È uscita la raccolta Tutto quel che ho 2003-2013 (su etichetta Caravan e distribuzione iCompany), che contiene 18 brani tratti dai precedenti album di Luigi ‘Grechi’ De Gregori (Angeli e Fantasmi, Pastore di Nuvole e Ruggine) e ripercorre i successi del cantautore ispirati al mondo musicale d’oltreoceano ma anche a tematiche ‘di casa nostra’. Le canzoni scelte, estrapolate dai loro album di origine e assortite in questa collection, si susseguono come in uno spettacolo dal vivo dando una continuità quasi inaspettata a questo progetto discografico. L’album, in bilico tra il folk e l’alt-country, ripropone brani che non sono invecchiati ma che hanno ora una nuova vita. La collection, che racchiude i brani più rappresentativi del cantautore in cui si mescolano storie e personaggi a lui molto cari, è disponibile in digital download, su tutte le piattaforme streaming e in tutti i negozi tradizionali.
Luigi nell’ambito del suo tour sarà in concerto l’8 agosto a Tolfa (Roma) e il 13 agosto a Roviano (Roma).
Luigi ‘Grechi’ De Gregori, inoltre, sarà special guest di alcune date del ‘VIVAVOCE Tour‘ di Francesco De Gregori, il 28 luglio al Vulcano Live di Nola (Napoli), l’1 agosto al Teatro di Verdura di Palermo, il 2 agosto all’Anfiteatro Falcone e Borsellino di Zafferana Etnea (Catania), il 5 agosto al Teatro D’Annunzio di Pescara e il 9 agosto al Simmetrie Arezzo Festival 2015 di Arezzo. I due fratelli duetteranno insieme sui brani Il Bandito e il Campione (la cui musica e il testo sono stati scritti dallo stesso Luigi) e Senza Regole (P. Giovenchi – L. Grechi) e saranno accompagnati sul palco da Paolo Giovenchi (chitarre), Lucio Bardi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino), Alessandro Arianti (hammond e piano), Stefano Parenti (batteria).
«Ho già condiviso il palco di Francesco nel 1989 nel tour Miramare – racconta Luigi – quando insieme al bluesman Francis Kuipers aprivamo i suoi concerti. Allora non avevo ancora scritto Il Bandito e il Campione e adesso sarà emozionante, per me che l’ho scritta, proporla al pubblico insieme a Francesco che l’ha portata al successo. E poi lo avrò accanto a suonare l’armonica in Senza Regole: l’ho sempre apprezzato con quello strumento che suona sin da ragazzo e che è quasi una seconda voce, per la naturalezza istintiva con cui la suona».
Luigi “Grechi” De Gregori, una carriera nata alla fine degli anni sessanta, passata per il Folkstudio di Roma, i festival alternativi, i locali e le cantine.
Da sempre più attratto dalla musica dal vivo che dalle sale di registrazione e, parallelamente, anche un passato da bibliotecario a Milano.
Ma chi è realmente Luigi “Grechi” De Gregori?
Proprio quello che ha detto lei… La mia biografia è a grandi linee esattamente questa, non è il parto della fantasia di un promoter. Insomma, non esiste un Luigi ‘segreto’ da scoprire.
Il termine libertà è ricorrente nelle sue canzoni e, non secondariamente, nel suo stile di vita, fin dal suo primo album Accusato di Libertà (PDU, 1975).
Libertà di pensiero e artistica, come dimostrano le scelte controcorrente portate avanti in una carriera poco incline a compiacere le mode e strizzare l’occhio alle tendenze discografiche.
Ma qual è, secondo lei, il vero significato del termine libertà?
Per risponderle dovrei scrivere un libro – e tanti se ne sono scritti – e forse un giorno lo farò. Il filosofo latino Seneca diceva che si può essere liberi anche nella cella di un prigione, ma quella è una forma di libertà intellettuale, filosofica… Scendendo terra terra la libertà per me è stata quella di fare quello che volevo, quando volevo e come volevo. Naturalmente ci sono riuscito solo in parte, e ne ho pagato il prezzo: sì, perché la libertà ha sempre un costo. Con il mio comportamento ho dovuto rinunciare a tante cose… Poca roba in confronto a chi ha dovuto pagare il prezzo più alto, la vita stessa…
11 dischi in studio: da Accusato di Libertà (PDU, 1975) a Angeli e Fantasmi del 2012.
C’è un fil rouge che lega questi lavori?
