Marco Vitruvio Pollione (80 a.C. 15 a.C.), l’architetto e scrittore romano, spiega che tutte le lagune vanno mantenute vive tramite l’escavazione, ossia le tagliate litoranee da effettuarsi per il ricambio d’acqua, portando a modello la Laguna Veneta.
Per contrasto Vitruvio ricorda le pestifere paludi pontine, i cui miasmi malarici erano dovuti alla mancanza di efficaci opere di canalizzazione, che vi immettessero quotidianamente il gioco delle maree per impedire la stagnazione putrida dell’acqua.
Il punto in cui un fiume si getta in mare ovvero, sfocia, si diversifica in tre forme specifiche: delta, estuario, ostium.
La foce “a delta”, presenta un accumulo di sedimenti a ventaglio, detta a mano aperta.
La foce “ad estuario”, non presenta sedimenti ma sfocia in mare convogliandosi in un unico canale o ramo.
La foce “ad ostium”, presenta due canali che si aprono su un’isola oblunga e l’abbracciano completamente, prima di sfociare in mare.
Dal latino nominativo ostium, (ostii il suo genitivo), con il significato di aperto, porta aperta sul mare, si è giunti al nome neutro plurale latino di: Ostia, la città aperta al mare e alle civiltà che il mare porta.
Così come Anco Marzio, Ostiam appellavit.
Anco Marzio è il re che fonda Ostia, decisiva per il controllo della foce del Tevere e del suo ultimo tratto navigabile.
La tradizione antica attribuisce agli Etruschi, una particolare capacità nel campo dell’ingegneria e dell’idraulica. Le opere di escavazione appaiono congeniali alla civiltà etrusca e ai loro fraterni collaboratori, che ci hanno lasciato pozzi, gallerie e tagliate, non soltanto nel campo dell’approvvigionamento idrico, ma anche per la bonifica e per la navigazione interna, nel rispetto di come sfocia naturalmente il fiume nel mare. Gli Etruschi si impegnarono a ridurre la minaccia delle alluvioni non solo per il Tevere ma anche per l’Arno, così come ricorda Strabóne, rendendolo utile alla navigazione e all’irrigazione, alla pari idearono la diversione sia del corso del Chiana sia del Tevere, come ricordano anche Tacito e Cassiodoro. Anche per l’Etruria Padana abbiamo esplicito accenno alle canalizzazioni etrusche in Plinio il Vecchio.
Anco Marzio, sabino, nipote di Numa Pompilio ed anche lui molto religioso, secondo quanto narrato da Tito Livio, nel suo Ab urbe condita, I, 33, 9, Ostia sarebbe stata fondata proprio da lui, nella seconda metà del VII secolo a.C., tuttavia non si può escludere che architetture più remote siano visibili in zone ancora inesplorate dagli archeologi.
Anco Marzio fu il IV Re di Roma, dal 640 a.C. al 616 a.C., che fa realizzare numerose opere architettoniche: fonda la prima colonia romana ad Ostia, il “castrum”, una primitiva cittadella marittima, fortificata secondo lo schema tipico dei quartieri militari che come in questo caso, assumevano la forma rettangolare di 193 x 125 m.. L’insediamento fu costruito nel periodo successivo alla distruzione di Veio intorno al 396 a.C., per venire incontro alle esigenze di carattere militare ed economico.
Il “castrum” di Ostia, era un avamposto militare e la guarnigione doveva garantire il controllo delle vie di traffico sia marittimo sia pedestre che avvenivano lungo la foce del Tevere, e per questa esigenza costruisce la via di collegamento tra Roma ed Ostia, la via Ostiense, affiancandola alla etrusca Via Campana, (pochi metri di lastricato, di basalto sono tutt’oggi visibili dal viadotto di via Quirino Majorana) che portava ai campi di sale, utile al popolo; costruisce lo scalo portuale sul Tevere, il porto Tiberino; fa edificare il primo ponte romano, in legno, sul Tevere, il ponte Sublicio nel 614 a. C. (a pochi metri da Porta Portese). Con Anco Marzio termina il periodo della monarchia sabina di Roma.
La Via Ostiense
Molte città risultano condizionate nel loro impianto urbanistico dai fiumi e dai canali che le attraversano e dal porto fluviale per il commercio.
Prima di Ostia, era la florida città di Ficana, che aveva il controllo sulla foce del Tevere e gestiva le saline; sorprendenti necropoli, prima etrusche e poi latine arcaiche dell’Età del bronzo, che va dal 3400 fino al 600 a.C., ci hanno offerto sorprendenti argille modellate, informandoci che tutto si fermò nel periodo in cui sarebbe vissuto Anco Martius, il re di Roma, il quale conquistò Ficana nel VII secolo a.C., portando con se gli abitanti sull’Aventino, poiché Roma aveva bisogno di abitanti.
Scavi vennero fatti sia in località Monte Cugno sulla via Ostiense per Ficana sia in località Castel di Decima sulla via Pontina per Politorium, lasciando alla sua sorte Tellenae, il piccolo conglomerato del Latium Vetus.
Ruderi dell’antica Ficana
Il sito dell’antica e suggestiva città di Ficana è nei pressi dell’attuale Acilia, dove delle reminiscenze di ruderi anticipano l’antico insediamento che venne conquistato dai Romani al tempo di Anco Marzio; Ficana fu costruita per controllare la foce del Tevere e qui era situato l’antico porto lagunare di Ficana, che precedette il porto romano di Ostia, un ruolo che verrà poi assunto da Ostia antica.
Ansa del Tevere
Inizialmente l’abitato di Ficana era un villaggio formato da capanne in fango e paglia per il ricovero del bestiame e da capanne in tufo per la conservazione delle derrate alimentari; in seguito con la costruzione delle prime case, edificate a partire dall’VIII sec. a. C., cominciò ad assumere la connotazione di una vera e propria città, che venne difesa da una cinta muraria.
