Le chiamano smart drugs: “droghe furbe”. In realtà sono furbe per chi le vende, mentre per chi le compra sono un pericolo, per la salute fisica e l’equilibrio psichico. L’inganno alla base di questa definizione ha permesso il dilagare anche in Italia delle nuove droghe, molto “cool” e dai nomi accattivanti, che per lo più non figurano nelle tabelle delle sostanze tossiche. Ultimamente le autorità italiane hanno dichiarato guerra agli smart shops dove queste sostanze di origine vegetale e sintetica sono smerciate in varie forme, soprattutto come profumatori ambientali. Tuttavia è grazie all’e-commerce che si è sviluppato il loro consumo e il conseguente business.
L’eurodeputato emiliano Tiziano MOTTI (UDC) ha subito presentato una interrogazione alla Commissione di Bruxelles per chiedere la revisione delle Direttive che sono alla base delle discipline nazionali, e intanto ha rivolto ai media l’appello a non usare più il termine smart drugs, ma quello di “trash drugs”, appunto droghe spazzatura. Nella sua interrogazione l’On. Motti scrive: “Le cosiddette smart drugs sono sostanze classificate come erboristiche e definite impropriamente droghe furbe perché vendute legalmente come prodotti naturali per profumare ambienti, ma descritte e veicolate soprattutto sul web come simili alla cannabis. Per le modalità di assunzione autonoma e senza sorveglianza medica, in assenza di una regolamentazione, esse rappresentano una pericolosa tipologia di droghe prodotte, come recentemente appurato dai Nuclei Antisofisticazioni in Italia, da scarti di laboratorio”. Alcune delle sostanze che vanno per la maggiore in molti preparati sono: assenzio, tujone, ashwagandha. “Dei loro principi attivi di cui si sa ancora troppo poco in relazione ai potenziali effetti tossici sulle persone. È nostro dovere considerare l’effetto di queste sostanze in persone alla guida di veicoli, posto che esse non sono (ancora) direttamente vietate dalla legge, trattandosi di prodotti “naturali” non compresi tra le sostanze stupefacenti e si presume difficilmente rilevabili dai test attualmente utilizzati dalle forze dell’ordine sugli automobilisti”.
Da ciò scaturisce la richiesta dell’On. MOTTI alla Commissione di Bruxelles di interventi urgenti “nell’interesse della salute dei consumatori”, in particolare la revisione delle Direttive da cui derivano le legislazione di attuazione 92/109/CEE relative alla fabbricazione e all’immissione in commercio di sostanze impiegate nella fabbricazione illecita degli stupefacenti, sia l’Allegato II della Direttiva 88/388/CEE relativa agli aromatizzanti.
L’iniziativa dell’On. Motti ha già ricevuto il plauso di Giovanni Serpelloni, che ha ringraziato pubblicamente l’On. Motti per la sua sensibilità sull’argomento e per l’attenzione alla necessaria ridefinizione verbale e normativa per questo tipo di droghe.
Per maggiori informazioni si invitano i lettori a visitare il sito: www.udcmilano4.it