940. Concetta, ragazza silenziosa e innocente, viene barattata dal padre caduto in disgrazia con una capra gravida e affidata a Donna Anna, tenutaria del bordello del paese. Lei, estranea ai piaceri della carne e a qualunque “adulta” concezione della vita, non oppone nessuna resistenza.
Ben presto la fama della nuova arrivata raggiunge tutto il paese: ma nessuno sa di preciso quali piaceri regali agli uomini per farli impazzire così tanto. La ragazza è vergine, nessuno in quella stanza l’ha mai sfiorata. Crede che fare l’amore significhi fare la barba o giocare a un due tre stella, o offrire il petto per le lacrime del signorotto del paese e, in fondo, offre loro quel che non trovano in nessun altro.
Immacolata Concezione è la storia di una moderna Santa, di una figura emblematica, che come un’antica vestale appare sacra, mentre le sue attenzioni carnali sono di pubblico dominio. Concetta si trasforma nell’oracolo, nell’altare divino, nell’immaginetta da venerare, su cui piangere, pregare e ridere, mentre la sua verginale sensualità la protegge dal mondo esterno, isolandola da tutto il resto.
I ruoli sociali si liquefanno tra le quattro pareti di una stanza, per poi solidificarsi ancora una volta, appena fuori da lì. Ma è anche una storia che dimostra che quando si ha il coraggio di mostrare le crepe dell’animo, tutte le cicatrici diventano l’opera d’arte più bella.
«Immacolata Concezione racconta la potenza e il culto dell’immagine che, arrivando a disumanizzare un corpo vivente per trasformarlo in feticcio, è soggetto alla necessità d’instaurare una relazione fondata sui desideri inespressi del proprio inconscio – racconta Joele Anastasi –Immacolata Concezione è la santa della carne e racconta quale terremoto possa generare l’incontro tra spiritualità e carnalità sul piano della collettività. Gli anni ’40 del secolo scorso rappresentano uno spartiacque essenziale nella storia dell’umanità.
L’avvento della seconda guerra mondiale, con tutto quello che ha causato, ha rivelato come l’essere umano stesso sia stato brutalmente reificato e desacralizzato. Da quel momento storico la visione stessa dell’umanità, sia nelle relazioni tra le persone che nel rapporto con il potere, muterà profondamente e il concetto stesso di sacro cesserà di avere una corrispondenza nel piano del reale. La pièce, dunque, mostra il punto di snodo di un sistema sociale in cui le relazioni vorrebbero ancora essere prodotte invece che brutalmente consumate. Sebbene raccontino un mondo in cui può esistere ancora futuro e speranza, contengono già il germe di quella deriva malata che troverà nel conflitto mondiale e nei regimi totalitari una possibilità d’espressione».