Non di solo Covid si muore in Italia. Tra le tante, c’è una tragica possibilità, indirettamente legata al virus che terrorizza il Paese ma questa, nonostante la sua perniciosità, spesso passa inosservata: il femminicidio. Ancora una volta ci troviamo a narrare la storia di una donna presumibilmente morta per le percosse subite dal compagno durante il confinamento per coronavirus. “Lucia? Mai dato uno schiaffo”, ha ripetuto Vincenzo Garzia fino allo sfinimento. “Non le ho mai fatto del male, mai toccata con un dito” ha insistito il 47enne di Arzano, in provincia di Napoli. Il racconto però non ha convinto gli inquirenti che sono andati fino in fondo in questa assurda storia, in cui la verità è stata coperta per mesi da altre narrazioni. La 52enne di Casavatore, ricoverata all’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore dal 12 maggio in preda a forti dolori, il 14 ha chiuso gli occhi senza mai denunciare episodi di violenza da parte del compagno. Tanto che da allora si riteneva che la morte fosse da attribuire ai postumi di un incidente in cui la donna era stata coinvolta un mese prima della sua scomparsa. Ė stata l’autopsia a svelare la vera natura di quei traumi: gravi lesioni alla milza compatibili con un pestaggio. Da qui, la ricostruzione di un rapporto malato, fatto di violenze che l’uomo ha sempre praticato in famiglia, perfino con la sua prima moglie. Lucia, mamma di due ragazze, ha avuto nella fermezza delle figlie una buona alleata. Proprio da loro è venuto fuori quell’orrendo segreto che ha condotto i Carabinieri della stazione di Casavatore sulla pista giusta. La lacerazione traumatica della milza, che ha ucciso la donna, è stata provocata dal compagno. Perfino il medico di famiglia a cui Lucia si era rivolta, è stato tratto in inganno da quell’incidente d’auto che aveva coinvolto lei e sua sorella. Anche da parte di quest’ultima, c’è stata una testimonianza rivelatrice sui fatti verificatisi l’11 aprile scorso, poco prima del suo ricovero in ospedale. “Nell’impatto Lucia non ha riportato grandi traumi – ha dichiarato la sorella Anna in una intervista a ‘Storie italiane’ – l’urto l’ho avuto io, lei guidava e io ho cercato di proteggerla, aveva solo dolori alle gambe”. Da questa confessione emerge un altro scenario, un rituale ormai consueto in molte coppie, in cui di solito è sempre la donna ad avere la sorte peggiore. “Ho visto dei lividi sul corpo di mia sorella – ha continuato Anna – che non avevano nulla a che fare con l’incidente d’auto. Prima di stare con mia sorella, Vincenzo ha avuto un’altra donna e anche lei è stata picchiata. Era un brutto essere”. Nella stessa occasione, è intervenuta anche la figlia di Lucia, Rosa: “Noi già conoscevamo questa persona e il suo passato – ha spiegato la ragazza – la sua ex moglie mi ha raccontato tutti gli episodi di violenza di cui è stata vittima”. Ma l’uomo fino all’ultimo di storia ne ha raccontata un’altra. “La mia vita precedente non c’entra nulla” ha dichiarato più volte. “Se tu stai bene con una persona perché dovresti picchiarla? Se ti ama, ti accudisce, ti aspetta la sera al rientro dal lavoro, che motivo hai di maltrattarla? A Lucia solo baci e carezze, non le ho fatto mai mancare nulla”. Questa la sua versione. Che non ha convinto gli inquirenti così, i Carabinieri di Casavatore sono arrivati alle conclusioni che hanno condotto Vincenzo Garzia agli arresti nel carcere di Poggioreale, dopo un’indagine durata cinque mesi. Il gip del Tribunale di Napoli Nord, accogliendo l’ipotesi e la richiesta della Procura aversana, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’uomo, per omicidio preterintenzionale. L’ordinanza è stata eseguita il 15 ottobre dai militari campani che hanno tradotto agli arresti Garzia. La dinamica dei fatti è stata ricostruita dagli investigatori attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche e anche attraverso le dichiarazioni di persone informate sui fatti. Fin dai primi attimi dopo il decesso, è stata proprio la famiglia della donna, insieme ai suoi conoscenti, a sospettare di quell’uomo che avrebbe dovuto proteggere Lucia, madre amorevole, donna integerrima quanto fragile, tradita in tutti i sensi da quell’uomo che avrebbe dovuto proteggerla e sosteneva di amarla. La violenza scaturita, sembra, da un violento litigio, come in tante altre storie simili ha avuto un epilogo tragico. Una strage continua a cui si dovrebbe porre rimedio. A volte, purtroppo, è la stessa indecisione delle donne a non facilitare le cose. Una incertezza a cui si dovrebbe por fine.