Si fa un gran parlare, in questi caldi giorni d’agosto, dei politici parlamentari in primis, che hanno usufruito del bonus di 600 euro, messo dal Governo, a disposizione delle Partite Iva, in crisi per la forzata chiusura primaverile. Tra questi politici si e’ scoperto esservi anche Ubaldo Bocci, candidato sindaco a Firenze per il centrodestra alle ultime amministrative, poi sconfitto dal riconfermato Sindaco uscente, Dario Nardella, e fino a due giorni fa, prima delle dimissioni per questo “scandalo” coordinatore del centrodestra, appunto in Palazzo Vecchio. Premesso che la vicenda, a nostro avviso, andrebbe ridimensionata dal punto di vista scandalistico, dal momento che nulla vi e’ di illegale, nel comportamento di Bocci, e degli altri politici coinvolti nella vicenda, parlamentari inclusi, non essendo prevista dalla legge alcuna proibizione, per un loro accesso a tali fondi, mentre poca eco ha avuto, al contrario, la vicenda ben piu’ grave, dei rimborsi per le trasferte, ricevuti dai Consiglieri Regionali della Toscana, e non dovuti, visto che durante la quarantena, non si sono, ovviamente mossi dalle loro case, il punto della vicenda, nel caso di Ubaldo Bocci, non e’ tuttavia scandalistico, ma politico. Le sue dimissioni da coordinatore della coalizione in Palazzo Vecchio, hanno messo in evidenza, infatti, che qualcosa nel centrodestra Toscano in generale, e Fiorentino in particolare, non funzionava da troppo tempo, vale a dire la scelta dei candidati. A Bocci, infatti va addebitata soprattutto l’insipienza politica manifestata sia durante la propria campagna elettorale, sia da Consigliere Comunale, una volta eletto. Tale insipienza politica, va ricercata nel cosiddetto “metodo Verdini” dal nome di colui che lo avrebbe teorizzato, appunto Denis Verdini, ex potentissimo colonnello berlusconiano, e consistente nello scegliere, in Toscana, candidati di basso profilo, per non andare realmente contro il sistema di potere. E che Ubaldo Bocci, sia stato scelto secondo tale metodo, e fosse un avversario ideale per permettere a Dario Nardella, di essere rieletto, lo dimostra il fatto, che a difenderlo, nella vicenda dei 600 euro sono stati gli avversari, non i suoi colleghi di centrodestra, che probabilmente non vedevano l’ora di cambiare coordinatore per andare al voto per le regionali, piu’ forti, e forse stavolta con la candidata giusta per vincere, e non solo per partecipare. Insomma probabilmente nel centrodestra si e’ trovata la scusa dei 600 euro, per archiviare definitivamente il “sistema Verdini”.
Luca Monti