Serve un cambio di passo per Italia olivicola a partire dal Lazio che si colloca strategicamente nell’ambito del sistema olivicolo nazionale tra le regioni che registrano i più alti livelli di produzione assieme a Puglia Calabria Sicilia e Toscana.
Il territorio regionale ha un elevato margine di crescita a condizione che venga realizzato un piano strategico di censimento e di recupero degli oliveti abbandonati o improduttivi per la gelata del 2018 e che si provveda con assoluta priorità al reimpianto di nuovi olivi per massimizzare la produzione. Noi saremo al fianco degli operatori della filiera per sostenerli concretamente con risposte certe e in tempi brevi nella promozione e valorizzazione della produzione di alta qualità. E’ fondamentale da un lato potenziare il sostegno alle DOP laziali fino ad oggi riconosciute (Canino, Tuscia, Sabina e Colline Pontine) ma allo stesso tempo affrontare e risolvere gli elementi strutturali di debolezza del settore soprattutto per allargare il quadro dei riconoscimenti Dop che non c’è dubbio realizzino il maggior sforzo per la valorizzazione dell’Olio sul mercato sia per il livello dei prezzi spuntati che per la tenuta dei consumi.
Il Lazio ha elevatissime potenzialità ma la Regione Lazio non può continuare a fare finta di nulla. Così in una nota Sabina Petrucci, esponente del Consorzio Sabina Dop e responsabile di Rieti e provincia presso il Dipartimento Agricoltura Lega Lazio e Fabrizio Santori, responsabile del Dipartimento Agricoltura Lega Lazio in merito ai recenti dati dell’Unione Europea con la Grecia che chiuderà la raccolta 2020/2021 con un totale di 265 mila tonnellate di olio prodotti, contro le 250 mila tonnellate dell’Italia.
Arianna Calandra