Roma – Domenica 9 agosto 2020, è morta Franca Valeri. Nata a Milano nel 1920, l’attrice aveva compiuto 100 anni lo scorso 31 luglio ed è morta questa mattina alle 7.42, circondata dall’affetto della sua famiglia e dei suoi amici.
Chi era Franca: All’anagrafe milanese “Franca Maria Norsa”, suo padre era ebreo. Valeri (nome prestato da Paul Valery), l’attrice, visse nascosta la persecuzione fascista, poi fa alleanza con la meglio gioventù, entra al Piccolo Teatro, amica di Grassi e Strehler e legge tutto Proust che le resta accanto una vita.
Lanciata dal Teatro dei Gobbi, cabaret intellettuale che conquista Parigi, Valeri frequenta il cinema italiano ’50 che veniva dal teatro, concedendosi protagoniste e caratteriste di un umorismo non privo di malinconia, dal Segno di Venere con l’amato De Sica alle Signorine dello 04 con Peppino De Filippo. A teatro si scrive da sola le sue indimenticabili Donne e fortunati testi satirici (Lina e il cavaliere, Le catacombe, Non c’è da ridere se una donna cade) arrivando a indimenticabili duetti come in Gin game con Stoppa e alla regia della Strana coppia con Falk-Vitti e la Bruttina stagionata. Un vero sodalizio fu quello con Patroni Griffi, amico di una vita, che le dà una storica occasione vintage in Fior di pisello.
Ma la sua carriera comincia da lontano: fu Mitzi, coreografa ungherese di Luci del varietà, voluta nel ’51 da Lattuada e da Fellini; e fu la soubrette anziana, parodia della Osiris, di Basta guardarla, irresistibile. Arrivata agli ’80 anni senza mai andare fuori moda, ma anzi lanciando lei le mode e continuando a spiare nei tormentoni di una società in cui non si riconosceva più, Franca Valeri lavora in TV ma non è più l’epoca felice dei sabati sera di Studio Uno, di Le divine, Le regine, un universo femminile grottesco che sfida il passaggio del tempo.
E fa la regista di lirica, organizza concorsi, si sceglie come figlia adottiva Stefania Bonfadelli, e sogna di tornare a sedere alla Scala. Come fa negli ultimi anni, quando riceve la laurea ad honorem alla Statale. Legata a filo doppio all’opera lirica, fin da piccola in un vecchio palco della Scala, s’è dedicata al melodramma, amando Maurizio Rinaldi, direttore d’orchestra di cui rimase vedova. E la passione dello scrivere non è mai venuta meno, a cominciare dalla biografia Bugiarda no.
Amava moltissimo gli animali e fino all’ultimo condivise con i suoi amici a quattro zampe la sua casa. Non amava di festeggiare i compleanni e a guardava sempre avanti, sempre con la voglia e la nostalgia del palcoscenico.
La camera ardente sarà allestita domani al teatro Argentina, a Roma, dalle 17 alle 21; i funerali si svolgeranno poi in forma privata.
Anna Rita Santoro