Una delle vittime illustri del Coronavirus, rischia di essere quella vera e propria fabbrica dei sogni, che risponde al nome di Cirque du Soleil, e che da oltre trentanni fa sognare appunto, grandi e piccini, attraverso una singolare, e direi, unica, visione dell’arte circense, a metà tra sport e spettacolo. Dovendo, infatti sopperire, per scelta all’utilizzo degli animali nei propri spettacoli, il Cirque du Soleil, ha puntato sull’atletismo, e sulle capacità fisiche dei propri artisti, ottenendo strepitosi successi ovunque nel mondo. Purtroppo, però anche il Cirque du Soleil, si è trovato di fronte un nemico invisibile che ne ha fermato l’attività, provocando quindi un enorme danno economico alle casse della società che lo controlla, il Cirque du Soleil Entertainment Group, che ha deciso di fare ricorso alle procedure di accesso alla cosiddetta bancarotta controllata, l’equivalente canadese della nostra messa in liquidazione fallimentare. Tuttavia, il destino del Cirque du Soleil, non è ancora del tutto scritto, essendo la procedura di bancarotta controllata nel diritto nord americano, abbastanza garantista, nel senso che comunque verranno considerati tutti gli aspetti dell’attività, quindi anche quelli culturali, e sportivi, come detto, ad essa legati, che in Canada hanno ben altro peso e considerazione, rispetto al nostro Paese ed è quindi possibile che la fabbrica dei sogni trovi linfa vitale, in nuovi investitori, o in aiuti istituzionali, assai più rapidi e mirati dei nostri, legati alla burocrazia elefantiaca di Bruxelles, che si somma a quella nostrana già bizantineggiante di suo. A conferma della sensazione che il Cirque du Soleil non sia arrivato, ancora, al suo spettacolo finale, vi sono anche le tutto sommato ottimistiche dichiarazioni alla stampa, di Daniel Lamarre, presidente ed amministratore delegato della società, che ha detto: “Non vediamo l’ora di rilanciare le nostre attività e trovarci di nuovo insieme per creare quel magico spettacolo che ha milioni di fans nel mondo, il Cirque du Soleil.” Non possiamo che unirci all’auspicio di Daniel Lamarre, perchè il mondo certamente sarebbe più triste e meno bello, se dovessero spegnersi i riflettori su questa fabbrica dei sogni.
Luca Monti