Tempeste solari, spettacolo che vede Luca de Bei come autore e regista, è la storia di una famiglia alla resa dei conti, di una famiglia allo sbando che cerca, in un modo o nell’altro, di ritrovarsi, di proseguire insieme nei suoi ultimi momenti di vita. Lo spettacolo pone di fronte al pubblico dei personaggi stravaganti nella loro eccezionale normalità, e forse è proprio questo uno dei suoi maggiori punti di forza. Questioni lasciate in sospeso, punti di domanda mai completamente risolti pongono i diversi personaggi gli uni di fronte agli altri, in un continuo confronto atto a porre fine alla loro storia, ai propri dubbi personali, alle loro tragedie più intime.
Protagonista dell’intera vicenda è una “normale” famiglia borghese, con le sue lotte, i suoi drammi ed anche i suoi fugaci momenti di felicità. I componenti di questo nucleo familiare sono riuniti da un evento drammatico, ovvero la prossima dipartita del pater familias, interpretato magistralmente da Ugo Pagliai. Anziano scrittore di libri di storia è costretto, suo malgrado, a vivere gli ultimi giorni della sua esistenza in un ospedale, fra momenti di estrema lucidità alternati ad una confusione crescente, dovuta all’incedere della malattia. Uno ad uno lo andranno a trovare i suoi familiari: la moglie (sulla scena Paola Quattrini), in costante lotta contro l’incedere del tempo ed il conseguente disfacimento della bellezza che un tempo la contraddistingueva, ed i suoi due figli, lei psicologa divorziata andata via di casa giovanissima, non riuscendo a reggere la pressione familiare a cui era continuamente sottoposta, e lui, giovane in cerca di un proprio posto nel mondo, incapace di costruire una relazione stabile che possa soddisfarlo a pieno. Completano il quadro l’ex marito della figlia psicologa, affermato reporter di guerra, e la donna per la quale il loro matrimonio è finito.
Dalla dimensione su scala universale, ovvero quella della tempesta solare che in qualche modo funge da filo conduttore fra le varie parentesi aperte, si passa inesorabilmente alla dimensione personale, intima, dei vari personaggi che si incontrano e confrontano a due a due. La straordinaria interpretazione di Paola Quattrini è probabilmente quella che resta più impressa nel ricordo del pubblico, una madre che per tutta la vita è fuggita dalle sue responsabilità, in un edonismo quasi ingenuo e involontario messo in atto senza badare alle sofferenze inflitte agli altri.
Il confronto con il marito è probabilmente uno dei passaggi più intensi dell’intero spettacolo. Lui, serafico di fronte al proprio ineluttabile destino, ricorda la sua vita passata, i suoi errori e le ombre che ancora lo perseguitano, lei, inizialmente forte e sicura di sé, vede pian piano cedere la corazza di indifferenza ed egoismo con cui aveva imparato a proteggersi, diventando sempre più fragile. Il dialogo fra i due prosegue, fino a quando la donna, la cui figura prima giganteggiava di fronte al marito, si fa improvvisamente minuta, fin quasi a sparire, e non le resta che raccogliere tutto ciò che ha seminato per l’intero arco della sua vita.
Non era affatto semplice rendere vivo e dinamico uno spettacolo basato unicamente sulla forza dei dialoghi, ma l’obiettivo è stato pienamente raggiunto dal regista Luca de Bei, che ha potuto contare su un cast solido e coeso, che è stato capace di mantenere intatto l’equilibrio fra il dramma ed alcuni aspetti propri della commedia, senza cadere mai nella macchietta o nell’esagerazione scenica. Oltre ai già citati Ugo Pagliai e Paola Quattrini, non possono essere lasciati da parte gli altri interpreti, tutti perfettamente calati nella realtà familiare dipinta sul palcoscenico: Mauro Conte e Pia Lanciotti, i due figli marchiati a vita dall’assenza dei propri genitori (chi in un modo chi in un altro), David Sebasti, ex-marito del personaggio interpretato dalla Lanciotti e, per finire, Chiara Augenti, forse l’unica figura sul palcoscenico a cui può essere affiancata una qualche definizione di “purezza”.
I giochi dialettici la fanno da padrone per tutta la durata della rappresentazione, con un continuo rovesciamento di ruoli fra i personaggi che non possono fare a meno di mostrare la loro vera natura mano a mano che si prosegue. Una natura fragile, propria dell’uomo, che nulla ha a che fare con la potenza sprigionata nell’universo dalle Tempeste solari.
Andrea Ardone