La sensazione che serpeggia tra i cultori dell’attualità, ahimé pandemica, è che si avverte l’esigenza del ritorno al passato. Stiamo vivendo il paradosso della temporalità, distruggendo la possibilità di stabilire delle norme, delle regole valide a tutti gli effetti, per proseguire il nostro cammino di arricchimento culturale.
Espressione riflessiva di Dacia Maraini
Leggendo libri, poesie, saggi e articoli, ci rendiamo conto che l’espressione letteraria sta regredendo, forse per pigrizia forse per disinteresse forse per la frenata brusca della cultura in genere. L’industria della grande editoria si accaparra gli scrittori più raccomandati poiché i selettori editoriali sono alquanto impreparati e lasciano fuori dalla “crema” gli autori ed i poeti potenzialmente più validi che subiscono così la frustrazione intellettuale, riparando in case editrici meno note. Crollato tutto, si ricomincia… Abbiamo tre punti cruciali da perseguire: la storia, la rinascita intesa come Rinascimento, la cultura di massa spesso troppo degradante e superficialmente minimale. L’umanità del XXX secolo sta cercando di superare queste piaghe che al pari di quelle bibliche, involontariamente stanno cambiando la percezione culturale. Viviamo il crollo delle ideologie, della fiducia nella giustizia, nella magistratura, negli organi dello Stato ed il crollo dei modelli di riferimento e di conseguenza si avverte il baratro culturale che sempre più si avvicina alle nuove generazioni.
Dacia Maraini accanto alla sua libreria
Incontriamo Dacia Maraini, più volte candidata al Nobel per la letteratura ed impegnata nel sociale su vari fronti.
Cambieranno gli stili di vita ed il rapportarsi con l’altro, dopo il covid-19?
Lo spero. Dobbiamo prendere questa pandemia come una lezione nei riguardi della nostra presunzione di onnipotenza. Abbiamo messo in pericolo l’ecosistema, abbiamo riempito il mare di plastica,abbiamo bruciato le foreste, abbiamo fatto estinguere tanti animali meravigliosi, abbiamo avvelenato la terra con i diserbanti.
I cittadini, secondo lei, sono coscienti della tragedia che continua a colpire tutti?
Direi che in generale lo sono. Poi ci sono alcuni incoscienti che non vogliono capire e finiscono per danneggiare sia gli altri che se stessi. Per non parlare dei parassiti e delle carogne che approfittano della malattia per fare incetta di materiale sanitario, per alzare i prezzi, incuranti del fatto che tanti sono rimasti senza lavoro, senza casa e sono alla disperazione.
Dacia Maraini e Alberto Moravia a teatro
Dacia Maraini ebbe l’opportunità di conoscere Alberto Moravia, scrittore, critico, saggista, intellettuale impegnato e deputato al Parlamento Europeo, nato a Roma, il 28 novembre 1907 e deceduto nella sua casa in Lungotevere delle Vittorie 1, il 26 settembre 1990; quest’anno sono trent’anni dalla sua scomparsa. Nei primi anni Sessanta, la giovanissima Dacia Maraini incontrò Alberto Moravia al quale, oltre a sottoporgli i suoi dubbi adolescenziali, le sue incertezze giovanili, mostrò la sua tesi e chiese la prefazione del suo romanzo. Dacia si sentiva privilegiata da questa disponibilità verso lei, ma ad Alberto Moravia non piaceva il ruolo di maestro. Ammirava tantissimo Fosco Maraini. Aveva letto entusiasmandosi il suo libro sul Giappone, l’introduzione al viaggio che attuarono andando a visitare i posti dove erano stati prigionieri.
Alberto Moravia e Dacia Maraini
Dacia divenne la sua compagna fino al 1976. Alberto Moravia era già sposato fin dal 14 aprile 1941, con Elsa Morante, che nel 1948 vinse il Premio Viareggio per il suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio.
Alberto Moravia ed Elsa Morante
La cerchia di intellettuali dell’epoca celebrano Elsa Morante e Alberto Moravia tra i più grandi autori del Novecento. Si ricordino per la Morante i romanzi: La Storia, “L’isola di Arturo” con il quale nel 1957 vince il Premio Strega, le infinite poesie; per Alberto Moravia, La Romana, Agostino, Gli Indifferenti, Il Conformista, e tanti altri. Elsa Morante inizia a soffrire di esaurimenti psichici, e così si esprime in una lettera ad una sua amica: “Tu mi domandi dell’amore… Esso va male, nel senso che mi pare impossibile d’averlo mai provato e di poterlo provare ancora. Com’era? Che cos’era? Eppure mi sembrava d’esser tanto versata in questa materia, invece ho dimenticato tutto. In compenso il mio libro è pieno d’amore”; Elsa Morante si riferiva al suo romanzo “Menzogna e sortilegio”.
