Come sottovalutare la maestosità artistica dell’11 settembre? Un grande musicista, Stockhausen, ha definito quell’evento la più grande opera d’arte universale, e non voleva certo offendere la memoria dei morti di mille nazionalità. Basta guardare alle avanguardie novecentesche per comprendere che l’osservazione del compositore tedesco è storicamente ed esteticamente credibile: le avanguardie storiche tentarono di assorbire tutta la realtà ma non riuscirono mai a raggiungere il loro scopo, i terroristi, invece, in un colpo solo, hanno assorbito tutto l’immaginario disponibile, generando un evento atroce che pare indescrivibile e a cui non potremo mai attribuire alcun senso. Se ci distacchiamo da una visione dell’arte canonica, classica, tradizionale, possiamo rintracciare diversi tipi di sconfinamento nell’arte stessa nella Storia, nella realtà, nella vita di ogni giorno. Alcuni eventi della storia contemporanea hanno avuto mastodontiche conseguenze sull’immaginario, tanto da suscitare interpretazioni e prospettive contrastanti. C’è uno sconfinamento dell’arte nella Storia e viceversa, una frontiera che s’inverte e si confonde continuamente, in un abbraccio che al nostro sguardo appare indefinibile quanto sconvolgente. Si può dire che l’arte novecentesca è uscita dalla cornice ed fuggita dai musei. Lo stesso fenomeno è avvenuto in letteratura quando la perdita del senso e la fine della concezione lineare della Storia hanno investito il romanzo novecentesco. Fino al XVIII secolo, la prima esigenza a cui l’arte e il romanzo dovevano rispondere era la rappresentazione fedele della realtà, come avviene nella pittura paesaggistica, così minuziosa nella sua riproduzione del visibile. Più la raffigurazione di un paesaggio sembrava vera più l’opera acquisiva una valenza artistica.
Oggi c’è stato un totale e paradossale rovesciamento di questo processo. Questa caratteristica del non poter dare un senso ultimo e definitivo alle cose che vediamo, un senso che possa chiudere un significato, sembra essere il criterio primo di identificazione di un’opera d’arte – almeno per alcune teorie estetiche. L’opera d’arte appare tale se non si lascia dire, se si configura attraverso i propri elementi formali sempre nuova e diversa, non offrendo mai una comprensione definitiva. Con l’11 Settembre assistiamo proprio a un evento inesprimibile, che non sembra reale, una sorta di film che non è un film. E’ un evento in cui la realtà si è capovolta in fantasia: uomini e donne che si gettavano dalle due Torri; le scarpe che cadevano nel vuoto, i corpi delle persone morte davanti a noi. La morte è esposta. Le scarpe che cadono non hanno alcun significato, non possono averlo, come i mucchi di scarpe accumulati ad Auschwitz. L’11 Settembre segnala la rottura del confine che separa realtà e finzione.
Silvia Buffo