Già il titolo cattura l’attenzione. La locuzione “quanto basta” è abbreviata in “q.b.”, che si usa generalmente solo nelle ricette mediche e in quelle di cucina, mentre qui si parla di luce. Poi perché “Ricette d’aMore” con la “M” maiuscola? Lo scopriremo ascoltando l’autrice.
Una volta finito di apprezzarne la copertina, lo apriamo e ci accorgiamo subito che non è solo un libro fotografico. Lo sfogliamo lentamente perché le foto sono talmente ricche di suggestioni che vanno gustate in ogni loro minimo particolare. Parlano da sole e in più, a fianco di alcune, sono riportate parole profonde, molte delle quali scritte dalla stessa Gabriella Deodato: è un antipasto di ciò cui assisteremo da lì a pochi minuti, quando lei, nel corso della presentazione, darà dimostrazione della sua poliedricità, non solo artistica.
In un’elegante sala dell’Hotel Adriano, in un torrido tardo pomeriggio, ecco che prende il microfono. Subito ci svela l’arcano: la “M” è una lettera per lei molto importante e per questo l’ha scritta in maiuscolo, proprio nella parola che esprime il sentimento più forte che possa esistere. “M” come mamma: ragione della vita, vuole ricordarcelo. Sua madre, la signora xxx , è in mezzo a noi e ce la presenta. Gabriella ci dice di avere una “M” tatuata sul polso, ma è un anche un altro il tatuaggio che stupisce: due grandi ali d’angelo sulla schiena.
La Deodato realizza prevalentemente ritratti, ma non dobbiamo dimenticare che è anche un’ottima fotografa di scena (film e fiction) e di moda. Ci spiega che la luce, parola chiave del titolo della sua opera prima, non è solo quella che c’è, quella che è, ma è anche quella che la persona fotografata emana. A noi sembra veramente che lei fotografi l’anima, sapendo cogliere appieno queste fonti di luce. La sua straordinaria capacità ci viene confermata da una delle protagoniste delle sue foto, una “cosplayer” nei panni di Spider-Girl in una fabbrica abbandonata. La ragazza ci parla della ricerca introspettiva che Gabriella è in grado di condurre sull’essere umano, sul suo agire: sempre con passione, che è il leitmotiv della sua vita professionale. Poi aggiunge che quando si lavora con lei è come essere immersi in una sorta di seduta psicoanalitica: l’artista sa ascoltare e comprendere i desideri del soggetto che deve essere fotografato, si dialoga ed insieme si decide, rafforzando le basi per una fiducia reciproca.
Nei titoli delle foto, che sono spesso in inglese (perché la voglia di varcare i confini italici non è solo un sogno), molte volte è presente la parola “luce” o “light”. Come esempio, la Deodato ne cita due: “Sexy light”, ritratto di una ballerina di burlesque; “A different light”, che ritrae una persona transgender (particolarmente in questo caso si percepisce una luce diversa).
Per lei hanno posato e posano personaggi del mondo dello spettacolo, ad esempio Iva Zanicchi e Maria Grazia Cucinotta. Non tutti, però, fanno parte di “Luce q.b. Ricette d’aMore”; tra i presenti abbiamo Lamberto Bava, Nicola Canonico e Danilo Brugia.
Usciamo da questo incontro con una piacevole sensazione di vitalità. Gabriella Deodato è infatti riuscita a trasmetterci la sua visione fotografica, che è un mix di arte, poesia, luce e aMore (anche per noi con la “M“ maiuscola).