Illustrissimo Presidente Mattarella,
Noi non dimentichiamo, personalmente non potrei, sono nato nel 1939 lo scoppio della guerra, abbiamo accolto nella casa di famiglia chi aveva bisogno.
Celebrare la memoria nelle ricorrenze è cosa buona e giusta, ma potrebbe alimentare l’indifferenza, pensando di aver assolto un compito indeclinabile ed attenuare il senso di colpa, l’ansia del dominio. Alcuni sostengono che la storia non insegna niente in ragione del fatto che gli eventi sono irripetibili nella loro specificità di tempo e condizioni, ma appare si riferiscano alla storiografia. La storia è la maestra della vita e della scienza quella vissuta nel presente.
Noi viviamo l’olocausto del terzo millennio, la nostra storia attuale è rappresentata da una madre coraggio, un simbolo universale, la grande madre di cui parla Jung, Giada Giunti, la mamma dei figli d’Italia, dei bambini del mondo, colei che ha dato i natali a un figlio nato genio che ho paragonato, quando l’ho incontrato al crocevia del destino, al nuovo apostolo di Gesù di Nazaret, per chi ha fede il figlio di Dio e per chi fede non ha colui che ha illuminato l’essere umano sulla responsabilità. Quando ha visto Lazzaro lasciarsi morire, abbandonarsi non avendo la forza di fronteggiare le avversità della vita ha detto ALZATI e CAMMINA.
L’ultimo dei miei libri che ho scritto in onore e gloria del figlio di Giada racconta di Gesù che dice ALZATI e CAMMINA, ma non sono un concorrente i miei indigenti scritti mi servono per capire e indagare sul desiderio dell’uomo di superare il limite.
Eccellenza, Presidente, Lei rivolge un appello alla memoria per proteggere la convivenza civile, ma la mamma d’Italia con il suo grido muto ci dice che senza memoria viene mutilata la conservazione della specie umana, infranto il mistero della nascita, oltraggiato il mito del bambino, offesa la salvezza della madre che dà la vita al figlio. Viene decapitata la forma repubblicana dello Stato collettività, dello Stato apparato, la cancellazione delle Carta costituzionale, i principi leggendari della rivoluzione francese: libertè egalitè fraternitè ou la mort.
Carlo Priolo