Alberto Moravia scrive: “L’amore coniugale” e “Il disprezzo”. In entrambi descrive le sue sensazioni che riguardano il duplice fallimento letterario ed erotico. Dacia è stata una grande amica di Elsa Morante. La settimana prima che morisse andò a trovarla in ospedale. Era riversa nel letto. Malata. La prima cosa che le disse fu: “Giochiamo”. “A cosa?” le chiese. “A indovinare i personaggi”, le rispose. C’era una gioia infantile che compensava il suo modo tragico di stare al mondo.
Per lavoro Alberto Moravia va in Germania mentre Elsa Morante, la sua prima moglie, muore nel 1985.Tornato a Roma in tempo per il funerale, così ricorda in una immagine di quel tragico momento: “… I fiori,probabilmente male assicurati alla corona, volarono via uno dopo l’altro e andarono a schiacciarsi sull’asfalto: quei fiori che volavano via tra il carro funebre di Elsa e la mia macchina mi fecero un’impressione delirante e simbolica: così era volata via Elsa dalla mia vita”. Moravia morirà 5 anni dopo.
Elsa Morante, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini
I ricordi di Dacia Maraini di quegli anni ricchi di letteratura spaziano tra i colloqui di entrambi, sommati agli incontri con Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna, Luchino Visconti, Maria Callas, Michel Butor, Marguerite Duras. Erano gli anni della Cultura e dell’Arte.
Come punto di riferimento ideologico di quel periodo storico letterario, è visitabile lo studio-appartamento di Alberto Moravia che dal 1 dicembre 2010, è la sede dell’Associazione Fondo Alberto Moravia, gestita dal Comune di Roma, in Lungotevere delle Vittorie 1.
D – In tempo di covid-19 e dopo la pandemia, ritiene che sia cambiata, la sensibilità della gente verso la cultura in genere? Le motivazioni al cambiamento, la revisione degli stili di vita, prefigurano l’essere nuovo?
R – Non lo so. Lo scopriremo andando avanti nel tempo. Dalle statistiche sembra che la gente abbia dedicato più tempo alla lettura e alla musica, ma vedremo cosa succede tornando alla normalità. Il problema è: ci sarà un vero ritorno alla normalità? O sarà il virus che con la sua insistenza malefica porterà dei cambiamenti devastanti che cambieranno le nostre vite.
L’indiscutibile fascino della Maraini
D – Nel mondo si riscontra un comportamento violento e l’acuirsi del razzismo. La mancata resilienza porta a suicidi. Immagini in solitaria del presidente della repubblica all’altare della patria, il papa che attraversa piazza san Pietro come un agnello perso, a quali riflessioni portano queste immagini?
R – La prigionia casalinga ha portato molta gente alla nevrosi, ma ha anche dimostrato che basta poco perché l’aria delle città torni pulita e il traffico si faccia meno invadente e velenoso. Io credo che si possa migliorare la vita senza tornare al Medio Evo. Ci vuole generosità e progettualità.
Fosco Maraini, Topazia Alliata di Salaparuta, Yuki, Dacia e Toni
D – La natura che conquista l’Uomo e non è più dominata, segna il passo ad un modernismo troppo sfrenato?
R – Non è il modernismo sfrenato a portarci verso la rovina mal’uso e l’abuso che facciamo della natura, distruggendo le foreste, facendo sciogliere i ghiacciai, spargendo cemento e asfalto dappertutto, riempiendo di plastica i mari, avvelenando i fiumi. Sono queste le nostre più gravi responsabilità che, se non freniamo, ci porteranno alla fine della civiltà.
Nonostante tutti gli sforzi per mantenere unita l’Europa, il Sud continua a riflettersi dentro l’etica e l’estetica; il Nord, nello specchio delle fabbriche e delle cassette di sicurezza ripiene di oro e di soldi. Niente mai è casuale e non fu casuale che la civiltà nacque nel Mediterraneo. È la coscienza sociale di ogni Stato che forma l’Unione Europea. Tramutiamo questa débâcle pandemica per avviare la “ricostruzione” di ogni singolo Stato Europeo, per dare vigore a questa nostra Europa.
Giuseppe Lorin
Piccolo box:
Dacia, figlia di Fosco Maraini, antropologo, orientalista, alpinista, fotografo, scrittore e poeta, e di Topazia Alliata di Salaparuta, pittrice, scrittrice, gallerista e viticoltrice del Corvo di Salaparuta, è nata a Fiesole. Dacia Maraini venne rinchiusa in un campo di concentramento in Giappone con i genitori e le sorelle Toni e Yuki. A Bagheria visse l’adolescenza nell’antica e nobile villa di famiglia. La nonna fu Amelia Ortuzar Olivares detta Sonia, figlia di un diplomatico, e talentuosa cantante d’opera che aveva interrotto una promettente carriera per sposare il duca Enrico di Salaparuta, vivendo con il rimpianto della sua vocazione artistica.