In un quartiere come quello di Sant’Ambrogio, salito spesso agli onori delle cronache fiorentine, insieme a Santo Spirito, per il fenomeno che viene definito mala movida esiste un locale, molto interessante e tranquillo, gestito da madre e figlia, Cristina ed Eva, santambrogine doc, quindi amanti del loro rione, che hanno deciso di trasformare la farmacia che da decenni stava all’angolo tra Via dell’Agnolo, e Via de’ Macci, in un ristorante, anzi, in un’osteria.
La scelta di chiamare il locale Osteria Armanda 1926, ci spiegano le titolari, è stata il frutto di una riflessione, durata circa 8 mesi, il tempo della ristrutturazione dei locali, a seguito della scoperta, nel seminterrato, rialzato con uno scavo consistente, di alcune scritte poste sulla volta, tra le quali spicca “Armanda 1926” oltre a numerosi reperti, tra i quali, numerose chiavi, due campane, una delle quali con stemma mediceo all’interno, ed un orcio che fungeva in qualche modo da cisterna per l’acqua essendo stato, il seminterrato stesso, un pozzo, che trasformano quindi il locale, in una sorta di museo.
Cristina ed Eva, ci spiegano quindi che la scelta del nome, al termine della riflessione è stata in qualche modo obbligata, per poter “segnare” da subito, il nuovo locale con la sua propria storia, in relazione alla storia del quartiere. Via dè Macci, infatti, prima dell’avvento in zona della famiglia dei Macci, dalla quale prende, ovviamente il nome si chiamava Malborghetto, essendo il quartiere “borghetto” appunto, più misero della città, abitato dagli operai delle fabbriche di pelli, impiantate in zona dai francescani quando edificarono la basilica di Santa Croce nel 1294, per trasformare quella che era una sorta di cassa d’espansione naturale dell’Arno durante le inondazioni, in un vero e proprio agglomerato urbano, a ridosso del centro cittadino. Insieme ai conciatori e tintori delle pelli, vivevano, in quel lembo di città, anche le cosiddette “malmaritate” donne sfortunate e povere, che trovavano rifugio nei vicini conventi delle “Murate”, e delle “Malmaritate”, appunto, e che avevano magari trascorsi da prostitute che venivano chiamate popolarmente “Armande”, e quindi la scritta misteriosa rinvenuta nel seminterrato dell’Osteria Armanda 1926, potrebbe riferirsi ad un’Armanda operante in zona nel 1926, data che corrisponde per mera coincidenza, all’anno di nascita della Fiorentina, intesa come squadra di calcio, anche se parlando di un’osteria, la si può intendere bene, anche come bistecca. Ed è proprio questo il segreto dell’Osteria Armanda 1926, di Via de’ Macci a Firenze: il connubio tra la storia del luogo, in bilico tra sacro e profano, e l’arte della cucina, che Cristina ed Eva esprimono, offrendo ai loro clienti, menù tipici della tradizione fiorentina e toscana ma anche raffinate proposte di nouvelle cuisine, frutto dell’esperienza di Eva all’estero, o anche dei menù degustazione di prodotti provenienti da fattorie del territorio. Si tratta quindi di un’offerta gastronomica che privilegia la filiera corta anche approfittando della vicinanza del mercato di Sant’Ambrogio, che permette, a Cristina ed Eva, di rifornirsi giornalmente di prodotti freschi e di qualità, da servire, a pranzo e cena, ai propri clienti, che potranno quindi gustare un’ottimo pasto, in un ambiente ricco di curiosità e storia, e con la cortesia e competenza di Cristina ed Eva ad accompagnarli, in quella che, specialmente se è la prima volta che si entra nel locale, diventa una vera e propria esperienza sensoriale.
L’Osteria Armanda 1926 infatti, con le sue atmosfere architettoniche, unite al tocco di curiosità e mistero sulla propria storia, sa accogliere, sia le coppie, in cerca di una cenetta romantica, sia le tavolate di amici, che vogliono bisbocciare, appunto, in stile osteria, ma senza il baccano che troppo spesso accompagna tali serate, perchè le titolari Cristina ed Eva, sanno consigliare il tavolo e l’ambiente giusto per ogni tipologia di avventore.
L’Osteria Armanda 1926, è vivamente consigliata, a chi venendo da fuori città, vuole conoscere Firenze dal di dentro, sia pur solo per una sera, senza bisogno di arrivare fino in centro potendo parcheggiare a duecento metri dal locale in Piazza Annigoni nel parcheggio sotterraneo, cogliendo così magari l’occasione, se decide di optare per il pranzo, di visitare anche il mercato di Sant’Ambrogio, ed il mercato antiquario delle Pulci ad esso prospicienti.
Luca Monti
Si ringrazia per le foto, il Blogger Stefano Giannattasio