Roma Capitale ha predisposto il piano di riapertura dei servizi educativi e scolastici dedicati ai bambini da 0 a 6 anni che prevede la possibilità di garantire la didattica in presenza e il rispetto della salute: i nidi riapriranno quindi il 9 settembre, le scuole dell’infanzia il 14 settembre.
Mutuato dal “Piano scuola 2020-2021” – documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione – il principio-guida per bambini così piccoli è individuato nella stabilità dei gruppi: ogni educatrice sarà quindi il riferimento di un gruppo di bambini e per far fronte alle nuove esigenze organizzative, verranno assunte a tempo determinato più di tremila maestre.
È stato programmato un riavvio graduale: rientreranno prima i bambini che già frequentano le strutture capitoline, in seguito si procederà con l’inserimento dei nuovi arrivati. Il servizio mensa riaprirà fin dal primo giorno; per il primo mese è previsto un orario ridotto, mentre da ottobre ci sarà il tempo pieno.
L’accesso ai servizi educativi capitolini prevede la firma da parte delle famiglie di un patto di corresponsabilità in merito alla salute dei piccoli che enucleerà i principi e i comportamenti che scuola e famiglie condivideranno e si impegneranno a rispettare; un impegno formale e sostanziale con la finalità di rendere esplicite e condivise, per l’intero percorso d’istruzione, le scelte formative e quelle relative alle misure anti contagio.
Il piano di riapertura di Roma Capitale incoraggia, laddove è possibile, lo svolgimento di attività anche in spazi esterni, valorizzandoli e adeguandoli per renderli sicuri e fruibili.
Queste sono le indicazioni generali presentate da Roma Capitale, ma restano i dubbi e la preoccupazione da parte degli insegnanti e delle famiglie soprattutto perché l’autonomia scolastica fa sì che ogni dirigente declini a modo suo le regole in base alle esigenze specifiche e alle singole realtà.
Non tutti i plessi scolastici godono delle stesse possibilità organizzative, economiche e di spazio, soprattutto in una città complessa come quella di Roma, nonostante siano state predisposte le linee guida e i protocolli che tutto il personale scolastico dovrà adottare affinché si lavori nel rispetto del piano di sicurezza.
I bambini di età inferiore ai sei anni poi, hanno esigenze del tutto particolari, legate alla corporeità e al movimento: hanno bisogno di muoversi, esplorare, toccare. La scuola dell’infanzia e il nido si basano fortemente sull’accoglienza, la relazione di cura, la vicinanza fisica e il contatto, lo scambio e la condivisione di esperienze. Per questo, la prossima riapertura richiede l’adozione di misure particolarmente attente alla garanzia del rispetto non solo delle prescrizioni sanitarie, ma anche della qualità pedagogica delle relazioni.
Come si potrà garantire tutto questo laddove è difficile imporre distanziamento, perché per i più piccoli la scuola è gioco e il gioco è toccarsi, abbracciarsi, spintonarsi, baciarsi, tenersi per mano, scambiarsi le costruzioni e i pupazzi, stare vicini insomma stare insieme?
Inoltre l’uso di mascherine non è previsto per i minori di 6 anni e i dispositivi di protezione per gli adulti non devono far venir meno la possibilità di essere riconosciuti e di mantenere un contatto ravvicinato e di fiducia con i bambini piccoli e tra i bambini stessi. L’empatia e l’arte di incoraggiare sono tra le attitudini fondamentali di chi esercita il ruolo di educatore, tanto più importanti in situazioni di emergenza come quelle che stiamo vivendo, ove alla scuola viene richiesto di essere un luogo di rassicurazione e di costruzione di fiducia.
I dubbi e le incertezze permangono soprattutto perché il nido e la scuola dell’infanzia si traducono nei fatti nelle prime esperienze sociali ad alta intensità affettiva aventi un ruolo fondamentale nella sfera cognitiva e psichica dei più piccoli. Staremo a vedere.