Sono trascorse quarantottore dalle celebrazioni organizzate per la rievocazione del Miracolo della Madonna della Neve, ai piedi della Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore – l’opera incantevole di Ferdinando Fuga risalente al 1741, che è, tra le quattro più importanti basiliche di Roma, l’unica a conservarne le strutture originali del suo tempo, esposta a mezzogiorno nella piazza omonima, in zona Esquilino, in mezzo a San Giovanni Laterano e la Stazione Termini.
Breve nota tecnica: dalle 20,30, del 5 Agosto scorso, sono state chiuse al traffico la stessa piazza Santa Maria Maggiore, via Liberiana, via Carlo Alberto e via Merulana, tra piazza Santa Maria Maggiore e largo Brancaccio. Inoltre sono state deviate le linee 16, 70, 71, 360, 590, 649 e 714. E, come da locandina, dalle 21 alle 24, il programma della serata è stato rispettato.
L’avvenimento irrinunciabile viene festeggiato ogni anno, dal 1983, a Roma la sera del 5 Agosto – grazie all’ideatore, l’architetto Cesare Esposito – riportando fedelmente l’episodio tramandato dalla leggenda del patrizio romano Giovanni e di sua moglie, in cui si narra del fatto che la coppia non potesse aver figli, della decisione di destinare i loro averi all’edificazione di una Chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria (Vergine Salus populi romani), dell’apparizione in sogno della Madonna – proprio durante la notte tra il 4 ed il 5 Agosto del 352 d.C. – sia alla coppia sia a Papa Liberio, con l’indicazione del colle Esquilino quale luogo prescelto per la costruzione della futura chiesa.
La leggenda vuole altresì che Giovanni, sua moglie e Papa Liberio si recassero senza indugio nella zona segnalata dalla Madonna e che una volta giunti sul posto questo fosse sommerso da una coltre bianca di neve, sebbene si fosse in piena estate. Fu così che di fronte all’evidenza il Pontefice fece costruire la chiesa che sarebbe poi divenuta la Basilica di Santa Maria Maggiore, tempio mariano per fama e grandezza oltre che culla della civiltà artistica, luogo solenne di riferimento per i cittadini del mondo che da circa sedici secoli regna sulla Città Eterna.
Ed ecco perché ci ritroviamo qui – affezionati e neofiti, romani e turisti – con qualche minuto di anticipo, al termine di un’altra calda giornata d’agosto con punte di 36-37 gradi, curiosi fra curiosi, pellegrini fra pellegrini.
Tutti dallo sguardo con intenzioni ponderate a sostare nell’arioso spazio della piazza con debole ventilazione, davanti al portico a cinque aperture in basso e tre nella loggia superiore, che sottrae alla vista i mosaici del XIII secolo dell’antica facciata della basilica. Il connubio di un grande schermo naturale e la tecnologia dei cannoni per sparare la schiuma riesce a rendere reale la finzione, permettendo di selezionare ad ogni visitatore-osservatore un’essenza, un’esplorazione diversa e ispirata del rito. Nel vuoto antistante la mariana cornice, colmato intenzionalmente da eterogenei ospiti, e sormontato dalla seducente nevicata artificiale ma di tono mistico – con lo sfondo di suoni, luci, raggi laser, apparizione celeste e le musiche del Messia di Hendel – si rappresenta, fra pixel e bit, quella relazione esplicita della comprensione della storia, della tangibilità del patrimonio artistico, del senso della tradizione e della percezione della religiosità. Tutto ciò è a garanzia di atmosfera ed effetto scenico e del notevole successo di pubblico che si rinnova di volta in volta, quasi come accadrebbe per ribadire l’antico legame tra passato, presente e futuro.
Anche quest’anno la rievocazione storica – dedicata per l’occasione a Papa Francesco e ai poveri – del suggestivo miracolo della Madonna della Neve, conosciuto in tutto il mondo, evento fra i più rappresentativi della tradizione romana, è giunto al termine. Le persone si muovono quasi come a lasciarsi trasportare mentre l’estate stellata romana si attarda sulla città, fra vie lontane e del centro. Maria Anna Chimenti