Città del Vaticano – «È un attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È un attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. É un attentato alla vita la morte per denutrizione. È un attentato alla vita il terrorismo, la guerra e la violenza. È un attentato alla vita l’eutanasia. È un attentato alla vita la piaga dell’aborto. Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. Una società giusta riconosce come primario il diritto alla vita dal concepimento al suo termine naturale. Vorrei che andassimo inoltre riflettendo anche sull’uso che facciamo del dono della vita. La scienza sia veramente al servizio dell’uomo, e non l’uomo al servizio della scienza. Il miracolo della vita sempre mette in crisi qualche forma di presunzione scientifica, restituendo il primato alla meraviglia e alla bellezza. Quando il sapere dimentica il contatto con la vita, diventa sterile». Lo ha detto a viva voce il Papa, due giorni fa, ricevendo in udienza l’Associazione Scienza & Vita, nella Sala Clementina del Vaticano.
Ernesto De Benedictis