(Fonte: dire.it)
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia dire, ha manifestato la sua preoccupazione per la variante inglese del virus, a causa della maggiore trasmissibilità soprattutto tra i giovani.
ROMA – Vaccinare quante più persone possibili, e in fretta, per arrivare a vivere un’estate ‘serena’, senza però ripetere l’errore di considerarla di nuovo un ‘liberi tutti’, come già accaduto lo scorso anno. No ad un lockdown generalizzato, al momento insostenibile per diverse ragioni, ma sì a chiusure chirurgiche rafforzando le aree più a rischio a causa delle varianti. E per il prossimo futuro, in cui saranno ancora protagonisti teledidattica e smart working, servirà mantenere ancora alta l’attenzione sulla ‘bonifica’ dei luoghi chiusi frequentati per stretta necessità.
Lei ha sostenuto che oggi non sia possibile un nuovo lockdown, come proposto da Ricciardi, anche se la ritiene la misura più efficace. Ma allora quali altre misure si possono attuare oggi per far calare i contagi?
‘Non esiste un manuale scientifico esatto per mitigare quello che dovrebbe essere un lockdown pesante e duro, che ritengo difficilmente sostenibile in termini di accettazione, di disagio sociale e di scelte della politica. Serve sicuramente un rafforzamento dei possibili passaggi da zona gialla, arancione o rossa: occorre potenziare quelle situazioni a maggior rischio, come potrebbero essere per esempio le zone gialle rispetto alla variante inglese, e individuare modalità per chiusure limitate, come è già successo in Umbria per l’evidenza di focolai importanti delle varianti’.
A causa delle varianti, ha detto, in questo periodo viviamo ‘sul filo del rasoio’. Le varianti, soprattutto quella inglese più diffusa sul territorio italiano, possono incidere davvero così tanto pur in presenza delle attuali misure di restrizione?
‘La variante inglese, a causa della maggiore trasmissibilità e al maggiore coinvolgimento dei giovani (anche se per loro significa infezione asintomatica) preoccupa. Oltretutto preoccupa, anche se non si ha certezza, che possa determinare un aumento della mortalità. Per questo è necessario avere tutte le attenzioni; c’è addirittura chi consiglia le mascherine Ffp2, ma penso che il loro utilizzo sia impegnativo, anche dal punto di vista economico. Io dico semplicemente di mantenere e stringere di più quegli elementi di ‘nuovo galateo’ che la gran parte degli italiani ha ben capito e sta adottando’.
Ma i virologi non avevano tenuto conto delle varianti?
‘Le varianti ce le aspettavamo ed è un fatto assolutamente normale nell’ambito dei virus, che tendono ad essere sempre più ‘complianti’ con l’ospite, nel senso di rendersi meno ‘cattivi’. Questo virus è già ben riuscito rispetto ad Ebola, che causa malattie molto gravi ma molto meno trasmissibili. Il SARS-CoV-2 ha quindi questa peculiarità e ora si sta ulteriormente adattando meglio all’ospite. Non si tratta di un’azione intelligente del virus, ma di un limite che ha questa tipologia di virus a RNA, come anche quello dell’influenza ben conosciuto, con la sua instabilità e il fatto di replicarsi con degli errori. Errori che, se sono non efficaci o determinano variazioni non efficaci, spariscono. È il principio di Darwin del caso e della necessità: se le varianti, come purtroppo quelle che abbiamo visto, danno dei vantaggi, in questo caso in termini di trasmissibilità, sono quelle che tendono a diventare prevalenti. Per fortuna i vaccini attuali sono comunque in grado di bloccare le infezioni da queste varianti, almeno da quella inglese; c’è qualche dubbio su quella sudafricana, ma io credo che questo non faccia altro che rinforzare l’importanza di una velocizzazione della campagna vaccinale’.
A proposito di vaccini, ad oggi l’Ema ne ha autorizzati tre ma presto dovrebbero arrivarne altri (tra cui Johnson&Johnson, Sputnik, Reithera, etc): saranno sufficienti per difenderci dalle varianti del Covid? O esiste il rischio che per le varianti sarà necessario attendere nuovi vaccini?