Gli scavi condotti dagli archeologi nel sito di Ficana hanno messo in evidenza che la presa della città da parte di Anco Marzio, non implicò il suo declino, ma anzi l’abitato si estese oltre i suoi confini e nel corso del IV e del III sec. a.C., si munì di una nuova e più ampia cinta muraria a protezione delle risorse umane che non venissero più sottratte a quel luogo per incrementare altri posti dell’impero romano!
Nei pressi di questo insediamento fortificato fu scoperta una necropoli, ancora più antica di quelle mura fortificate, costituita da sepolture ad inumazione. All’interno di queste tombe furono trovati dei corredi funerari risalenti al VII sec. a.C..
La fondazione di Ostia, rappresentata dal castrum, è tra il 349 e il 317 a.C.; nel 335 a.C. Ostia, è ricordata come prima colonia di Roma.
Si susseguono importanti eventi che interessano Ostia: nel 278 a.C. la flotta inviata dai Cartaginesi in soccorso ai Romani contro Pirro approda ad Ostia, la città aperta. Nel 267 a.C. il questor ostiensis, risiede ad Ostia. Nel 217 da Ostia partono i rifornimenti per l’esercito romano in Spagna. Nel 216 a.C. approda da Siracusa la flotta di Gerone. Nel 215 partono da Ostia per Taranto trenta navi. Nel 212 viene sbarcato ad Ostia il grano della Sardegna per i presidi militari romani. Nel 211 a.C. salpa da Ostia per la Spagna Publio Cornelio Scipione con trenta quinqueremi. Nel 204 a.C. approda ad Ostia la nave che porta il simulacro della Dea Cibele, accolto da una folla gioiosa di Romani, senatori, cavalieri, matrone e vestali. Nel I secolo a.C. la città fu colpita da due episodi infausti: fu prima saccheggiata da Mario nell’ottantasette a.C., durante la guerra civile, e poi anche dai pirati che infestavano il Mar Mediterraneo nel 67 a.C..
Nonostante questi avvenimenti la città di Ostia, al tempo di Silla, fu dotata di nuove e più estese mura, costruite in opus reticulatum, per proteggere l’abitato di Ostia che era aumentato soprattutto in relazione allo sviluppo della città di Roma che esigeva un più ampio approvvigionamento con maggiori e diverse quantità di merci. Con l’imperatore Tiberio e con Caligola nella città fu costruito l’acquedotto che permise l’edificazione di complessi termali, fontane e ninfei.
Nel 199 a.C. il Tempio di Giove viene colpito dal fulmine.
Nell’87 a.C., nella lotta civile tra Mario e Silla, Mario si impadronì della città, che fu abbandonata al saccheggio dei suoi soldati.
Nel 67 a.C., Ostia è ricordata come arsenale navale distrutta dai pirati cilici; di questo episodio ne parla Cicerone. A questi pochi cenni di Storia che ho desunto dagli storiografi vanno aggiunti più numerosi ed espliciti i dati archeologici sulla città dell’epoca repubblicana ovvero, di quel periodo compreso tra il 509 a.C. e il 27 a.C., quando l’Vrbis Romae fu governata da un’oligarchia repubblicana nata a seguito di contrasti interni che portarono alla fine della supremazia della componente etrusca dei Tarquini sulla città e al parallelo decadere delle istituzioni monarchiche. Ostia segna la prima affermazione dell’Vrbis Romae sul mare e ne accompagna lo sviluppo e la potenza sia navale che commerciale. Alle mura del piccolo castrum iniziale, segue una seconda cinta di mura che durerà fortificata per secoli, trasformando il castrum in urbs di Ostia.
La nuova città di Ostia inizia a prendere forma. Di quell’epoca, sono visibili numerosi resti di costruzioni repubblicane, delle quali le più antiche e più vicine al centro sono a blocchi squadrati di tufo, generalmente semplici vani rettangolari e tabernae del III e II sec. a.C..
Thermopolium
Verso la fine del II secolo a.C. viene usato l’opus incertum di tufelli minori per la costruzione di tabernae con abitazioni e le prime domus signorili ad atrio e peristilio dai pavimenti in cocciopesto, allineate lungo le vie principali, che si dipartivano dalle quattro porte del castrum, e anche dentro il vecchio centro. L’ampiamento dell’Vrbis Ostiae richiederà una nuova cinta di mura attribuita a Silla che si spingerà sul lato ovest fuori della Porta Marina durante l’impero.
Decumanus Maximus
La zona a nord del Decumano Massimo tra la porta Est del castrum e la Porta Romana era stata delimitata e riservata all’ager publicus ma, proprio in questa area sorgeranno già nel I sec. a.C. templi e poi altri edifici pubblici commerciali, tra i quali il Teatro Romano.
Teatro Romano di Ostia antica
Il I secolo a.C. nonostante fosse devastato dai conflitti interni dovuti ai mutamenti sociali, fu il secolo di maggiore fioritura letteraria e culturale, frutto dell’incontro con la cultura egizia-ellenistica-macedone e riferimento classico per i secoli successivi.
Il Capitolium
Verso la fine del I sec. a.C. sorge il Capitolium, al centro del castrum, mentre il Forum ancora non c’era. Ostia appariva come un centro animato di carattere commerciale, con file di tabernae e le più modeste abitazioni del popolo accanto alle facciate delle ricche e spaziose domus signorili ad atrio e peristilio, con vari templi, con arterie regolari fiancheggiate da portici a colonne di travertino, con fognature a scolo liquami sotto le vie, mentre fuori delle porte si stendevano le necropoli con alcune tombe monumentali presso il mare.
Abitazioni a più piani
La funzione di Emporio commerciale stava prendendo più consistenza ed importanza tanto è vero che non bastava più il fiume a contenere l’attracco delle navi sia per il commercio romano sempre più fiorente sia delle navi che arrivavano dalle più disparate province romane alla volta dell’ingresso nell’Vrbis Romae.
