Beppe Caschetto e Rai Cinema presentano “Per Lucio”, un film documentario di Pietro Marcello, in prima mondiale nella sezione Berlinale Special, alla 71ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Per Lucio è un viaggio visivo e sonoro nell’immaginario poetico e irriverente del cantautore bolognese Lucio Dalla. Una narrazione inedita del suo mondo condotta attraverso le parole del suo fidato manager Tobia e del suo amico d’infanzia Stefano Bonaga. Il film unisce biografia e storia, realtà e immaginario, dando vita a un ritratto che attinge dall’infinito bacino dei repertori pubblici e privati, storici e amatoriali. Liriche e musiche dipingono un’Italia sotterranea e sfumata, immergendo lo spettatore in una libera narrazione del Paese attraverso i tragici eventi del periodo e il boom economico. Questa è l’Italia degli ultimi e degli emarginati, questa è l’Italia di Lucio.
Una produzione IBC Movie con Rai Cinema e la collaborazione di Avventurosa con il sostegno della Regione Emilia-Romagna. In collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, Fondazione Cineteca di Bologna, Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico, Fondazione CSC – Archivio Nazionale Cinema d’Impresa (Ivrea). Prodotto da Beppe Caschetto e Anastasia Michelagnoli e scritto da Pietro Marcello con Marcello Anselmo. Al montaggio Fabrizio Federico e la fotografia di Ilyà Sapeha, con l’aiuto regia di Tiziana Poli e alla correzione colore Andrea Maguolo. Il produttore esecutivo Francesca Andreoli per IBC e Giulia Moretti per Avventurosa. Marta Billingsley al montaggio del suono e gli effetti sonori di Francesco Albertelli, con la supervisione al suono e mix di Marcos Molina e gli effetti sonori aggiunti da Marco Messina e Danilo Vigorito. E con la consulenza musicale di John Vignola.
Pietro Marcello, ha detto: “Raccontare Lucio Dalla è un desiderio antico, un progetto maturato nel tempo. Già da bambino ascoltavo e riascoltavo le sue canzoni sul giradischi di mio padre. Nacque una grande passione per la sua musica, il suo mondo e le sue parole che hanno abbracciato un’epoca entrando a far parte dell’immaginario pubblico e privato degli italiani, amate dai potenti e dai nullatenenti, dagli uomini e dalle donne. Un amore rinnovato nel corso degli anni che mi ha portato ad incontrarlo personalmente in occasione della presentazione de La bocca del lupo a Bologna. Già prima della sua morte mi ero ripromesso di realizzare un film che, attraverso le sue canzoni e la sua vicenda umana e artistica, raccontasse la storia dell’Italia. Da questa promessa lungamente custodita nasce Per Lucio. Il mio obiettivo nel realizzare questo film, scritto a quattro mani con Marcello Anselmo, non è stato quello di restituire un ritratto puntuale del cantante e nemmeno di celebrarlo. Ho scelto di rievocare la carriera cangiante, la personalità anarchica e il geniale talento attraverso la voce del suo impresario Tobia e del filosofo Stefano Bonaga, suo amico di infanzia. Persone che l’hanno conosciuto prima di tutto come uomo e poi come artista e che dunque ce ne offrono un ritratto più intimo e quotidiano”.
“Le loro testimonianze si muovono all’interno di uno scenario costituito dalle immagini di archivi pubblici, privati e amatoriali che riportano alla luce l’avventura di Dalla e le sue molte vite” – aggiunge il regista – dal faticoso esordio, l’entusiasmo per la prima ascesa al successo, alla fortunata collaborazione con il poeta Roberto Roversi, fino alla fase più matura, avvenuta dopo l’allontanamento da Roversi, nella quale Lucio si consacra come autore colto e popolare. Per dare corpo alla canzone Il parco della luna ho utilizzato anche materiali inediti del mio film La bocca del lupo, seguendo la pratica a me cara del riuso delle immagini. Nella narrazione ho assegnato un ruolo centrale ad alcuni capolavori nati dal sodalizio tra Dalla e Roversi. Ho sempre nutrito una profonda ammirazione per Roversi, intellettuale rigoroso e originalissimo, figura di riferimento imprescindibile nel panorama culturale italiano. L’incontro con Dalla ha offerto al grande poeta bolognese la possibilità di comunicare e portare la propria poesia a un pubblico più ampio e popolare, smarcandosi dalle regole della grande industria culturale. Grazie a Roversi”.
“Dalla scopre una nuova profondità nell’utilizzo della parola, soddisfa il proprio bisogno di stare dentro alle cose della politica e del mondo e canta per la prima volta di emigrazione, di inquinamento, di guerra. Quello che mi ha sempre colpito dei testi e delle musiche di Dalla è la loro forza cinematografica e lo sguardo lucido e ironico sull’Italia che si trasforma; la capacità di anticipare le dinamiche di un paese che diventa moderno attraversando le inevitabili contraddizioni. Una visione artistica che parte dalla consapevolezza dell’esclusione, dall’empatia con coloro che si muovono nel quotidiano e portano avanti la storia senza saperlo. Ed è per questo che per ricostruire, ma anche espandere, l’immaginario sociale e storico della narrazione di Dalla, alle immagini che rievocano la vita del cantante ho innestato materiale di repertorio che ripercorre la storia del Paese dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino. Seguendo il tessuto narrativo delle liriche di Lucio Dalla ho tentato di scoprire e dissotterrare l’Italia controversa, caotica e passionale a cavallo tra la guerra, lasciatasi definitivamente alle spalle un paio di decenni prima, il boom economico e il cambiamento, e il trambusto e vitalità degli anni ‘60 e ‘70. E poi il futuro, la velocità, il cambiamento che si compie nell’ultimo decennio del Secolo Breve. Ho lasciato che riaffiorassero da pellicole dimenticate le storie degli emarginati che tanto stanno a cuore a Dalla, alternate a quelle più leggere e ironiche che tanto bene rispecchiano l’animo profondo del nostro Paese, tra tragico e comico”, conclude Marcello.
Il film attraversa un pezzo della storia recente del paese intrecciata alle diverse sfaccettature della biografia e dell’opera di Lucio. È una sorta di mosaico in cui si incastrano tessere di Storia generale con tessere di Storia particolare. L’evolversi del paese a partire dalla fine della seconda guerra mondiale viene raccontato attraverso il racconto per immagini della ricostruzione, della rinascita industriale e culturale che ha segnato gli anni ’50 e ’60, per trasformarsi in un ritratto della grande mutazione antropologica della società italiana segnata dallo sviluppo, mal temperato, delle città e dello spazio urbano; dalla grande migrazione operaia, dalla scomparsa dell’Italia contadina e l’affermazione di un paese operaio in cui l’automobile e le autostrade diventano oggetti principali del paesaggio. Così la Mille Miglia con le sue automobili sfreccianti e i suoi piloti/eroi, diventa lo specchio delle migliaia di operai ed operaie che sono diventati l’ossatura della grande fabbrica italiana della Fiat. Le contraddizioni sociali emergono dai testi e trovano forma in immagini che riportano le asperità dello sviluppo sociale: il consumismo sfrenato e la rivolta degli esclusi, la classe dirigente e le trame eversive che segnano il paese con bombe ed attentati, stragi come quella del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. È una storia dell’Italia non solo di archivio, ma una trama storica visionaria che sovrappone lo sguardo collettivo allo sguardo dell’artista e del poeta.
di Marcello Strano