Di Giuseppe Rigotti
Percorrere la nuova legislatura con M. Draghi invoglia rassicurazioni:
1.Perché conosce i meccanismi dell’Eurozona.
2.Perché a codesto (almeno per ora) non interessa sabotare la politica per avvitare “consenso”, ha il suo curriculum applicabile ai suoi metodi.
Un’opportunità quindi non soltanto scenica, ma conscia di lavori su cui poggeranno chiari di luna non indifferenti per mettere all’ordine complementare la bozza del recovery plan.
Per ora i partiti che hanno detto con certezza che sosterranno Draghi sono Partito Democratico, Liberi e Uguali, Italia Viva, Forza Italia e Lega; F.d. I con Giorgia Meloni esprime il (No secco) richiamando le elezioni anticipate; mentre i 5 Stelle invocano il voto sulla piattaforma Rousseau tra Oggi 10 e domani 11 febbraio, con l’imminente reazione del fondatore Beppe Grillo che non le manda a dire e fuori dai denti invita alla pazienza, prima la commisurazione -componente-.
Inizia in questo modo il pertinace giro di valzer, con la cesura e le riflessioni in posta ancora da destinare; in cui sia possibile trovare l’equilibrio nella quadra che ancora deve prefigurarsi.
L’alternativa è il sistema schizzinoso che getta l’ombrello sotto la pioggia. Non bisogna tralasciare temi e tempi decisivi, dalla sanità all’istruzione passando per la spinta fiscale e il lavoro.
Draghi ha il polso per garantire un programma meno opinabile e più costrutto con l’unica eccezione possibile: sarà decisivo nel prendere il bello e il brutto della leadership?
Intanto il leader di F.I Silvio Berlusconi conferma la sua lealtà dichiarando apertamente un appoggio concreto e disseminando le strategie per l’opposizione. Nei prossimi giorni vedremo il terreno produrre i suoi frutti ma per ora, il professore mette piede sulla paglia attribuendosi il risico. Altrimenti col nulla “fiacca la tramontata”.
Redazione