Era il mese del grano, il mese più afoso per l’Vrbis Romae, era il 46 a.C. Cleopatra VII Tea Filopatore, su invito di Giulio Cesare, raggiunge Roma, ed il motivo ufficiale della visita era per suggellare un’alleanza politica tra Roma e l’Egitto. Nel viaggio sulla barca faraonica a vela quadrata, durato circa un mese, trascorso tra le quieti acque estive del mare nostrum, l’accompagnava il figlioletto di un anno, avuto da Cesare, ed il fratello maggiore di dieci anni Tolomeo XIV, suo marito, così come ci assicura lo storico Cassio Dione.
La mappa qui in foto mostra a sinistra sia Porto sia il porto esagonale di Traiano. La nave egizia attraccò ad Ostia per la foce del Tevere da Levante e dopo un giorno di riposo, proseguì la navigazione fino al Tempio di Portunus, nel cuore di Roma.
Si notino i campi di sale, il porto di Traiano, la città di Portus, l’Isola Sacra e la città di Ostia (Giacomo Filippo Ameti 1693)
Ostia si stava preparando ad essere l’emporio più grande e prestigioso dell’impero di Roma con l’idea di Cesare Ottaviano Augusto di dotarla di un vero e proprio porto. Tramite le numerose iscrizioni e le preziose memorie monumentali si è ricostruita la storia e la vita di Ostia. Con l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto la città inizia una intensa attività edilizia e manutentiva.
Maschere del teatro romano
È di questo periodo il Teatro Romano, con l’antistante Piazzale delle Corporazioni destinato a diventare importante luogo di ritrovo e di affari, dove l’arte musiva segnala la specializzazione dei commerci delle relative botteghe.
Mosaici del Piazzale delle Corporazioni
È con l’imperatore Tiberio la costruzione del Foro Ostiense che sorgerà nel cuore del vecchio castrum con l’edificazione di fronte al Capitolium del marmoreo e candido Tempio dedicato alla dea Roma e ad Augusto imperator.
Quell’idea antica di Cesare Ottaviano Augusto, riguardante il Porto Ostiense, fu messa in atto dall’imperatore Claudio, lo straniero, che ne 42 d.C. pose mano ai lavori così difficili e costosi da far dubitare ai Romani dell’esito felice dell’impresa.
Impianti portuali dell’antico porto
L’apertura del nuovo porto di Ostia, per iniziativa dell’imperatore Claudio, veniva incontro alle esigenze di creare uno scalo più sicuro, rispetto all’originario, e di garantire la possibilità di approdo alle navi di grosse dimensioni.
La costruzione del Porto di Claudio non sminuiva l’importanza del nucleo originario, ma anzi consentiva di alleggerire il traffico sia del vecchio scalo sia di quello, notoriamente più oneroso, che si svolgeva per via terra. Del Portico di Claudio si conservano ancora una serie di grandi colonne logorate dall’incuria del tempo, lasciate in abbandono ed erano queste che formavano il Portico, incluso negli edifici del Porto di Claudio da cui deriva il nome.
Portico delle colonne
Il nuovo Porto, tutto artificialmente scavato alla destra del Tevere tra l’odierno Episcopio di Porto e il Monte delle Arene a notevole distanza dalla foce del fiume, fu ardua opera di ingegneria navale ad opera dei più importanti idraulici Etruschi che impiegarono 12 anni per completarlo, cosicché non fu Claudio ad inaugurarlo ma Nerone nel 54 d.C., che volle sulle monete effigiata l’immagine del nuovo Portus Augusti. Nell’aratura dei terreni nei pressi dell’attuale Museo delle Navi, sono stati rinvenuti resti dei moli dell’antico Porto di Claudio. Il successivo insabbiamento del Porto di Claudio spinse Traiano a costruirne uno nuovo e più riparato: il Porto di Traiano.
Porto esagonale di Traiano
Nonostante la grandiosità e la magnificenza del lavoro, nel 100 e nel 106 d.C., l’imperatore Traiano fu costretto ad ingrandire l’opera di Claudio, aggiungendo internamente un bacino più sicuro, di forma esagonale, scavando ed allungando il canale di comunicazione tra la città di Portus ed il fiume ovvero, l’attuale ramo del Tevere detto della Bocca da Ponente ovvero, di Fiumicino.
Porto di Traiano
Portus era nell’area dei campi di sale, raggiungibile per mare dalla bocca di ponente, e fondamentale per l’approvvigionamento di Roma, ma tutta la zona era degna di rilievo soprattutto per la presenza delle saline e la via Campana soppiantata dalla via Ostiense a causa delle esondazioni, costituiva un naturale prolungamento della via Salaria, così come ci riferisce lo storico e latinista Pierre Grimal, deceduto a Parigi, l’undici ottobre del 1996: “Tutta la zona di Ostia, da una parte e dall’altra del Tevere, divenne una salina… Il traffico di sale fu la prima forma di commercio di questa regione”.
Tutti questi mastodontici lavori di manutenzione, drenaggio e di ampliamento fecero si che le attività commerciali, la vita religiosa e civile, rimanessero ad Ostia stessa, trovandosi lungo la Bocca da Levante, di cui accrebbero lo sviluppo e l’importanza della seconda città dell’impero. Ostia, collegata al porto con una strada che attraversava l’odierna Isola Sacra, e raggiungibile per mezzo di numerosi traghetti sul fiume, rimane il centro di una fiorente vita cittadina, sede della vasta organizzazione, per l’erogazione del grano per la capitale, nominata Annona. Prende il nome dalla dea Annona a cui furono consacrati, a Roma, i magazzini pubblici per il frumento; il termine è rimasto a indicare definitivamente la politica degli approvvigionamenti alimentari e l’insieme stesso delle derrate e delle tasse da pagare sulla quantità di grano percepita. Si spiega così la moltitudine di Templi e Magazzini dedicati alla dea, le ricche domus, la perfezione degli edifici pubblici, l’eleganza delle abitazioni e la massima funzionalità delle fognature delle strade. Si spiegano così le liberalità non solo di alcuni suoi ricchi cittadini, ma le previdenze dello Stato verso questa colonia di Ostia degli stessi imperatori.