‘No, bisogna a mio avviso vaccinare con quello che c’è a disposizione, perché ovviamente è vero che vaccini adattati con le varianti saranno più rapidamente disponibili con le nuove tecnologie, ma credo che si inseriranno in un contesto necessario, e a questo punto già previsto, di richiami vaccinali. Il Covid ci rimarrà ancora ‘in mezzo ai piedi’ per un po’ di tempo, ma se riusciremo a fare una rapida campagna vaccinale la convivenza con questo virus sarà più civile in termini di numerosità e di possibilità di ricominciare a fare una vita come prima. Ma il virus permarrà, ancorché dovessimo raggiungere il valore del 70% immaginato come immunità di gregge. Quindi sicuramente serve fare richiami anche dei soggetti vaccinati con varianti, come si fa per l’influenza’.
Dopo il Natale ci si aspettava una recrudescenza del virus, ma stando ai dati non ci sono stati particolari picchi. Allo stesso tempo, però, non si registrano neanche significativi cali. Dove e come ci si contagia, allora, oggi?
‘Rimane il fatto che la gran parte dei soggetti non ha ben chiara l’origine della sua infezione, perché in questo momento una così ampia diffusione fa sì che ogni contatto interumano che abbiamo lo dobbiamo considerare a rischio, bassissimo sul singolo episodio di contatto. Quindi, come prima, una gran quota rimane nucleata o identificata come dovuta al contagio familiare, tipico di qualche giovane che si infetta nel contesto sociale e poi porta il virus a casa, creando così una facile epidemia in famiglia, ambiente in cui ovviamente si abbassa il livello di attenzione che si ha all’esterno o sul luogo di lavoro, dove magari si incontrano soggetti sconosciuti’.
Teledidattica e smart working: inutile dire che si dovrà continuare su questa strada?
‘Lo smart working ormai è stato sdoganato, così come anche una quota parte della didattica, che per certi versi credo possa essere fatta con maggiore efficacia rispetto alla presenza. Ma da docente ritengo che momenti di confronto e soprattutto di vicinanza con i più giovani siano fondamentali, quindi dobbiamo cercare di preservare la didattica in presenza, trovando magari modalità di monitoraggio e anche di screening sistematico sui giovani, in modo tale da permettere, per quanto possibile, la continuità dell’attività didattica’.
Sembra intanto non sia passato un solo giorno da quando, lo scorso anno, tutti i virologi parlavano della pericolosità di rimanere in ambienti chiusi con tante persone, invitando gli italiani alla massima prudenza…
‘Sì, purtroppo l’elemento caratterizzante di questo virus è sicuramente il contatto diretto, in parte anche il contatto indiretto, quindi la contaminazione ambientale e l’infezione per via indiretta, attraverso appunto l’ambiente, sono una realtà; la quota di sopravvivenza del virus, poi, è abbastanza lunga, anche di diverse ore, a seconda del tipo di superficie. Per questo sulla ventilazione e la bonifica degli ambienti chiusi dovremo continuare a porre una continua attenzione anche nel prossimo futuro’.
Come vede l’estate 2021?
Il clima, oltre ai vaccini, potranno incidere positivamente sul non diffondersi del virus?
‘Lo abbiamo già visto l’anno scorso: durante l’estate stiamo più all’aperto, c’è una ventilazione migliore degli ambienti, ci sono condizioni climatiche, come l’insolazione, che riducono la quota di infezioni respiratorie in genere. La stessa influenza, che tra l’altro quest’anno grazie a tutto ciò che facciamo per il Covid di fatto non si è vista, vede in quei momenti una minore facilitazione. A questo punto dobbiamo sperare in una veloce e quanto più ampia possibile vaccinazione per una estate più serena, che ovviamente non dovrà essere un ‘liberi tutti’ come lo scorso anno. Per il prossimo autunno dobbiamo poi pianificare bene l’apertura o la riapertura delle scuole, per essere più pronti e poter tornare a vivere quella normalità che ormai è più di un anno che abbiamo perso’.
Francesca Ruggiero