Maranza (Meransen in tedesco) è una frazione del comune italiano di Rio di Pusteria (Mühlbach) in provincia di Bolzano, e guardando i luoghi e le costruzioni secolari, nasce il desiderio di sentire la loro storia, magari raccontata da una guida locale, andando a toccare angoli nascosti che solo l’occhio di chi è nato e vive in una vallata incantevole come questa, sa cogliere e svelare.
Queste storie nascono dalla fantasia della popolazione sud tirolese che si è tramandata, di generazione in generazione, spesso con protagonisti fantastici come gnomi, elfi, fate e saghe legate alla cultura ladina e se ne contano a migliaia. Alcune risalgono al XVII secolo , ma la maggior parte sono state scritte su carta a partire dal XXI secolo. Alcune tra le leggende maggiormente note narrano di personaggi sia immaginari che realmente esistiti, come ad esempio in : Le tre sante vergini – Le tre sante vergini aiutarono gli abitanti di Maranza anche durante gli anni della guerra – La chiesa di Maranza – Il “crea tempesta “ Pitzner di Maranza – Il Maso Kaufmann e i suoi segreti – Il tesoro nascosto al Gitsch – Le erbe magiche presso il lago Seefeld – L’uomo con tre teste di Maranza – Il contadino del maso Wieser.
Carmen Schmid nel suo testo “I sentieri delle saghe di Maranza” in : “le tre beate di Maranza” racconta di 3 persone del paese: «…[..]…la cui vita era talmente pia e timorosa, da essere artefici di piccoli miracoli. Nel 1978 morì la devotissima contadina Ursula Stampft. Un giorno, davanti ad immagine sacra di Gesù Cristo in Croce , si stava lamentando delle sue sofferenze, quando all’improvviso la bocca del Signore iniziò a parlare dicendo: “Se le sofferenze che stai patendo sono più grandi delle mie, allora ti aiuterò. Johann Schiesti, morto nel 1759, visse in assoluta povertà, era molto malato e soffriva di terribili dolori. Ma egli patì queste sofferenze con grandissima pazienza e non si fermò mai nella preghiera.Quando morì la sua poverissima camera venne inondata da una luce miracolosa e mai vista prima. Il terzo fu un prete di Maranza. Il suo nome era Anton Reinisch. Egli morì nel giorno di Natale del 1787. Ancora moltissimi anni dopo gli abitanti di Maranza ricordano la devozione a Dio. Dopo la sua morte -nel bel mezzo dell’inverno, sulla sua tomba fiorì un bellissimo fiore giallo».
Nella saga “Ragazzo vergognati” la stessa autrice, narra invece di un giovane figlio del Maso Walder di Maranza : « ..[..] che si recò a Valles dalle ragazze mentre per le ragazze del suo paese non aveva occhi..[..].. quando giunse a Buintal, già si stava facendo giorno. Da tempo si sentiva osservato. Improvvisamente udì il cinguettio di un uccello. Il suo canto, secondo il ragazzo, celava queste parole: Ragazzo vergognati, che schifo, vergognati! Ragazzo, vergonati, che schifo, vergognati! Il figliolo del maso Walder si vergognò talmente tanto che si sposò solo in tarda età». Ma le saghe sono innumerevoli e certune più note di altre, come ad esempio “Le tre sante vergini” Aubet, Cubet e Quere in fuga verso Rio Pusteria e poi a Maranza a causa della loro fede cattolica. Tutto il Paese le accolse calorosamente ed a loro volta, le tre sante aiutarono tutti coloro che ne avevano bisogno; proseguirono poi il loro cammino sino a giungere in Germania e a Latzfons furono accolte con disprezzo. All’improvviso però in paese si diffuse una grande carestia. «Gli abitanti di Latzfons erano molto dispiaciuti del trattamento riservato alle vergini e si misero in pellegrinaggio verso Maranza, per chiedere perdono alle sante. Per molti secoli gli abitanti di Latzfons proseguirono con questa tradizione.» ( Ursula Schmid). Citano alcuni testi di storia, che a ricordo delle tre vergini, Maranza è divenuta successivante sede della chiesa di pellegrinaggio dedicata a: Aubet, Cubet, Quere , menzionate anche in un documento del 1382, quando l’allora comune di Maranza istituì un fondo per la messa del lunedì. Solamente nel 1500 grazie ad una bolla papale vi fu una versione romanizzata dei nomi originali delle tre ragazze, Ampet, Gaupet, Gewerpet, che secondo la tradizione pare facessero parte delle 11000 vergini guidate da Sant’Orsola.