Da Caligola, Ostia, fu dotata di una conduttura di acqua; Claudio pone ad Ostia un distaccamento di vigili per proteggerla dagli incendi e dai ladrocini oltre a dare l’avvio all’edificazione dei grandi horrea per il deposito del grano; Nerone chiese alla colonia ostiense del mobilio per i rifugi provvisori della popolazione dopo il grande incendio di Roma; Domiziano dovette provvedere al benessere di Ostia con varie previdenze e all’edificazione di importanti edifici e non ultimo, del Tempio di Cerere. Le costruzioni si moltiplicano e si intensificano con l’elezione di Traiano che aumenta gli horrea, i magazzini, le tabernae dando il placet all’edificazione di decorose abitazioni a schiera per la piccola borghesia; nel Foro vengono edificati la Curia e la Basilica.
Con Adriano, il grande viaggiatore, la città di Ostia si trasforma profondamente con i nuovi piani regolatori che ricostruiscono interi quartieri, come quello intorno al Foro, che viene ampliato con il nuovo Capitolium, le Terme di Nettuno, la Caserma dei Vigili.
Con Antonino Pio si aggiungono a questi le grandi ed eleganti domus “a giardino”. Sotto gli Antonini la città raggiunse il massimo della sua espansione demografica: vi risiedevano circa 50.000 abitanti. Con Settimio Severo, Ostia venne ricollegata a Terracina con l’apertura della via Severiana.
Settimio Severo e Caracalla inaugurano l’ampliamento del Teatro iniziato da Commodo, e tutto il Piazzale delle Corporazioni viene rinnovato; sotto Alessandro Severo sorge il grande Tempio rotondo con l’infinità degli edifici circostanti. Nel III secolo d.C. si moltiplicano i mitrei e gli edifici termali.
Mosaico delle Terme di Porta Marina
Fu proprio verso la metà del III sec. d.C. che iniziò il declino della città la quale, come altri borghi, risentiva della crisi economica e sociale che stava attraversando l’Impero romano. Gordiano si interessò di Ostia, Aureliano l’abbellì con un altro foro pubblico che porta il suo nome, Tacito le donò 100 colonne di marmo giallo antico alte 23 piedi e nel 309 Massenzio inaugurò ad Ostia una zecca dell’Vrbis.
Ostia partecipa alla stessa storia di Roma. L’Episcopio di Portus, da identificare con il castellum.
Episcopio di Portus
Si tratta di un edificio costruito nel Medioevo, sui resti di una struttura romana, dove risiedeva il funzionario, curator, che dirigeva e amministrava il porto.
La costruzione fu fortificata da papa Callisto II (1119-1124) e fu più volte restaurata alla fine del XV secolo per volontà del cardinale Rodrigo Borgia, il futuro papa Alessandro VI (1492-1503), il padre di Lucrezia e di Cesare, il cui stemma è visibile su uno degli ingressi.
Solo intorno alla metà del XV secolo, terminato il dominio dell’antica famiglia patrizia romana degli Stefaneschi, la proprietà tornerà alla Chiesa e nel 1463 papa Pio II Piccolomini verrà ricevuto dal Vescovo di Porto, il Cardinale Bernardino Lòpez de Carvajal, Corviale, la sua etimologia, nipote del Cardinale Juan, proprio nel castello ormai in abbandono: dalle descrizioni della visita pontificia, si apprende infatti che il cardinale, non potendo ospitare il papa nel palazzo, approntò dei ripari temporanei tra le rovine.
Ritratto del cardinal Caravajal
La situazione dovette però in breve tempo migliorare e pochi anni dopo papa Sisto IV sarà invece sontuosamente accolto a Porto dal nuovo vescovo Rodrigo Borgia, il futuro Alessandro VI, i cui stemmi posti sulle mura e sulle porte dell’Episcopio di Porto, il Castellum, testimoniano i suoi interventi di ripristino al complesso che, dotato in questo periodo anche della chiesa di Santa Lucia), divenne la sede episcopale fortificata sul mare.
Dal 1990 ha ufficialmente la doppia intitolazione a Santa Lucia e Sant’Ippolito.
Campanile preromanico della chiesa di Sant’Ippolito e Santa Lucia
L’Episcopio di Porto apparve agli occhi di Costantino I come il nucleo ideale lagunare della cristianità in fervente espansione, e passò i diritti municipali a Portus che venne nominata Civitas Costantiniana, ed ebbe un proprio vescovo dall’anno 314.
Il castellum di Portus
In questa zona si vedono i resti delle mura costantiniane.
In direzione della via Portuense, è la Villa dei principi Torlonia, conosciuta anche come Sforza-Cesarini, dalla quale si può accedere al bacino esagonale, costruito tra il 100 e il 112 da Apollodoro di Damasco, su volontà di Traiano, e all’oasi naturalistica.
Dei Magazzini di Traiano, oggi ci restano solo alcune strutture murarie perché nel corso della bonifica, attuata dai Torlonia nell’epoca del governo di Benito Mussolini, gran parte dell’edificio andò distrutto.
Da qui girando per un viadotto posto sulla destra raggiungiamo la zona in cui era presente il molo con il limitrofo faro e più avanti i Magazzini Severiani che dislocati in forma di “L” mostrano le poderose arcate che davano accesso alle stanze del magazzino.
La struttura si affaccia sul Porto di Traiano. Proseguendo verso Nord, costeggiando lo specchio d’acqua, si giunge alla terrazza di Traiano e al contiguo Palazzo imperiale.
Usciti dalla villa e tornati sulla via Portuense una strada ci conduce ai resti, in laterizio, del tempio di Portuno, il dio bambino sul delfino, anche se il mito è relegato alle isole egee.
Ruderi del Tempio di Portunus
Fino ad allora Portus era conosciuto come Portus Ostiae o Portus Augusti, dal 314 in poi sarà conosciuto come Portus Romae; è dunque il Porto, non è più la città di Ostia che assume valore per Roma seduta in trono, come si deduce dalla pictura della tabula Peutingeriana degli itineraria picta che mostra le mutate condizioni e il valore economico tra la città di Ostia e il Porto commerciale. Nella tavola medioevale, Ostia, la città con le case, è scritta Hostis.
