di Alberto Zei
Esiste in Italia un atteggiamento tipico messo spesso in atto quando improvvisamente si vedono peggiorare le cose e che è quello dello sgomento ma che poi, un po’ alla volta si trasforma in rassegnazione.
La “nota” sorpresa – Non possiamo ormai più sorprenderci che nel sottosuolo sia stato nascosto un po’ di tutto. Ora per un motivo ora per una altro, vengono portate alla ribalta della cronaca notizie di inquinamento ambientale da raccapriccio che qualcuno ha causato pensando di farla franca. La prima reazione e quella di adottare ogni genere di iniziativa per ripristinare lo stato di diritto che riteniamo violato proprio da quella medesima classe politica a cui molto spesso abbiamo dato il consenso elettorale. Ma poi proprio per la stessa contraddizione che avvertiamo, si finisce, come si suol dire, con il piangersi addosso per ciò che è avvenuto. L’ inquinamento è divenuto da tempo il nemico da battere ma lo troviamo da per tutto. Ciò vale naturalmente per le discariche abusive e per la contaminazione delle falde freatiche soprattutto dell’acqua potabile ma anche per quella dovuta ai materiali non biodegradabili e per molte altre fonti inquinanti che mettono a repentaglio la salute delle persone che vivono in quel territorio
La rassegnazione – Quando le discariche vengono scoperte, meglio dire ufficialmente scoperte, allora dopo la riprovazione generale da parte di tutti, compresi quelli con il pelo sullo stomaco che per opportunità non osano dissentire dagli altri, subentra lo sdegno generale. Ma poi, lentamente, le bellicose idee del fare rientrano nella rassegnazione della gente, aspettando che la Pubblica amministrazione provveda come ha promesso, alla relativa bonifica.
Ma anche la bonifica molto spesso ha le “gambe corte” come le bugie, in quanto dopo un folcroristico dispiegamento di uomini e mezzi e qualche tempo di ingombrante attività per ostentare ai cittadini i lavori in corso, questi rallentano mentre si lascia credere per saggiare il terreno, di aver sostanzialmente già completato l’ opera. Così, confidando nel difficile controllo della Pubblica Amministrazione e nella poco probabile riscoperta che le più subdole sostanze inquinanti infiltrate nel sottosuolo, si trovino ancora nell’ area “bonificata”, i lavori si concludono con buona pace di tutti. Sarebbe però, possibile scoprire queste cose e tanti altri segreti che il territorio nasconde e che troverebbero grandissima utilità per la nostra stessa qualità esistenziale. Facile a dirsi, ma già sorge la domanda del “come”.
Il progetto LARA – Vediamo ora il caso concreto. Esiste in Italia già da molti anni, un progetto gestito operativamente dal Laboratorio Aereo di Riprese Ambientali (LARA) del Centro Nazionale Ricerche (CNR), il quale si avvale di un piccolo aereo dotato di un sistema elettronico di bordo denominato Multispectral Infrared and Visible Imaging Spectrometer ( MIVIS). Questo sistema si compone di particolari telecamere munite di filtri speciali che lasciano passare solo determinate frequenze (colori) della luce. Si tratta di filtri che si attivano solo in alcuni dei colori della “finestra ottica”, ovvero, della luce cromatica che vediamo, spingendosi anche da una parte, nell’ infrarosso e dall’ altra, nell’ ultravioletto. Ciò vale anche per l’ inquinamento di componenti nocivi presenti nell’ aria.
I risultati – Le immagini catturate con le relative telecamere vengono inviate in laboratorio, qui rivelate ed evidenziate con i cosiddetti colori randomici, ossia artificiali. Si tratta dei colori riflessi dalle varie sostanze presenti sul territorio o dalla relativa superficie inquinata, i quali esprimono la tipologia del terreno e delle piante che crescono in questo ambiente, contrassegnando poi, con i colori prescelti, il relativo grado di salute o di inquinamento. Vi è anche la possibilità di individuare con tipici colori della superficie del territorio esaminato le corrispondenti presenze archeologiche sepolte; così come le zone nelle quali molto probabilmente sono presenti nel sottosuolo falde freatiche, che potrebbero essere sfruttate per fini agricoli o per approvvigionamento idrico.È così altrettanto possibile osservare dalle immagini, ad esempio: il rosso vivo dell’amianto e delle aree da questo ricoperte; oppure, dalla particolare colorazione dell’erba le malattie delle piante e i alcuni inquinanti contenuti nel territorio. Ciò vale anche per l’effetto della contaminazione acida o basica delle acque e per le relative ripercussioni sulla coltura agricola e sul patrimonio boschivo.
Alcuni settori ambientali di applicazione – Il controllo del territorio da parte dei diretti interessati offrirebbe maggiori garanzie, con tanto di riprova fotografica della bonifica avvenuta. I mezzi di controllo ci sono, i costi sono limitati, i risultati estesi, manca soltanto la volontà collettiva di avere almeno la consapevolezza dell’ eventuale pericolo ambientale. D’ altra parte, conoscere la natura e la qualità del pericolo significa aver risolto almeno la metà del problema. Ma allora cosa fare per una giusta causa? Cosa fare per migliorare la vita, difendendosi dalle conseguenze che si riflettono sulla salute quando la popolazione del luogo si sente sola e impotente di fronte ad un mondo insensibile che la sovrasta?
__________________________________________________________________________________________________
PaeseRoma.it rendendosi consapevole della necessità di ripristinare in molte zone della nostra Regione una condizione di miglioramento dello stato di salute ambientale e di più sana vivibilità dei cittadini, si fa promotore delle iniziative che gli stessi – singoli o riuniti in comitato – riterranno di dover adottare per la divulgazione e la conoscenza del grado di inquinamento delle aree interessate e per le consequenziali richieste di bonifica ai pubblici responsabili del territorio. Redazione 0774.552401
___________________________________________________________________________________________________