ROMA – “Le parole dello sport, il sociale ed il linguaggio dei media”: nell’Aula Magna di Architettura di Roma Tre, è salito in cattedra il presidente nazionale dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, in un interessantissimo confronto con giornalisti del calibro di Bruno Pizzul, Gianni Cerqueti, Carlo Paris, Pierluigi Pardo, Darwin Pastorin e il contributo di Novella Calligaris. L’importanza della comunicazione nel calcio: l’ex azzurro Damiano Tommasi (che in ricordo ha autografato la copia del nostro giornale) ha posto l’attenzione sulla rilevanza della formazione dei calciatori che spesso non hanno dimestichezza davanti agli organi di stampa e nella gestione della proprio persona sui social media. D’altronde il linguaggio giornalistico è uno strumento in continua ricerca e trasformazione: anche il calciatore allora deve sapersi adeguare ai tempi.
“La comunicazione nel mondo del calcio è quanto mai importante oggi – sottolinea l’ex giallorosso Damiano Tommasi – perché spesso i giocatori non hanno esperienza davanti ai microfoni e succede che da una semplice espressione, anche banale, il cronista di turno costruisca il titolo e l’essenza del pezzo, fuorviando anche i lettori nell’interpretazione dell’intervista. E’ capitato proprio a me quando arrivai il primo giorno a Roma: il giornalista mi chiese se avrei avuto piacere incontrare il Papa in Vaticano. La risposta non poteva che essere scontata da parte mia, sebbene la domanda mi sembrasse già a priori banale. Il giorno dopo leggo un titolo a sei colonne “Tommasi: vorrei incontrare il Papa”. A conferma di come spesso le domande siano indirizzate per costruire un titolo ad effetto, oppure quando ci si rifugia dietro il diritto di cronaca per cercare di rubare una confidenza o un segreto dello spogliatoio. Sottovalutando invece quali conseguenze potrebbe causare la pubblicazione di una notizia, chiamiamola scoop se volete, che può destabilizzare e addirittura comportare cambi all’interno della squadra e della dirigenza. Chi racconta lo sport deve tenere conto di questo”.
Dentro la notizia ma non oltre: come è possibile trovare allora un punto di incontro tra stampa e giocatori? “Semplicemente operando nel rispetto reciproco dei ruoli partendo dalla prerogativa che facciamo parte tutti dello stesso mondo: il calciatore non deve pensare che il giornalista non capisca di calcio, viceversa il cronista non deve essere prevenuto nei confronti dei giocatori, pensando che si ritengano tutti dei fenomeni. Media, giocatori e società devono interagire in sintonia nel rispetto dei ruoli. Oggi da dirigente capisco meglio certe dinamiche di comunicazione di quando ero io calciatore. E’ importante nelle società formare i propri giocatori nella gestione della comunicazione, soprattutto i giovani che vengono per la prima volta avvicinati per le dichiarazioni del dopo partita. A volte succede che un dirigente scivoli su una frase, figuriamoci un giovane calciatore messo davanti ad un microfono. Ecco perché dico che deve essere anche allenata anche la capacità degli atleti nella gestione della propria immagine anche nell’utilizzo dei moderni social network: va bene raccontare se stessi e descrivere le proprie mozioni, ma sempre con grande senso di responsabilità. La responsabilità va data ma va anche prima preparata. Gli altri ci guardano, ci ascoltano, ci seguono molto sui social: facciamo allora capire ai giocatori quanto siano importanti le parole. Essere sempre equilibrati, saper dosare le affermazioni, sdrammatizzando e smorzando sul nascere inutili e sterili polemiche”.
Il professionista allo specchio: leggere se stessi per interagire meglio con il mondo esterno. Cambia lo sport, cambia il modo di raccontarlo e viverlo: “Occorre allora educare, ma non solo nel calcio, partendo proprio dalla base, ovvero nelle scuole. Consolidando progetti formativi per sviluppare competenze individuali e sociali utili nel calcio e nella vita, come prendere decisioni e risolvere problemi, avere pensiero critico e creativo, saper comunicare e avere relazioni efficaci, far crescere l’auto consapevolezza e l’empatia, saper gestire le emozioni e lo stress. Come AIC abbiamo avviato il progetto “Facciamo Formazione”, percorso dedicato ai calciatori in attività, tra le società coinvolte c’è stata proprio anche il Latina Calcio, oltre al neo promosso Carpi. Obiettivo del programma è stato quello di preparare i calciatori in attività a specifiche carriere professionali al termine dell’esperienza calcistica”. Inevitabile il riferimento alle scandalose vicende che hanno coinvolto i massimi vertici della FIFA, con le dimissioni del neo rieletto Blatter: Tra i candidati alla successione ex campioni come Platini, Zico e Figo: “Sarebbe un segnale molto importante se un ex calciatore, in questo caso un ex campione, diventasse il prossimo presidente della Fifa. Vorrebbe dire che l’aspetto sportivo verrebbe rimesso al centro del progetto, rispetto a quello del business a tutti i costi ed alla corsa alle poltrone ed ai giochi di potere”. Marco Tosarello