Non serve andarli a scovare negli angoli reconditi, o allontanarsi troppo dal centro della città. I luoghi dell’abbandono e del degrado a Roma sono dovunque, sotto gli occhi di tutti ma nessuno muove un dito perché cessino disinteresse e noncuranza. L’immagine che mostriamo non racconta una remota periferia, né un luogo secondario con scarso transito. Ci troviamo in largo Volontari del Sangue, sulla via Portuense, quartiere a ridosso di Trastevere e la piazza, più che un punto di passaggio e di ritrovo è un mero incidente urbanistico attraverso il quale ogni giorno si muovono migliaia di autovetture. Una location strategica, tra un ambulatorio della Asl Roma 3 e servizi della Croce rossa, vicina all’ospedale San Camillo e allo Spallanzani ma difficilmente si vede qualcuno passare a piedi da queste parti. Da almeno cinque anni infatti, con la chiusura del Forlanini, l’altro ospedale che arricchiva la ex triade sanitaria di quella che era l’azienda ospedaliera più grande d’Europa, l’area del Portuense confinante con le strutture ospedaliere è diventata terra di nessuno. L’immagine è eloquente ma descrive solo una parte di ciò che accade qui e nei dintorni da anni. La vettura usata come dormitorio è solo uno degli esempi sconcertanti. Di fronte, un cassonetto stracolmo di rifiuti e un distributore di siringhe monouso per la dose quotidiana dei molti tossici di zona, completano l’avvilente scenografia. Nella sede della Croce rossa c’è Villa Maraini, un centro di assistenza per la distribuzione di metadone ed è evidente che casi di marginalità trovino in questo angolo un punto di riferimento. La mancata riconversione del Forlanini ha fortemente impoverito la zona: perfino il mercato rionale ha dovuto traslocare ma, nella più moderna e vicina sede di Vigna Pia il plateatico non riesce a decollare: ha aperto soltanto la metà dei banchi. Per il Forlanini non si prevedono soluzioni immediate, considerati i fumosi programmi della Regione Lazio che di tanto in tanto si diletta in annunci su future destinazioni che non prendono mai forma. Così, un quartiere semicentrale, con importante indotto legato alle funzioni sanitarie si trova nel più totale abbandono e i cittadini sono intimoriti a passare da quelle parti, sebbene i punti più degradati siano vicini alle fermate di numerose linee di autobus. Non molto lontano la scena si ripete. Sotto il ponte ferroviario della stazione di Trastevere c’è un vero e proprio bivacco, favorito dalle restrizioni legate all’emergenza Covid-19, per cui numerosi senza fissa dimora hanno fissato qui il proprio domicilio e lo spettacolo non è edificante. Qui c’è uno snodo ferroviario di una certa importanza, in zona centrale, con capolinea di autobus e tram e tanto degrado. Nella piazza antistante la stazione, si notano edifici abusivi realizzati con materiali di risulta, perfino lamiere e attività inadeguate alla vocazione della zona, spettacolo improponibile per una Capitale. Nessuno ha impedito che il luogo diventasse ricettacolo di sbandati, tossici, malintenzionati che di sera, favoriti dalla scarsa illuminazione, scoraggiano chiunque al passaggio. Nel 2018 la sindaca Virginia Raggi annunciò la riqualificazione del sito ma a raggelare l’entusiasmo ci ha pensato il suo assessore all’urbanistica Luca Montuori, che nello scorso mese di gennaio ha dichiarato in una intervista al Manifesto “che spesso i progetti di rigenerazione di stazioni e aree ferroviarie sono bloccati da strumenti poco adeguati ai tempi delle trasformazioni e agli obiettivi”. Non incoraggia perché al momento c’è solo un verbale di intesa sottoscritto tra Roma Capitale, Rete Ferroviaria italiana ed Fs sistemi urbani per lo sviluppo del sistema metro-ferroviario. In sintesi: la riqualificazione della centralissima stazione può attendere tutti i tempi politico-burocratici possibili, il degrado e l’abbandono idem.