La Civitas Hostis collegata a Roma dalla via Hostiensis a destra dell’immagine tratta dalla Tabula Peutingeriana
La tabula, mostra in pictura il mondo così com’era noto in epoca tardo-romana. Ostia comunque, continua anche nel IV secolo non soltanto una fervente vita religiosa e civile che si desume dalle ricche domus con affreschi stupendi e marmi, statue e colonne fatte arrivare dalla Grecia ma dall’abbellimento del magnifico edificio del Collegio degli Augustali con ninfei ed esedre.
Nel 359 il prefetto della città viene ancora a sacrificare nel Tempio dei Dioscuri mentre alcuni edifici non hanno più manutenzione e i marmi dei templi vengono rimossi per altri usi. Se alla fine del IV secolo giunge qui per imbarcarsi per l’Africa sant’Agostino con sua madre santa Monica, morta in un albergo di Ostia, nel 414 l’ultimo poeta pagano Rutilio deve riconoscere che in Ostia rimane soltanto la gloria di Enea.
Il posto, spopolatosi lentamente, diviene località incolta e deserta, invasa poi dalla malaria. I destini di Ostia sono stati segnati da Roma per gli otto secoli della sua storia e della sua vita. Grande importanza assume l’Episcopio di Porto poiché spetta al Vescovo di Ostia concedere la consacrazione al Papa nel caso che l’eletto non sia Vescovo; la diocesi di Ostia nell’anno 1100 fu unita a quella di Velletri.
Matilde di Canossa, spentasi il 24 luglio del 1115 quando era la Signora incontrastata di un territorio vastissimo, ereditato dal padre Bonifacio III, marchese e duca di Toscana, figlio di Tedaldo di Canossa e conte di Mantova, e di Willa di Uberto, che spaziava dal lago di Garda fino alla Tuscia e all’Umbria, dal Mar Tirreno all’Adriatico, amava far studiare le famiglie dei marmorari ad Ostia. Dotata di forza morale e ingegno straordinari, parlava cinque lingue, sapeva leggere e scrivere, cosa non da poco in quegli anni; nel 1111 venne incoronata Vice Regina d’Italia dall’imperatore del Sacro Romano Impero, Enrico V.
Dal 1623, è sepolta nelle Grotte Vaticane nella Basilica di San Pietro di Roma, privilegio unico di cui sono state onorate le salme di altre due donne: Cristina di Svezia e Maria Clementina Sobieska, nipote di Giovanni III Sobieski, re di Polonia, madre di Carlo Edoardo Stuart e di Enrico Benedetto Stuart, cardinale.
Nel 1253 Ostia è il punto di riferimento per il commercio del sale. Nel 1398 Bonifacio IX incorpora Ostia a Roma. Nel 1408 e nel 1482 le galee del re di Napoli la cingono d’assedio.
Martino V nel 1485 innalza la torre intorno alla quale si costruisce la Rocca di Giuliano della Rovere, su disegno di Baccio Pontelli.
Vista dal drone il castello di Giulio II e l’antico borgo
Ostia è considerata la prima difesa di Roma contro i pirati.
La foce del Tevere rivede passare navigli di offesa e di difesa.
Nel 1534, ’79 e ’87 Ostia è saccheggiata dai Barbareschi, dai Pisani, dai Genovesi. Nel 1613 si ridà vita ad Ostia con la riapertura del canale di Fiumicino, la Bocca da Ponente.
Nel 1765 prosegue la bonifica delle aree malariche e nel l800 vengono lì confinati i galeotti dello Stato Monarchico Pontificio con la promessa di libertà. E per quanto Pio VI e Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX abbiano dimostrato qualche cura per Ostia sia nella bonifica che negli scavi archeologici, la redenzione agricola e la resurrezione archeologica sono un vanto del Governo Italiano sotto il regno di Umberto I di Savoia, che dette terre e denaro alla prima bonifica dei coloni di Ravenna, e sotto il regno di Vittorio Emanuele III di Savoia. I primi scavi archeologici razionali ebbero inizio nel 1909 e misero in luce la topografia e l’aspetto monumentale di Ostia antica. In vista dell’Esposizione Universale Romana del 1942, le campagne di scavo raddoppiarono l’area esplorata della città antica prima conosciuta, ma portarono alla luce monumenti e statue pregevoli di notevole interesse. Fino al 2019 è stata pressoché triplicata l’area della città di cui sono scoperti circa 50 ettari di terreno sui 66 che ne contava Ostia nella sua massima estensione.
Nuovi rinvenimenti
Tuttavia anche se non ancora interamente scoperta, la città ci dà la visione quasi completa della sua monumentalità e della sua edilizia abitativa. L’intensa vita sociale di Ostia, specialmente nel periodo più florido dell’impero poté raggiungere i 60 mila abitanti. Popolazione cosmopolita, dove accanto ai magistrati, alla classe dirigente, ai funzionari dell’annona, ai sacerdoti dell’Episcopio, si annoverava un ampio ceto medio, una numerosa borghesia commerciale, un popolo artigiano e lavoratore, con molti elementi stranieri delle varie provincie dell’impero, soprattutto africani ed orientali, che vi risiedevano e vi affluivano per ragioni di commercio e di lavoro. Ostia può definirsi il quartiere commerciale di Roma stessa, con la quale era collegata attraverso la via fluviale del Tevere e la via stradale Ostiense. Molte erano le domus romane nel territorio ostiense e lungo il litorale. Molti erano i templi e i santuari dedicati a: Vulcano, Triade Capitolina, Castore e Polluce, Liber Pater, Venere, Fortuna, Cerere, Speranza, Pater Tiberinus, Genius Coloniae Ostiensis, Ercole, Silvanus, Bona Dea, ai Numi dei vari collegi, oltre ad alcune menzioni di Mare, Nettuno, Apollo, Diana, le Ninfe, la Fides della parola data, la Tutela ed altri dèi. A questi va aggiunto il culto degli imperatori e quello delle divinità orientali: Mitra, Attis, Magna Mater, Mater Matuta, Isis, Sarapis, Bubastis, Iuppiter Heliopolitanus, Dolichenus. Ne mancano i ricordi del cristianesimo, avendo avuto Ostia i suoi martiri tra cui Aurea, la vergine di casa imperiale.
