Eleonora Privitera è una ventottenne originaria di Anzio (Roma), che vive e lavora a New York. Dopo una formazione accademica in Antropologia Sociale ed un Master di ricerca presso la “London School of Economics and Political Science”, decide di iniziare a sperimentare il video come canale espressivo ed artistico. Il punto di svolta arriva a seguito del suo primo corto-documentario “An Imminent Threat” quando capisce che vuole specializzarsi nel cinema documentaristico.
La giovane regista italiana, ci racconta la sua vita e il lavoro da insegnante di cinematografia e montaggio alla New York Film Academy: “All’inizio è stata molto dura, nonostante avessi già vissuto in grandi città come Londra e Buenos Aires, i primi mesi di vita a New York sono stati molto faticosi rispetto alle altre città. È talmente tanto dispersiva, frenetica e competitiva che mi ci sono voluti un pò di mesi prima di trovare il mio equilibrio. Tuttavia, oggi, sento di aver costruito delle basi solide per continuare ad investire qui il mio futuro e la mia carriera. La pandemia anche qui ha limitato grandi festeggiamenti, per cui sto trascorrendo le vacanze in compagnia di pochi amici, facendo pranzi e cene, visitando musei e facendo lunghe passeggiate nei parchi e nelle strade innevate della città.”
“La mia avventura alla New York Film Academy è cominciata da studentessa, quando mi sono trasferita a New York per iniziare il corso di 1 anno in Documentary Filmmaking” – aggiunge Eleonora – “ricordo ancora le prime classi di cinematografia con l’acclamata filmmaker Claudia Raschke che insegnava con l’aiuto delle sue assistenti, e io che dentro di me pensavo che una volta diplomata, avrei voluto essere una di loro. E così è stato. Dopo qualche settimana dalla graduation ho iniziato prima a fare da assistente, per poi avanzare di ruolo e diventare un’insegnante per i workshop di 4 e 6 settimane. Mi sono molto sorpresa di quanto mi stia piacendo insegnare, soprattutto ai teenagers. Non mi aspettavo di incontrare studenti così giovani e già profondamente appassionati per il documentario. Alcuni di loro scelgono di raccontare storie personali molto coinvolgenti, e percepisco un profondo bisogno di esprimersi creativamente e di essere ascoltati”.
“Per me infatti il documentario comprende un aspetto cinematografico e artistico, con tutto un suo linguaggio estetico che amo e mi appassiona profondamente. Da qui deriva la mia motivazione nel voler specializzarmi in cinematografia, in quanto la direzione della fotografia in un documentario è strettamente finalizzata alla storia che si vuole raccontare, e a come farlo in termini visivi ed estetici. Per quanto il documentario si basi su improvvisazione e imprevedibilità, avere una consapevolezza della propria visione e approccio artistico è fondamentale ai fini della storia” – conclude la documentarista.
di Marcello Strano