L’ altro giorno il Presidente Conte è apparso alla nota trasmissione otto e mezzo di Lilli Gruber.
È stata una scommessa mancata, imbruttita dai tanti tentennamenti di rispondere atono. Non è possibile negare l’intervista strascita che ha prodotto ancor più dubbi indomabili. Arrivavano a sequela le risposte con un particolare non sacrificabile: esaltare le proprie lodi col sopracciglio debole.
“Abbiamo lavorato al massimo, è difficile mettere d’accordo tutti: l’importante è avere una strada” ha inincalzato il premier.
Ora ascoltando queste parole verrebbe da domandare quale sia la prossima sopravvivenza, a nulla è servito il salvagente degliStati Generali azionato dall’esecutivo per fronteggiare le azioni prioritarie del paese. Al momento nessuna tenuta sociale, sanitaria, economica, che può concretamente assolverci dai ritardi; salvo elargire bonus a filiere per la rivoluzione green. Così indietro che la ventata sarà crudele e manderà giù anche il Santo Natale.
La spaccatura non è di fatto una percezione, ruota attorno a un solo servitore dello Stato: ilcommissario Arcuri, impegnato nelle mansioni generalizzate. È forse questo il dilemma?
Pensare di lavorare a nome di “tutti” costi quel che costi; probabile dovere di oltrepassare il castello?
Ancora (incertezze) con data da destinarsi. Insomma, non siamo tranquilli, per cui anche questa volta indicateci da che lato guardare, o prendere appunti.
Siamo sotto ”vostro” monitoraggio.
Giuseppe Rigotti