La chiesa di Santa Aurea nel borgo del castello di Giulio II della Rovere
Nel borgo antico, accanto al castello fortificato di Giulio II, è la chiesa di Santa Aurea dove si conserva il sarcofago della madre di Sant’Agostino di Ippona, Santa Monica.
Epitaffio della genitrice di Sant’Agostino d’Ippona
Ad Ostia è rinvenuta la grande sinagoga ebraica del I secolo d.C. che nel perdurare dei secoli venne sottoposta a restauri fino al IV secolo. Ostia, prima colonia romana, venne iscritta nelle tribù Voturia e Palatina, ed ebbe a gestirla i duoviri, magistrati supremi con giurisdizione civile e potere esecutivo, eletti dal populus municipale e rieleggibili. Inferiori di ruolo a questi, erano i questori e gli edili.
Qui ad Ostia era la sede dell’amministrazione annonaria che provvedeva alla ripartizione del grano secondo le tasse pagate ed avveniva qui la selezione del personale addetto alle navi ed ai commerci. Qui erano le varie associazioni commerciali, le Corporazioni. Le abitazioni di Ostia si spingevano ad un’altezza di tre piani e l’acqua per i vari usi, veniva versata in grandi contenitori che si trovavano sotto il tetto. Ritrovamenti di selenite e di lastre di mica inducono a stabilire che questi erano i materiali che sostituivano il vetro delle finestre. Alla fine del IV secolo, dagli scavi riemergono varie domus signorili ornate di absidi, di ninfei, di pavimenti in marmi colorati, ampi saloni con colonne e logge con capitelli di vari stili sui quali si appoggiano archetti con forme architettoniche che preludono quelle bizantine. Sono queste le abitazioni della società ricca del IV secolo. Varcato l’ingresso agli scavi di Ostia antica, si percorre la via Ostiense che inizia agli archi di Porta Portese a Roma Trastevere. Parallela a questa è la via delle Tombe, dove si notano le varie sepolture di epoche diverse. La grande ara marmorea è la sepoltura di un cavaliere romano. L’area delle sepolture termina davanti alle mura di cinta secondo le leggi dell’epoca. Da questa via Ostiense si entra nell’antica città da Porta Romana dove si vedono gli avanzi di muro dell’epoca di Silla. Varcata la porta si entra nel Piazzale della Vittoria con la statua di Minerva Vittoriosa, dell’epoca di Domiziano.
Qui accanto è il caseggiato del Cane Monnus, con mosaici. Sul Decumano è un sacello con pavimento a mosaico policromo e dietro, un Mitreo.
Il Mitreo
Percorrendo il Decumano Massimo, la via principale di Ostia, si arriva alle Terme di Nettuno con il Tepidarium e il Calidarium.
Terme dei sette sapienti
Accanto alle Terme è la Palestra. La via dei Vigili conduce alla Caserma dei Vigili costruita nel II secolo per alloggio dei pompieri con le stanze, la latrina, il sacello alla Fortuna Santa e l’Augusteo per il culto degli imperatori. La via della Palestra sbocca in via della Fontana, con la Fontana Pubblica, segue la via della Fullonica, la lavanderia. Attraversata la via delle Corporazioni, con i 70 uffici commerciali, si entra nel Teatro Romano, costruito da Cesare Ottaviano Augusto, in opus reticulatum. I due vomitoria permettono l’uscita dal Teatro. Dal piazzale delle Corporazioni, che era ornato di statue di cittadini benemeriti, si passa alla Casa di Apuleio con atrio a colonne e camere a mosaici. Accanto è il Mitreo delle Sette Sfere. Dal Mitreo si scende ai Quattro Tempietti del I secolo a.C. di cui uno dedicato a Venere.
Sul piazzale di fronte, si notano il Ninfeo e il Santuario di Giove. Dal Decumano Massimo si arriva ai Grandi Horrea del periodo di Claudio e Nerone; il Tempio Repubblicano, la via dei Molini, ed è qui la Porta Orientale della primitiva cittadella del castrum.
Casa delle Macine
Segue la via di Diana con l’omonima Casa, ad angolo con la via dei Balconi. Di fronte alla Casa di Diana è la piazzetta dei Lari del quartiere, od insula dei Lari. Poco più in là è il Thermopolium, il bar degli ostiensi, e la Via dei Dipinti.
Thermopolium della Via di Diana
Parallelo a questa magnifica via è il Cardine Massimo, la strada larga e fiancheggiata da porticati e botteghe che collegava il Tevere con il Foro. La Galleria Lapidaria delimita il Piccolo Mercato che è un grandioso magazzino di grano ad ampie celle intorno ad un vasto cortile porticato interno. Tutto questo quartiere che è a Nord del Capitolium venne costruito per volontà dell’imperatore Adriano. Opposto al Capitolium è il Tempio di Roma e di Augusto che era uno degli edifici più importanti ed era tutto di marmo pregiato, mentre l’antica base è di travertino. La statua di culto, Roma vincitrice in abito di amazzone, è stata rialzata nel fondo del tempio sul podio, mentre una statua di Vittoria, è stata collocata presso il frontone ricomposto.
