Negli ultimi quindici anni,le lotte intestine, aggravate anche da fattori etnici e tribali (sugli esempi negativi di Rwanda-Burundi, Sierra Leone e altri Paesi africani),non han risparmiato anche una nazione rimasta, dopo l’indipendenza nel fatidico “1960 dell’ Africa”, relativamente indenne: la Costa d’Avorio. Ex-colonia francese, abbastanza risparmiata in passato dalla piaga del commercio degli schiavi grazie alla scarsità di porti naturali adatti, la Costa d’Avorio, governata dal 1960 al 1993, con paternalistico “pugno di ferro”, dal “Burghiba ivoriano”, Houphouet-Boigny,negli anni ’70 era stata il primo produttore mondiale di cacao e il terzo esportatore di caffè (dopo Brasile e Colombia); entrando poi in crisi negli anni ’80- ’90.Dal 2010, il Paese è stato periodicamente sconvolto dagli scontri fra il presidente eletto, il repubblicano Alassane Ouattara, e l’ex- presidente Laurent Gbagbo, leader del Fronte popolare ivoriano ( modellato sul PSF francese), poi deferito alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità.
Nuove elezioni per eleggere il Presidente della Repubblica sono indette per il prossimo ottobre. “In solidarietà con il popolo della Costa d’Avorio, che in passato ha pagato pesanti tributi alle tensioni interne”, sottolinea un appello firmato in questi giorni da europarlamentari e parlamentari nazionali (ex e in carica), uomini di governo e personalità dell’economia e della cultura, si fa appello “a tutte le forze politiche ivoriane e alla Comunità internazionale”. Chiedendo “Agli attori politici tutti e in particolare alle autorità politiche e amministrative ivoriane di intraprendere ogni necessaria iniziativa affinché le prossime elezioni siano pacifiche, democratiche e aperte alla partecipazione di tutti“.
“Alla comunità internazionale di esercitare la massima vigilanza possibile sulle modalità di svolgimento del voto per l’elezione del nuovo presidente della Costa D’Avorio, nella chiara consapevolezza che solo la regolarità di queste elezioni potrà consentire l’avvio di una fase libera dalle violenze del passato, e favorire la crescita economica e sociale necessarie per battere la povertà di gran parte della popolazione“. Tra i firmatari dell’appello, il Vicepresidente vicario del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, e l’ex-ministro per i rapporti col Parlamento, Gian Guido Folloni; l’ex-sottosegretario agli Esteri, con delega per l’ africa, Aristide Gunnella e il presidente dell’ Associazione Nazionale ex-parlamentari, Gerardo Bianco; il segretario generale dell’ente di ricerca sociale EURISPES, Marco Ricceri, e l’economista Paolo Raimondi, coordinatore del Comitato per il progetto infrastrutturale eurasiatico “Razvitie”.
di Fabrizio Federici