Come per gli antibiotici
Il comportamento tra ceppi virali e ceppi batterici fa meglio comprendere l’analogia di sopravvivenza di gruppo e quali debbono essere le accortezze per liberarsi da questi indesiderati ospiti.
L’ esempio di una infezione batterica contrastata con gli antibiotici prevede, come è noto, che le dosi giornaliere prescritte siano assunte in modo continuo per quasi una settimana anche in caso di immediato miglioramento dell’infezione. Se questa accortezza non viene rispettata è molto probabile che i batteri non completamente annientati, possano trasmettere le informazioni alle generazioni successive; generazioni che reagiscono in modo sempre più efficace durante la riproduzione con qualche variazione del loro sistema di difesa che rende più resistenti nel futuro le generazioni successive di fronte agli stessi antibiotici. Qualcuno potrà chiedersi come sia possibile che i batteri possano organizzarsi così efficacemente. Si tratta semplicemente di naturali comportamenti istintuali di gruppo, per la sopravvivenza della specie.
Per rendere più concreto il concetto, si riporta a titolo di esempio un accenno ai tanti espedienti dei ceppi batterici per sopravvivere in ambiente ostile. La difesa che il batterio oppone alle penicilline, alle cefalosporine e ad altro ancora, consiste nella produzione di un enzima chiamato beta-lattamasi, il quale insinua nei legami molecolari dell’antibiotico una molecola di acqua, spezzandone la continuità e quindi, l’efficacia dello stesso farmaco. Ecco perché la ricerca farmacologica in questo campo non ha mai sosta. Detto questo facilmente costatabile nella nostra quotidianità, si può meglio capire che anche i ceppi virali, quantunque varie centinaia di volte più piccoli dei batteri, siano improntati naturalmente ad una difesa collettiva per la sopravvivenza della specie e per la trasmissione alle generazioni successive degli accorgimenti possibili per riprodursi in ambiente ostile. Nel nostro caso l’ambiente ostile è quello delle cure somministrate e per quanto più qui interessa, è quello dei vaccini nell’ organismo umano.
L’infezione virale
Un analogo processo avviene durante un’infezione virale, come nel caso dell’attuale pandemia da coronavirus. La somministrazione di farmaci, pochi a dire il vero, e di vaccini forse un po’ troppi, consentono nel tempo ai virus di organizzarsi per una migliore resistenza. Riferendosi direttamente ai vaccini per non ampliare il tema trattato, si può dire che a causa del tempo che intercorre per somministrarli ad un numero consistente di persone, i virus presenti nell’ambiente con l’ aggiunta di quelli più aggressivi espulsi durante la respirazione dalle persone siero positive da poco vaccinate, subiscono una o più mutazioni di gruppo per meglio adattarsi ai fini della sopravvivenza ad un ambiente per loro tossico. Ciò significa che la lentezza delle vaccinazioni rinforza le difese del coronavirus dandogli modo di cambiare alcuni punti più vulnerabili della sua struttura.
La sopravvivenza della specie
I vaccini inizialmente rispondenti al ceppo virale per il quale erano destinati sono stati finora somministrati ad un numero limitato di persone. Non c’ è pertanto da meravigliarsi se con il passar del tempo risulteranno meno efficaci per i futuri vaccinati.
Anche i virus, come detto, si adattano in ambiente ostile attraverso mutazioni di gruppo finalizzate alla sopravvivenza della specie. Quindi sono soprattutto i vaccini che causano la mutazione virale, divenendo pertanto nel tempo meno efficaci. D’altra parte, i differenti tipi che vengono prodotti dalle industrie farmaceutiche per le grandi distribuzioni sanitarie internazionali, non sono stati realizzati in funzione delle attuali mutazioni virali in quanto il lungo tempo di preventiva sperimentazione lo impedirebbe. Si tratta invece di vaccini destinati al coronavirus così come questo era al suo inizio o al massimo nei mesi successivi Sono almeno una decina i tipi di vaccino, oltre ad un certo numero di altri, con qualche variazione rispetto ai primi. Ma anche con le loro diversità, questi vaccini danno una protezione che non riesce a coprire se non in parte, le mutazioni del coronavirus; mutazioni differenti per differenti risposte a vaccini altrettanto differenti con vaccinazioni a rilento in tempi differiti.
Si è pertanto innescata una spirale perversa di minore efficacia curativa sulle persone, in quanto le mutazioni virali si moltiplicano per il numero dei vaccini: per cui quello somministrato non riesce più ad opporsi efficacemente non solo al ceppo di virus per il quale a suo tempo era stato realizzato ma soprattutto ai virus che nel tempo sono mutati. Si tratta di ceppi mutati prevalentemente per effetto delle differenti o troppe, tipologie di vaccino disponibili sul mercato e che ora consentono ai virus di opporre sempre maggiore resistenza.
Per quanto riguarda il tempo, anche qui ci troviamo ad una difficoltà crescente per possibili ulteriori cambiamenti del corona-virus. E questo avviene mentre l’organizzazione sanitaria procederà ancora per diversi mesi, alla somministrazione dei vaccini alla popolazione per arrivare alla auspicata immunità di gregge.
Troppe variabili
Questa è la situazione che dopo più di un anno dall’inizio della pandemia, condiziona i comportamenti e purtroppo anche risultati. Per riuscire a tenere sotto controllo l’attuale incremento dei contagi, rimanendo nel tema del vaccino, appare chiaro che il tempo è il nemico da battere, in quanto il comportamento di gruppo di miliardi di miliardi di coronavirus è solo quello di mutare per sopravvivere, rendendo sempre meno efficaci gli attuali vaccini.
Si tratterà però di una copertura sanitaria ottenuta con le differenti qualità dei vaccini disponibili, con operatori e strutture sanitarie ancora limitati, con vaccinazioni effettuate soltanto durante il giorno (le eccezioni non sono la regola) destinate in Italia nel tempo che sarà possibile, a svariate decine di milioni di persone.
Recita un noto proverbio: “Campa cavallo che l’erba cresce!”
Alberto Zei