Latrina pubblica detta del canto del gallo
Qui nei pressi è la Latrina Maxima di 20 posti, con i rispettivi sedili marmorei, il canaletto ai piedi per lo scolo dei liquami, le vaschette per lo sciacquo, insomma, una grande schifezza! All’angolo tra il Foro e il Decumano Massimo è la Casa dei Triclini, chiamata così per i triclini presenti in ogni stanza. All’opposto è la Basilica con marmi, archi e colonne pregevoli, oltre alla Curia pavimentata di marmo e preceduta da un colonnato, ambedue fatte edificare da Traiano. Ed ecco il Tempio Rotondo, con un ampio peristilio e pavimento con mosaico. Era un tempio eretto al culto degli imperatori del III secolo, era un Augusteum. Fuori è la Casa del Larario. Qui è la Porta Occidentale dell’antico Castrum e gli Horrea costruiti in epoca di Antonino Pio i cui proprietari erano Epagathus e Epaphroditus così come scritto sul portale di marmo, sormontato dal timpano e fiancheggiato da due colonne. Tra Porta Romana e Porta Marina è la Casa del Mosaico del Porto ed il Mitreo delle Pareti Dipinte che si riferiscono ai gradi di iniziazione degli adepti nei vari costumi e con vari attributi. A seguire, i templi repubblicani con Hercules Invictus, dell’Eroe in Riposo e del Tempio dell’ara degli Amorini. La Domus di Amore e Psiche è un’abitazione tipica del IV secolo. Proseguendo si incontrano le Terme di Buticosus, dal nome del bagnino iscritto sul mosaico del pavimento. Su via della Foce, verso il Tevere, sono le Terme di Mitra, dove gli adolescenti, candidati alla lotta con il torello, si rilassavano in vista del rituale di sgozzamento. Sulla via delle terme è il Tempio del Collegio dei Mensores con a fianco gli Horrea Adrianei. In fondo alla Via della Foce è il Caseggiato di Bacco ed Arianna e le Terme di Trinacria. Nelle adiacenze è il Serapeo del 127 d.C., il mosaico con il Bue Api, ricorda l’influenza della religione egiziana ancora nell’impero. Il Palazzo Imperiale è riconoscibile per la cura degli ornamenti, per il Mitreo privato, per le Terme, per le vasche a piscina con mosaici di amorini e delfini. L’edificio si scorge sul Tevere presso il ponte per Fiumicino ed è l’antica Tor Bovaccina già esistente nel X secolo e ricordata da un cronista in relazione allo sbarco di Riccardo Cuor di Leone; il nome forse deriva dalla famiglia Bovazzani. Tra la Via della Foce e la Via degli Aurighi è l’Insula del Serapide con le Terme dei Sette Sapienti e sulla parete di fondo è una composizione pittorica con una infinita varietà di pesci intorno ad Afrodite Anadiomene, servita nella sua toletta da due eroti, da amorini pescatori e da una figura femminile nuda, sdraiata. Segue l’Insula degli Aurighi, il Sacello delle Tre Navate, l’Albergo con Stalla, il vico del Lupanare, la Via delle Trifore, l’Insula delle Volte Dipinte con amorini, cicogne, barche, paludi e anatre. La Casa delle Muse è di età adrianea, con cortile porticato, accanto alla Casa a Pareti Gialle. Si nota la ricca Domus dei Dioscuri con mosaici policromi e le Case a Giardino con la Casa delle Ierodule decorata con scene mitologiche. In una città così vasta non manca certo il Macellum ed il grandioso Caseggiato della Fontana a Lucerna. In età imperiale il fianco sud della Porta Marina è stato occupato dalla grande osteria detta Caupona di Alexander con mosaici figurati e con vaschette, luogo di ritrovo di chi usciva o entrava in città. Ed è qui nell’attesa dei viandanti il Santuario della Bona Dea, segue la Casa Fulminata, colpita da un fulmine del I secolo d.C. e nelle vicinanze il Monumento Sepolcrale di Cartilio Poplicola con la Loggia del Cartilio. Vicino la Porta Marina è la Sinagoga del III secolo d.C. con tre ingressi che immettono nel vestibolo pavimentato a mosaico bianco con simboli a tessere nere. Seguono varie ricche domus del IV secolo: Domus di Giove Fulminatore, Domus della Nicchia a Mosaico, il Ninfeo degli Eroti con vasca quadrata nel centro di un pavimento marmoreo e con pareti a marmi ed a nicchie racchiuse in colonnine tortili con capitelli egizi e con repliche dell’Eros di Lisippo che incorda l’arco, la Domus delle Colonne. Sul Cardo Massimo è un’altra osteria, la Caupona del Pavone del III secolo d.C., segue la Domus dei Pesci, la Fullonica per i panni, le Terme del Faro, e dietro è il Mitreo degli Animali e a sud, il grande Santuario di Cibele con l’ambiente di culto. Il Sacello di Attis è del III secolo con la porta fiancheggiata da due Telamoni a mo’ di fauni giovanili e il Santuario di Bellona e la Schola degli Hastiferi.
La Domus delle Gorgoni si impernia su un cortiletto centrale con vasca al centro ed ambienti intorno. Si nota la ricca Domus del Protiro e le Terme del Filosofo Plotino. In questa magnificenza non poteva mancare l’Insula dell’Invidioso di età antoniana, così detta per l’iscrizione sul mosaico di una taberna con scene marine. Sul Decumano Massimo, verso la Porta Romana, si incontra il Caseggiato del Sole, nominato così per un graffito del Dominus Sol. Segue il Caseggiato del Mitreo dei Serpenti del III secolo d.C.. Sul Decumano, le due colonne segnano l’ingresso per la Sede degli Augustali. Sulla via della Fortuna Annonaria si allineano il Mitreo di Felicissimo con accanto l’appropriato Santuario della Bona Dea per il culto riservato solo alle donne che volevano figli per i riti segreti, consistenti in accoppiamenti sacri, lontano dai rispettivi mariti. Poco distante sono le Terme del Nuotatore, con mosaico, e la grande cisterna a due piani. Varie sepolture accompagnano e conducono all’uscita dagli scavi.
Cameriere in tunica romana “Allo sbarco di Enea”
Sulla vostra destra, in via dei Romagnoli 675, è il ristorante storico “Allo Sbarco di Enea”, dove i camerieri sono in abito di antichi romani ed il salone è a pitture e mosaici prettamente romani che si possono ammirare passando sopra sepolture intatte, coperte a vetrate.