Ma Maranza non è solo leggenda, è anche una località rinomata per le sue piste di sci che scendono dal Gitschberg – denominato anche monte Cuzzo, e fa parte del comprensorio Valle Isarco-Eisacktal formato da 13 comuni su un’estensione di oltre 650 km² di territorio. Maranza e’ anche cultura eno-gastronomica, con le vie del gusto e con specialità della cucina contadina e locale, ed offre un’accogliente ospitalità al visitatore che vuole sostare ed “immergersi “ nelle sue saghe e nella natura, ammirare i paesaggi delle maestose Dolomiti e gustare le delizie culinarie del luogo come: lo Speck e gli insaccati e i vari formaggi come ad il Graukäse. Ve ne sono oltre 200 specialità . Vale la pena una visita da Degust di Hansi Baumgartner “L’orafo del latte”, il primo affinatore di formaggi dell’Alto Adige, e tra le molte specialità vengono proposti formaggi affinati con vinacce d’uva passita, liquirizia, fave di cacao, ma anche fiori, miele e alghe marine; da non dimenticare:lo Schüttelbrot (pane battuto) , i Vinschger Paarl ( focacce cotte al forno a due a due con semi di finocchio,cumino ed altre specie), e tra i dessert: i Tirtlen ( paste dalla forma rotonda fritte e riempite con formaggio fresco), i Südtiroler Krapfen ( paste fritte con diversi riepieni di marmellata, semi di papavero, frutta , bacche e ricotta) e i Kaiserschmarrn (dal tedesco Kaiser “imperatore” e Schmarr(e)n “frittata dolce), diffuso in tutta l’area dell’ex Impero Austro-Ungarico , cos’ come in Baviera, in Trentino ed Agordino, serviti con zucchero a velo, marmellata di riber, mirtilli o salsa di mele.
Tra le varie strutture alberghiere, per citarne alcune: il Bergidyll Hotel Tratterhof condotto dalla famiglia Gruber , in una posizione invidiabile che domina tutta la valle dall’alto a quasi 1600 m, dispone di un’ampia area benessere con piscina, saune e diverse salette per trattamenti e bagni, suite e camere dotate di tutti i confort ; l’Hotel Sonnenberg confortevole struttura con ottima vista panoramica- gestito dalla famiglia Fischnaller; l’Hotel Edelweiss alle pendici del Monteguzzo a 1.400 m di altitudine in una zona silenziosa e tranquilla gestito dalla famiglia Oberhofer; l’hotel Gitschberg a 1.400 metri di altitudine condotto dalla famiglia Peintner , e l’hotel Erika – attualmente in fase di restauro – della nota Erika Lechner: slittinista di Maranza e vincitrice dell’oro alle Olimpiadi invernali di Grenoble nel 1968 – gestito dalla famiglia Rieder e da Alexandra Prosch, e ve ne sono molti altri ancora, per tutti i gusti e per tutte le esigenze. La maggior parte delle strutture sono dotate di centro benessere, hanno una cucina molto curata, e grazie alla loro conduzione familiare sono curate nel minimo dettaglio e con grande attenzione verso i propri ospiti, tutti elementi questi, che sanno rendere davvero uniche le vacanze in Alto Adige.
per ulteriori informazioni: www.eisacktal.com; www.valleisarco.com; http://www.valleisarco.info/it/;www.gitschberg-jochtal.com; www.dolomitisupersummer.com; www.tratterhof.com; www.tratterhof.com;www.hotelgitschberg.it; www.hotelerika.it
di Daniela Paties Montagner