Se due guru del digital strategist & personal branding, come Luigi Centenaro e Tommaso Sorchiotti si sono scomodati per elargire perle di saggezza sulle nuove opportunità di occupazione ai tempi del Web 2.0, un motivo ci sarà.
In periodi di crisi, le nuove figure professionali tendono ad emergere facendosi largo tra idee, creatività, personal guerrilla marketing, e visibilità tanto agognata. Blogger, Storyteller, Influencer, Life coach e chi più ne ha più ne metta, vengono in contatto ogni giorno con migliaia di utenti “social”, con i quali instaurano un rapporto personale, quasi a definirlo fiduciario.
E non solo, anche le aziende utilizzano l’ambiente social: il 71% del recruiting infatti, viene effettuato acquisendo le informazioni sui candidati attraverso la rete. Piattaforme come Linkedin, Facebook, seguiti dal cinguettante Twitter, sono spesso oggetto di valutazioni sui poveri malcapitati, che a loro insaputa forniscono informazioni di ogni genere sulla propria personalità. Ed è per questo che è importante, anzi fondamentale, costruirsi una online reputation.
Se avete intenzione di sviluppare un blog, piuttosto che un sito, o la vostra aspirazione è quella di divenire Web Writer, o semplicemente state attendendo la convocazione ad un colloquio, allora la prima cosa da fare è togliere dal vostro profilo quelle foto in costume da bagno, che proprio non si addicono ad un futuro Zuckerberg. Lo stesso tipo di considerazione vale anche per i commenti politici, religiosi, i racconti dettagliati delle sbronze della sera precedente o dell’ultima conquista, e tutto quello che di imbarazzante può essere letto su di voi.
La regola fondamentale è che la rete non dimentica.
Prima di inviare informazioni, distribuire pareri, improvvisarsi commentatori di questo o quel fatto di cronaca nera, pensate. Tutto quello che dichiarate può tornarvi indietro, decuplicato.
Ma, come l’altra faccia della stessa medaglia, l’essere “letti” può essere il punto di forza di una nuova azienda, una nuova figura professionale, che aspetta solo di venire alla luce grazie all’intraprendenza di giovani e individui dalla mente aperta a nuove prospettive.
Una ricerca pubblicata su Forbes autorevole rivista economico-finanziaria, proietta il mercato del lavoro degli USA al 2020, prevedendo che la metà delle posizioni lavorative saranno indipendenti.
Lo rivelano gli studi della Oxford Economics e della MBO Partners, attestando negli USA la presenza di ben 30milioni di lavoratori freelance, con una vocazione all’esternalizzazione delle attività aziendali pari all’83%.
La spinta verso l’indipendenza dei consulenti freelance, qualsiasi tipo di professione essi svolgano, è in costante aumento anche in Italia. Nel 2013, infatti, il 56% delle PMI ha dichiarato di essersi rivolta a consulenti esterni per farsi coadiuvare nello svolgimento del lavoro, il 46% di esse ha affidato a professionisti freelance programmazione e sviluppo delle piattaforme digitali, ed infine il 35% ha scelto l’outsourcing per attività amministrative, di segreteria, legali.
Il Personal Branding, il marchio, il nome, diventano quindi punti di forza e precedono spesso il professionista, attraverso ciò che traspare dal web.
Per un mercato che cambia, meglio adeguarsi alle nuove regole, se non si vuol essere tagliati fuori dal mondo del lavoro, ai tempi del web 2.0.