Salone romano “Allo sbarco di Enea”
Il Trimalcione della taberna-ristorante è Renato Belfiore che affiancato dalla moglie Maria, propone piatti tipici dell’antica Roma con pesce grigliato al forno a legna così come le verdure, la carne e le ottime pizze.
“Allo sbarco di Enea”
Attraversata la strada è il Castello di Giulio II che si erge fiero e massiccio e nello stesso tempo elegante. L’edificazione iniziò nel 1482, appena dieci anni prima della scoperta del Nuovo Mondo effettuata da Cristoforo Colombo con le tre caravelle.
Castello fortezza di Giulio II
La prestigiosa roccaforte per difesa sull’ansa del Tevere, venne terminata nell’arco di pochi anni per volere del cardinale Giulio della Rovere che salì al trono pontificio con il nome di Giulio II (5 dicembre 1443 – 21 febbraio 1513). Giorgio Vasari, pittore, architetto e storico dell’arte, assegna questa costruzione all’architetto Giuliano da Sangallo anche se sull’architrave della porta è inciso il nome di Baccio Pontelli, architetto fiorentino.
Castello fortezza
La chiesa di Santa Aurea, ora basilica, è nell’antico borgo medioevale ed è attribuita al Pontelli per volontà del cardinale Guillaume d’Estouteville, il cui stemma è scolpito sulla facciata e nei fianchi, per opportunità diplomatica. È la cattedrale della diocesi suburbicaria di Ostia. Nella cappella di santa Monica, è conservata la lapide sepolcrale, che ricorda il culto antico verso il corpo della santa, madre di Agostino d’Ippona. Nella stessa cappella è conservata una Estasi di santa Monica di Pietro da Cortona.
Estasi di Santa Monica
L’abside è preceduta da un arco trionfale costituito da marmi policromi variegati e decorato con affreschi del XVI secolo. L’altare moderno è impreziosito da due bassorilievi del Quattrocento. Le tre pale d’altare sono del Seicento.
La rocca di Giulio II ha la forma di un triangolo scaleno con la base larga 32 m. mentre il lato sull’antico argine del fiume è lungo 39 m., l’altro lato opposto è di 34 m. ed a ciascuna estremità sono le torri circolari tipiche delle fortezze del Quattrocento, con ponte levatoio e castello abbracciato dal fiume. L’antica e dirupata torre di Martino V, venne incorporata nella nuova costruzione e ne divenne il mastio. Il Castello ha due ingressi con ponte levatoio, mentre quello più interno era fornito anche del solco della saracinesca. Gli ambienti del castello sono distribuiti su tre piani. Lo scalone è a cordonata per far salire i cavalli fino alle piazze d’armi del castello.
Nel 1557 ci fu una disastrosa esondazione del Tevere che modificò di fatto il suo corso, allontanandolo dalla Rocca di Giulio II, la cui funzione difensiva cessò.
L’Isola Sacra, in cui c’è la Necropoli conosciuta anche come Sepolcreto, ha lasciato ben poche tracce di sé nella storia.
Necropoli dell’Isola Sacra
La strada in gran parte selciata che si trova in corrispondenza dell’ingresso del sepolcreto, è l’antica strada che collegava Ostia con Porto. Situata tra due importantissimi empori commerciali dell’Impero, Ostia e Porto, nessun autore ha parlato dell’isola, che fece parte e visse le sorti delle due fiorenti e prosperose città tra il ramo destro del Tevere detto di ponente e il ramo sinistro detto di levante. Questa strada selciata è nominata via Flabia, da una iscrizione di una tomba che si riferisce all’epoca di Costantino il grande, poiché si ricorda che Porto è chiamato “Civitas Flavia Costantiniana”. La strada, di cui si è ritrovato tutto il percorso, è stata costruita entro due muri a reticolato con rinforzi di piloni in tufo. La particolarità di questa strada è che si nota la differenza per il traffico dei carri ed il cammino dei pedoni.
Il sepolcreto
La prima tomba è a camera in cui si evidenziano tre sarcofagi di marmo; uno ha il frontale di marmo liscio ed iscrizione mentre l’altro in fondo ha una pregevole strigilatura che indica la provenienza patrizia degli scheletri dei due giovani rinvenuti nell’interno. Vi furono trovati una catenella d’oro, un orecchino ed un anello. Il terzo sarcofago raffigura una scena di banchetto funebre. Di rilievo sono le pareti dipinte con le tre Parche. Seguono varie altre situazioni sepolcrali che meritano d’essere visitate oltre alla Tomba dei Pavoni. Mosaici e pitture dovrebbero essere sottoposte di più all’attenzione dei Beni Archeologici di Ostia. L’ultima tomba è quella di Julia Apollonia, il cui nome si legge tanto all’esterno sopra alla lapide con cornice ad intarsio di mattoni, quanto sul bel cippo con ritratto della defunta di epoca traianea, collocato sopra un pilastro nel centro della tomba stessa, ma poi spostato.
Necropoli di Porto
Il posto è soggetto a ripetute campagne archeologiche di studio, dalle cui sabbie emergono nuove ed interessanti scoperte poiché si notano ruderi emergenti dal terreno sabbioso, spesso coltivato a carote.
La denominazione di Isola Sacra risale al 537 d.C. data da Procopio di Cesarea, figlio di Stefano proconsole della Palestina nel 536; storico bizantino, fu testimone oculare, dell’assedio di Roma ad opera dei Goti nel 537 e 538. L’Isola Sacra è il sepolcreto dei cittadini del Porto di Traiano, e non degli ostiensi le cui tombe sono allineate lungo la via Ostiense e la via Laurentina, fuori delle mura. Le sepolture qui nell’Isola Sacra, durarono fino al IV secolo d.C.. Ostia è sempre aperta al mare della storia. E l’esistenza dei Musei mantiene vivo il ricordo di ciò che è avvenuto!
Giuseppe Lorin