Con circa 12.000 studenti iscritti a 9 corsi di laurea e a circa 80 master di alta formazione (I e II livello), l’ Università telematica “Pegaso” rappresenta ormai una realtà di tutto rispetto, nel panorama dei nostri Atenei: realtà particolare, perchè interamente impostata sui binari dell’ e-learning, fenomeno che anche in Italia sta prendendo sempre piu’ piede. Rettore dell’ “Unipegaso” è il prof. Alessando Bianchi,romano, dal 1995 titolare della cattedra d’ Urbanistica alla facoltà di Architettura dell’ Università “Mediterranea” di Reggio Calabria (di cui è stato Rettore dal 2000 al 2007). Con Alessandro Bianchi (che dal 2006 al 2008 è stato anche ministro dei Trasporti nel II governo Prodi, occupandosi soprattutto di Autostrade del Mare, riforma delle Autorità portuali e nuova legge sulla sicurezza stradale, e nel 2013 candidato indipendente, con propria lista, a sindaco di Roma), abbiamo voluto parlare delle sfide che Unipegaso si trova ad affrontare: in un panorama didattico e sociale sempre piu’ caratterizzato dalla crescita delle nuove tecnologie.
D. Professor Bianchi, quand’è nata Unipegaso, e come esattamente è organizzata?
R. E’ nata ad aprile 2006, per decreto del MIUR, con lo status appunto di università telematica: come struttura privata, operante con propri capitali, ma che offre un servizio pubblico, col rilascio di lauree parificate a quelle degli Atenei pubblici. Lauree che allora erano solo in Legge (magistrale a ciclo unico)e Scienze pedagogiche, e oggi son divenute 9, allargandosi alle Scienze economiche (I e II livello, Magistrale biennale e Triennale), alle Scienze turistiche e Motorie, e, ultimamente, all’ Ingegneria civile ambientale. Oltre alle due sedi essenziali di Roma (nel Centro storico) e Napoli (negli storici complessi museali di Santa Maria la Nova e Santa Chiara), in tutta Italia abbiamo ben 30 sedi decentrate (Agrigento, Palermo, Firenze, Bologna, Cagliari, Genova, Torino, Milano,ecc…), dove gli studenti possono iscriversi e sostenere gli esami: per Unipegaso, infatti, è fondamentale il rapporto col territorio, a maggior ragione dato il suo
particolare tipo di didattica.
D. Ecco, come avviene la didattica?
R.Ogni docente registra un certo numero di ore di lezione, che diventano in sostanza il prodotto didattico, lo svolgimento del programma del corso in questione. Ogni studente, all’atto del’iscrizione ( il cui costo base è 2.000 euro, largamente riducibili mediante apposite convenzioni, che abbiamo con enti vari), riceve una password e un PIN, con cui può accedere a queste lezioni e seguirle tranquillamente sullo schermo del suo pc,o addirittura anche su uno smartphone: si tratta, in sostanza, di videolezioni. Nello svolgimento del programma, però, lo studente può sempre rivolgersi a un tutor, che lo segue costantemente, rispondendo alle sue domande con email; mentre il contatto diretto col docente avviene all’inizio, dopo l’iscrizione al corso di laurea in segreteria, e alla fine, con l’esame.
D. Certo è una didattica abbastanza impersonale, molto diversa da quella classica…
R.Sì: però in linea con un fenomeno, quello appunto dell’ e-learning, nato all’estero, specie in area anglosassone (per non far che un esempio, all’ Università americana di Stanford, nell’ Ohio, oggi c’è un rapporto addirittura di 1 a 100, fra studenti che seguono la didattica tradizionale e quelli che apprendono per via telematica). Nel quadro complessivo della rivoluzione telematica e della globalizzazione, l’e-learning punta non solo a modernizzare le conoscenze, in chiave di interdisciplinarietà; ma anche a responsabilizzare lo studente. Il quale,nel contatto col tutor e altre figure di riferimento progetta il suo percorso formativo e, in una certa misura, anche le opzioni postlaurea; e a un certo punto riceve una serie di domande, solo rispondendo alle quali, sempre in via telematica, potrà raggiungere un certo punteggio, indispensabile per accedere all’esame (che può essere anche “misto”, cioè scritto e orale).
D. Che tipi di studenti, sono iscritti attualnemte ad Unipegaso?
R. Inizialmente avevamo soprattutto studenti piu’ anziani, già inseriti nel mondo del lavoro. Ora, invece, abbiamo un forte ingresso di studenti giovani: fenomeno che riflette chiaramente, come negli altri Paesi, la preferenza delle generazioni piu’ giovani, dei “nativi digitali”, per l’apprendimento via Web. Com’era prevedibile,un’ Università come la nostra suscita tuttora forti diffidenze da parte delle strutture accademiche tradizionali: dove abbiamo molti detrattori.Ma voglio ricordare che proprio il Rapporto 2015 dello SVIMEZ fa il punto sulla formazione universitaria nel campo digitale: che in tutti i Paesi industrializzati sta crescendo in modo esponenziale (d’altra parte, molti dei nostri docenti hanno alle spalle anni di esperienze in Atenei tadizionali, e alcune di queste Università telematiche son nate proprio a ridosso di Università classiche: com’è stato, ad esempio, per “Unitema” e “La Sapienza” di Roma).Il punto è, chiaramente, fornire un prodotto didattico di qualità.
D. Appunto, Professore: chi vigila, sulla qualità dell’offerta formativa delle Università telematiche?
R. Come tutti gli Atenei, anche Unipegaso e le altre università telematiche sono sottoposte al “controllo di qualità” dell’ ANVUR, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca istituita nel 2006, sotto la vigilanza del MIUR ( e organizzata, per sommi capi, sul modello dell’ AERES, l’analoga Agenzia pubblica francese creata nel 2007,. N.d.R.). Il problema è che ancora non ci sono strumenti specifici per valutare la qualità della didattica telematica: i metodi di controllo si basano ancora sull’ esperienza fatta con le Università tradizionali.Tra un anno, comunque, riceveremo dall’ ANVUR appunto una valutazione complessiva, globale, della nostra attività.
D. E…progetti futuri di Unipegaso, sfide cui date particolare importanza?
R. Anzitutto noi cerchiamo di fare anche ricerca: quel che resta, purtroppo, il punto dolente un po’ di tutte le Università italiane. Gli stanziamenti pubblici per la ricerca universitaria da noi sono esattamente la metà di quelli tedeschi o o inglesi, e il rapporto PIL-investimenti per l’Università in Italia è tra i piu’ bassi d’ Europa. Alla Pegaso abbiamo varie decine di ricercatori, soprattutto giovani, con esperienze maturate all’estero, in Università USA o tedesche; e stiamo appunto definendo , con vari Atenei stranieri, apposite convenzioni per lo sviluppo della ricerca, nelle aree specialmente di economia, diritto e ingegneria.
D. Oltre alla ricerca?
R. c’è poi quella che è la “Terza missione” dell’ Università: il suo rapporto con la crescita complessiva della società. Quindi l’organizzazione, ad esempio, di convegni, seminari, incontri di studio aperti al pubblico, ecc…: iniziative che portano avanti le “Officine di Pegaso”, dove, con cadenza bisettimanale, avvengono presentazioni di libri e conferenze su temi di attualità. In programma, prossimamente, ne abbiamo una con Valdo Spini, docente universitario in pensione, già ministro dell’ Ambiente e ora presidente dell’ AICI, Associazione Istituti di Cultura Italiani: sull’ultima enciclica di Papa Francesco, dedicata al rapporto uomo-ambiente.
di Fabrizio Federici