(Fonte: L’argomento.com)
Giornalista, saggista, editorialista del Riformista, esperto di geopolitica (Fondazione Italia-Usa) e già al Senato con Forza Italia, Paolo Guzzanti ha presieduto dal 2002 al 2006 la commissione parlamentare d’inchiesta sul Dossier Mitrokhin che ha indagato sull’attività del KGB in Italia fino al 1984. Oggi risponde a L’Argomento dopo aver approfondito le notizie sul caso Biot: lo spionaggio dei russi in Italia.
Che idea si è fatto del caso?
Uno spionaggio proletario. Da pesca a strascico: avranno chiesto a tanti, bussato a tante porte. E alla fine hanno trovato un pesce piccolo che ha ceduto.
Per cinquemila euro, il prezzo di una Vespa.
Appunto, spiccioli, ma non sappiamo ancora tutto. Magari pagavano a rate, a consegna di pacchetti di informazioni. Quello che sappiamo è che il mercato dello spionaggio è fiorente più che mai.
Di cosa si sostanzia? Cosa cercano?
Proprietà intellettuali, industriali, militari. Tutto il materiale classificato è oggetto del desiderio, quale che sia la sua classificazione, segretissimo, segreto, riservatissimo o riservato. Ci vuole un ente che lo classifichi e un ente che lo voglia acquisire; il resto viene da sé. Qualcuno che lo trasferisce o tenti di trasferirlo all’estero si trova sempre.
E la Russia compra.
La Russia lo fa sempre, lo ha continuato a fare da sempre. Lo faceva con Gorbaciov, che aveva servizi segreti scatenati, lo ha fatto Eltsin, figuriamoci oggi…
Anche Gorbaciov, premio Nobel per la pace?
La vicenda del Kgb gorbacioviano è una faccenda mefitica della quale in Italia non si parla. Da noi lo si è santificato, ma Gorbaciov era un prodotto del Kgb. Selezionato da Juri Andropov sin da giovane. Aveva lo scopo – nobile, se vogliamo – di dichiarare chiusa la corsa al riarmo, mettere gli ex Paesi satelliti dell’Europa dell’Est nel novero degli Stati europei e infine sottomettere l’Unione Europea al giogo russo.
Con quali complicità?
Con tutti coloro che hanno preso parte a questo progetto, e che sono diventati agenti russi. Agenti nel senso etimologico, persone che agivano, ciascuno nella propria sfera. Non agenti segreti come quelli dei film. Agenti di influenza, personalità che grazie alle autostrade di carriera che gli si aprivano davanti, svolgevano una politica a favore dello Stato sponsor.
Influencer filorussi. Hai in mente qualche giornalista?
Ho i nomi. Ma non li faccio. Ho avuto contatti personali con i russi del Tamigi: uomini che hanno lasciato i servizi russi per rifuggiarsi in Gran Bretagna, a cominciare da Oleg Gordievsky e tanti altri che ho incontrato a Londra. Da loro ho avuto molte conferme: nomi di giornalisti importanti e direi anzi insospettabili.
Vaccini. Lo Sputnik è il vaccino dei misteri.
Seguo i fatti. I russi hanno promosso una campagna di cui si vedono gli effetti in tutti i talk show. Non a caso ogni tanto c’è qualcuno che si alza e dice: “Ma basta, mica c’è la guerra fredda. Perché non si prende lo Sputnik?”
Facciamo bene a non fidarci?
Il problema è che ai produttori di Sputnik l’Ema ha detto: “benissimo, prima però veniamo a fare la nostra ispezione”. I russi non dicono di no. Sono furbi, rispondono sempre: va bene, il mese prossimo. E siamo al terzo “mese prossimo”. Siccome il vaccino Sputnik è stato fatto alla svelta, prendendo il virus vero e rendendolo innocuo, al contrario dei vaccini americani che hanno tutta un’altra concezione, può essere buono ma può essere anche un veleno. Chi lo sa quali effetti produrrà da qui a pochi mesi o pochi anni? Se non si attivano le procedure, c’è poco da fidarsi.
E intanto diventa un asset geopolitico primario.
In questo momento stiamo assistendo a un riavvicinamento politico della Russia su due lati, Cina e India. L’India ha una frontiera infuocata con la Cina? E la Russia fa da mediatore di pace. La Cina ha un problema con i dazi americani? La Russia gli apre i suoi mercati. E verso tutti i Paesi terzi, la Russia usa tonnellate di vaccini, medicine e aiuti sanitari per stringere alleanze nuove e consolidare quelle vecchie.
Zingaretti e Salvini hanno dichiarato entrambi il loro “Perché no” a Sputnik, come lo spiega?
Si può pensare a episodi di gioiosa buonafede come a episodi di malafede. Salvini è da tempo un fan dichiarato della Russia. È evidente che è attivo in Italia un partito russo, trasversale. In questo partito trasversale ci sono persone in buona fede, anche fatto di volontari entusiasti che non per questo avranno qualcosa in cambio.
Anche in questo caso, insospettabili.
Molti cattolici sono filorussi. Lo era Giulio Andreotti e tutti gli andreottiani. Io in Commissione Mitrokhin lo ho avuto per quattro anni, Andreotti. Non ho mai conosciuto una persona così appassionatamente filorussa. Paradossalmente, alcuni noti filoatlantisti sono stati e sono filorussi. Da noi in Italia è possibile anche questo.
Arianna Calandra