Non so di che colore sia il filo, ma certamente sono stato fedele a me stesso sia pure crescendo, maturando ed aggiustando il tiro. In breve ciò che accomuna i miei primi lavori a quelli più recenti è stato scrivere le mie canzoni solo per me stesso e per il piacere di cantarle. Non le ho mai dedicate a nessuno nè ad un pubblico in particolare. Un’altra costante della mie canzoni è che in genere i miei personaggi sono dei perdenti, dei diseredati, degli antieroi, insomma. È certamente più interessante la figura del bandito che non quella dl campione, le mie simpatie vanno a Paperino piuttosto che a Topolino!
Dall’ultimo album pubblicato per la PDU nel 1979 dal titolo Come state? all’uscita di Dromomania (CBS, 1987) trascorrono otto anni: a cosa è dovuto questo lungo periodo di silenzio discografico?
Lei ricorderà il termine ‘riflusso’ che fu inventato per consentire a chi aveva seguito un ‘impegno’ di facciata, dettato solo dalle mode culturali degli anni ’70, di buttare alle ortiche l’eskimo e i jeans sostituendoli con capi firmati. Fuori di metafora, il mercato discografico degli anni Ottanta ha voltato pagina ed ha preferito il glamour alle tematiche di spessore
In un’ottica di sperimentazioni, viaggi e collaborazioni artistiche, è da sottolineare sicuramente quella con Lawrence Ferlinghetti, esponente di spicco della beat generation. Che ricordo ha di questo incontro?
Bellissimo… La libreria editrice City Lights di Firenze (gemellata con quella omonima di S.Francisco) organizzò due intensi tour con poeti e scrittori beat insieme a cantautori e musicisti fra cui Steve Lacy, Ed Sanders, Claudio Lolli e me stesso. Una vera banda di matti, abbiamo stupito le platee facendo diventare la poesia uno spettacolo rock…
Dopo la prima esperienza nel tour Miramare del 1989, è tornato quest’anno a calcare il palco con suo fratello Francesco in alcune date del Vivavoce tour. Quali sensazioni prova dopo così tanto tempo, soprattutto dal momento che allora non aveva ancora scritto Il Bandito e il Campione che, questa volta, potrete eseguire insieme sullo stesso palco?
Nel 1989 avevo insieme al bluesman Francis Kuipers il difficile ruolo dell’apertura: ero Luigi Grechi e, come lei ricorda, ancora non avevo scritto Il Bandito e il Campione. Il pubblico era piuttosto freddo. Oggi, quando vengo chiamato sul palco a cantarla insieme a Francesco, siamo salutati da un’ovazione… È una bella rivincita.
Il 7 luglio è uscito il nuovo album Tutto quel che ho 2003-2013 (Caravan, 2015), una raccolta di 18 brani tratti dagli album Angeli e Fantasmi (2012), Pastore di Nuvole (Sony Music/Caravan, 2003) e Ruggine (2007). Considera questo disco – e il tour che ne accompagna l’uscita – come un bilancio della sua carriera fino ad oggi, un punto di arrivo o una nuova ripartenza?
Molto semplicemente, entrambe le cose.
Per concludere, ringraziandola per questa bella chiacchierata, qual è secondo lei il futuro della musica? C’è ancora spazio per le sperimentazioni e per chi non vuole sottostare alle tendenze e alle mode imposte dal mercato discografico? Quali sono le maggiori differenze e le assonanze principali che ha percepito durante i suoi lunghi viaggi? E qual è – se c’è – l’altra faccia della musica?
La musica non muore mai… Ci sono periodi storici in cui ha dispensato fama e denaro ed altri in cui ha chiesto solo sacrifici. Oggi ho paura che il ciclo fortunato si stia concludendo, ma a chi è sinceramente appassionato la musica concederà sempre le sue soddisfazioni. Un tempo i musicisti erano considerati poco più che dei servi (e penso a Mozart) o addirittura erano dei mendicanti (e penso ai primi suonatori di blues). In entrambi i casi, i geni si sono saputi far riconoscere.
ALEX PIERRO
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‘L’altra Faccia della Musica‘ è un appuntamento nel quale incontriamo alcuni tra gli esponenti più importanti del panorama musicale italiano che, con il loro lavoro spesso dietro le quinte, ma non per questo secondario, hanno contribuito – e continuano a contribuire – a rendere grande la musica italiana.
Una carrellata su tutte quelle figure che si occupano di musica: a partire dal progetto musicale, procedendo in tutte le fasi di strutturazione, divulgazione, fruizione e critica, siano esse produttori, giornalisti, manager, avvocati e, perché no, artisti.
Una sorta di radiografia su tutti i mestieri che gravitano intorno all’evanescente mondo della musica, per dare una visione più ampia su cosa c’è dietro a un successo e a una carriera discografica.
Insomma, proveremo a cercare di farci svelare qual è ‘L’altra Faccia della Musica‘.
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