Non era un caso
Quando nei mesi scorsi, il Prof. Massimo Arcangeli, ordinario di Linguistica italiana presso l’ Università di Cagliari, portò all’attenzione pubblica il caso della Mnistra Azzolina, sembrava trattarsi di un episodio isolato a cui egli si rivolgeva con dovizia di particolari.
Ma non è così: a quanto pare la tecnica/scorciatoia del “copia e incolla” nelle tesi di laurea e dottorato viene largamente adottato in certi Atenei del nostro Paese, tanto da divenire una sorta di metodologia finalizzata al conseguimento di comodi vantaggi. Non è raro che il copiatore/copiatrice ottenga pure la “lode” o un punteggio comunque elevato che sarà fatto valere nei concorsi pubblici e negli incarichi privati, spesso a discapito di concorrenti più preparati e sicuramente più meritevoli.
È di questi giorni un’interrogazione parlamentare dell’ On. Luigi Casciello ai Ministri della Cultura e della Ricerca per conoscere le misure da adottare affinché situazioni di tal genere non si ripetano.
L’On Luigi Casciello fa parte della VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati ed ha elaborato recentemente un nuovo disegno di legge sull’editoria, di imminente approvazione.
In un’intervista su ”Il Giornale” il citato Prof. Arcangeli ha evidenziato che “Lucia Azzolina è solo la punta dell’iceberg. Così fan molti, come presto dimostrerò, e l’università dovrà reagire”.
On. Casciello
Le luci della ribalta sull’archeologia dell’Elba
L’Isola d’Elba è molto ricca di siti archeologici, in terra e in mare, ed è stata oggetto di molte pubblicazioni da parte di studiosi affermati. Non meraviglia, perciò, che l’Università
(in questo caso Foggia) abbia inteso svolgere un’ulteriore ricerca scientifica assegnando il compito a una dottoranda. Il caso ha voluto che il Prof. Michelangelo Zecchini, noto archeologo che studia da decenni le antichità isolane, consultasse la tesi di dottorato, e il libro che ne è “scaturito”, rilevando concetti e interi brani che gli erano “familiari”. L’indagine successiva effettuata dal professore ha permesso di identificare complessivamente oltre 100 ‘pezzi scientifici’ copiati da 30 autori senza virgolettato e senza precise e doverose citazioni delle fonti. Non solo, ma al danno intellettuale si è unita la beffa in quanto la tesi stessa, elaborata quanto basta per renderla una pubblicazione, è stata presentata al pubblico (e messa in vendita) come opera originale. Su questo aspetto sono stati informati i Ministri della Cultura e dell’Università dallo stesso professore che chiedeva azioni di tutela dei meriti professionali.
I controllori
Com’è noto, la maggior parte delle Università dispongono di sofisticati software antiplagio.
A maggior ragione i docenti universitari, responsabili delle tesi di laurea o dei dottorati, dovrebbero accorgersi di ciò che viene copiato. Se ciò non succede, se gli stessi garanti – per conto dello Stato – dell’impegno intellettuale e della correttezza deontologica dei laureandi, sorvolano su pesanti irregolarità, evidentemente emerge un grave problema.
La ricerca nazionale è l’espressione della cultura italiana rappresentata anche all’estero e i riflessi negativi che ne derivano ricadono non solo sui protagonisti e su coloro che hanno conferito il titolo, ma sull’ intero Paese.
Alberto Zei