La Settimana per l’Allattamento Materno (SAM) è lanciata dalla WABA (World Alliance for Breastfeeding Action, ossia Alleanza mondiale per interventi a favore dell’allattamento): una rete di organizzazioni che promuove l’allattamento al seno, basato sulla Dichiarazione degli Innocenti e sulla Strategia Globale per l’Alimentazione dei neonati e dei bambini dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’UNICEF. Quest’anno il tema della #SAM2020 riguarda l’impatto ambientale dell’alimentazione dei lattanti: l’allattamento è un esempio emblematico delle profonde connessioni esistenti tra la salute umana e gli ecosistemi naturali. Il latte materno è naturale, rinnovabile, ecocompatibile e, creando le condizioni per uno sviluppo sostenibile, riduce le emissioni di anidride carbonica.
Parliamo con l’avvocato Irene Manfroni, volontaria del gruppo Pachamamma PEER Te, parte integrante dell’Associazione di Promozione Sociale “Pachamamma – la Terra delle mamme” già presente e parte attiva nel territorio del Municipio XII- Asl Roma 3.
Che cos’è Pachamamma PEER Te e cosa fa?
È un gruppo di mamme che promuove la cultura dell’allattamento e offre un sostegno gratuito attraverso l’ascolto, lo scambio d’informazioni e la diffusione di evidenze scientifiche, alle donne e alle famiglie che ne hanno bisogno. Abbiamo frequentato un corso tenuto da ostetriche professioniste e formatrici certificate per incoraggiare l’allattamento secondo il modello OMS/UNICEF ma non siamo figure professionali sanitarie – e non vogliamo né possiamo sostituirci ad esse – con loro collaboriamo per promuovere la salute e i corretti stili di vita, come previsto dal 10° e 7° passo delle iniziative OMS/UNICEF “Ospedale Amico del Bambino” e “Comunità Amica del Bambino“. Ognuna di noi ha vissuto l’esperienza dell’allattamento in modo diverso, ma siamo tutte consapevoli dell’importanza di questa pratica innata, naturale, ancestrale che andrebbe conosciuta meglio e riscoperta. Crediamo nella forza che l’aiuto e l’ascolto offrono per affrontare grandi e piccoli disagi delle neomamme e nel potere che ogni comunità possiede per la creazione di una rete sociale tra i servizi e i cittadini, per la cooperazione fra i diversi professionisti che ruotano attorno alla nascita e tra i servizi ospedalieri e quelli territoriali: la promozione dell’allattamento al seno da parte dello Stato è un importante investimento che garantirebbe risultati anche in termini economici, legati al maggior stato di salute della popolazione a lungo termine. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato infatti che l’allattamento materno previene molte patologie tra le quali obesità infantile, malattie infettive e allergie, proteggendo al contempo le madri dai tumori al seno. Per fare tutto questo occorre informare le mamme e favorire lo stabilirsi di gruppi di sostegno all’allattamento ai quali rivolgersi dopo la dimissione dall’ospedale o dalla clinica.
I produttori e distributori degli alimenti per l’infanzia hanno anch’essi un ruolo: quello di rispettare il Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno e le relative risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità; che cosa è questo Codice?
A partire dalla metà degli anni ’70 OMS e UNICEF diedero il via ad un lungo processo di consultazioni in cui esperti delle due organizzazioni si confrontarono con i governi, le industrie produttrici di cibi per l’infanzia, le associazioni professionali e le organizzazioni non governative. Tale processo portò, nel 1981, all’elaborazione del Codice e alla sua ratifica da parte della WHA (Assemblea Mondiale della Salute, organo deliberativo dell’OMS). Tutti i paesi aderirono, tranne gli USA (a causa delle pressioni esercitate dalle compagnie Abbot Ross e Mead Johnson sul governo Reagan) che lo ratificò solo 14 anni dopo, sotto la presidenza Clinton. Questo Codice ha lo scopo di tutelare l’allattamento al seno mediante:
– l’impegno da parte dei Governi di provvedere alla diffusione d’informazioni corrette circa l’allattamento mediante provvedimenti legislativi nazionali;
– l’adozione da parte di produttori e distributori di appropriate tecniche di marketing per i sostituti del latte materno e altri alimenti infantili, i biberon e le tettarelle;
– l’impegno che le ONG (organizzazioni non governative), gruppi professionali, istituzioni e individui ne denuncino eventuali violazioni.
Il Codice è vincolante?
Dal punto di vista giuridico si tratta di un codice di comportamento – pertanto è meno vincolante di un trattato o di una convenzione – ma poiché l’Assemblea Mondiale della Sanità esprime il giudizio dei Ministri della Sanità, dei Governi mondiali e dei loro collaboratori (eminenti esperti scientifici nel campo della salute pubblica) il suo peso politico è notevole. In Italia, il D.M. n. 82 del 9 aprile 2009 e il D.Lgs. n. 84 del 19 maggio 2011 – dando attuazione alla direttiva 2006/141/CE e al Codice – recano prescrizioni relative alla produzione, alla composizione, all’etichettatura, alla pubblicità e alla commercializzazione degli alimenti per lattanti e degli alimenti di proseguimento destinati a essere somministrati a soggetti nella prima infanzia e sono previste delle sanzioni amministrative pecuniarie per le relative violazioni.
Il Codice obbliga le madri ad allattare?
No, assolutamente, ognuno è libero di scegliere per sé e per il proprio bambino ciò che vuole. L’importante è che le madri possano decidere liberamente se e quanto allattare il loro figlio. Ma se le madri non hanno informazioni coerenti e aggiornate, e subiscono la promozione commerciale dei sostituti del latte materno, quanto libere possono essere le loro decisioni? Il Codice è nato per assicurare che la pubblicità di prodotti commerciali non possa competere con la promozione dell’allattamento, e per garantire che tutti i genitori ricevano – sin dalla gravidanza – informazioni aggiornate, coerenti e indipendenti sull’alimentazione dei loro bambini. Del resto, allattare dovrebbe essere il normale proseguimento del processo riproduttivo, iniziato con la gravidanza, ma spesso non è così, solo in pochi casi ci sono dei fattori seri che impediscono l’allattamento, nella maggior parte dei casi invece manca il giusto sostegno alle mamme.
Il Codice protegge anche i bambini alimentati con latte artificiale?
Soprattutto loro: alcune delle norme del Codice infatti riguardano l’alimentazione artificiale e regolamentano le pratiche di marketing e di pubblicità “ingannevole” degli alimenti per lattanti prevedendo che sulle etichette debbano comparire le istruzioni per una corretta preparazione (anche per minimizzare i rischi derivanti da contaminazione intrinseca). Il codice prevede che vengano aboliti i claim nutrizionali, ovvero le affermazioni di salute che, oltre a idealizzare l’uso del latte artificiale (rectius della formula) possono contribuire a dare l’idea che esistano latti “di serie A” (e più costosi…) e latti “di serie B”.