CAGLIARI – Urla, spintoni e insulti e minacce. Si è conclusa così, ieri in tarda serata, la seduta del Consiglio regionale sardo dove si discuteva il disegno di legge sulla riorganizzazione degli staff della giunta e degli assessorati. A scatenare la bagarre in aula, la decisione del presidente del Consiglio, Michele Pais, di proseguire con il dibattito oltre le 21, orario concordato per la chiusura della seduta, con la lettura e i pareri sugli emendamenti all’articolo 7, cuore del provvedimento. Una prova di forza che ha fatto infuriare centrosinistra e M5s, che hanno lasciato i loro banchi, avvicinandosi alle postazioni della giunta, urlando “vergogna” e battendo le mani in un clima da stadio. La situazione è degenerata quando, chiusa la seduta, consiglieri di maggioranza e opposizione si sono affrontati nelle scalinate all’interno del Palazzo: qui sono volati insulti, minacce e qualche spintone. Insomma si è sfiorata la rissa, placata solo grazie all’intervento dei commessi.
“Sono schifata da quanto accaduto in aula e ancora scossa da quel che è successo subito fuori dall’aula stessa– le parole della consigliera del M5s, Desiré Manca-. Un finale di seduta dove il presidente incarna le famose tre scimmiette, non vede non sente e non parla, evidentemente prono agli ordini di scuderia lombardi, altro che garante del Consiglio”. Insomma, rincara, “scene da far west che sporcano l’istituzione, scene degne del peggior bar di Caracas, con provocazioni culminate in una vera e propria aggressione con bava alla bocca ed occhi spiritati. Spero, anzi, pretendo che il presidente Pais prenda seri provvedimenti. Scene di violenza come queste meritano un intervento rigido e inflessibile da parte di chi, all’interno di quel luogo, dovrebbe mantenere l’ordine”.
All’attacco anche il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau: “Un presidente del Consiglio regionale che non mantiene gli impegni con l’opposizione e che non interrompe i lavori di fronte alle proteste e al conseguente disordine in aula non merita di essere riconosciuto tale. Forse voleva far bella figura davanti al plenipotenziario della Lega in Sardegna, il lombardo Eugenio Zoffili che seguiva i lavori dalla tribuna. Una pagina tristissima di cui deve assumersi piena responsabilità, vergogna”.
Infine Gian Franco Satta, esponente dei Progressisti: “Ieri il presidente del Consiglio regionale ha scritto la pagina peggiore della storia dell’autonomia sarda. Uno spettacolo preoccupante, capace di incutere timore per la stessa tenuta dell’istituzione democratica. La storia lo giudicherà”.
PAIS: “SONO IL PRIMO RESPONSABILE E IL PRIMO A FARE AMMENDA”
“Io sono il primo responsabile, nel bene e nel male, di quello che avviene in quest’aula. E quindi sono il primo a fare ammenda e autocritica rispetto all’immagine che di questa assemblea abbiamo, e ho, contribuito a dare all’interno e all’esterno della stessa”. Così il presidente del Consiglio regionale sardo, Michele Pais, oggi in apertura dei lavori dell’assemblea, all’indomani delle baruffe in aula, e poi nei corridoi del Palazzo, legate alla discussione sul disegno di legge per la riorganizzazione degli staff della giunta e degli assessorati.
“Se errori ci sono stati, sono stati commessi da parte di tutti, me compreso- le parole di Pais-. Capisco come la particolarità del provvedimento in discussione possa creare delle delle divisioni, che portano legittimamente l’opposizione a fare ostruzionismo, così come è legittima la volontà della maggioranza di approvare la norma. Ma questo deve avvenire secondo le regole del dibattito democratico, corretto ed educato. A me il compito di mandare avanti i lavori dell’aula, avendo come faro, da cui non vorrò mai distaccarmi, il regolamento interno”. Prosegue Pais: “Se ci sono stati degli errori, verrà posto rimedio, ma non è mai stata mia intenzione comprimere le prerogative e i diritti del Consiglio regionale. Faccio quindi un appello per riacquisire serenità”.
Appello accolto fino a un certo punto dalle opposizioni: “Delle sue parole ho condiviso alcuni punti– spiega il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, rivolgendosi a Pais- ma non il fatto che l’interpretazione data ieri al regolamento fosse effettivamente un’interpretazione. Ieri è stato fatto un atto contrario al regolamento, perché il presidente ha facoltà di modificare l’ordine di votazione degli emendamenti, ma non ha la possibilità di considerare decaduti tacitamente degli emendamenti che si sarebbero dovuti discutere prima dell’articolo 7″. Tra l’altro, prosegue, “avrebbe dovuto far cessare i lavori per tumulti, e invece ha preferito proseguire. Vogliamo esaminare i resoconti, per capire se ieri sia stato rispettato il regolamento: ricordo che i verbali sono siglati dal presidente del Consiglio e da un segretario, e sarebbe grave se si fosse firmato un falso”.
A rimarcare plasticamente le tensioni all’interno della maggioranza, l’intervento di Franco Stara, esponente di Italia Viva: “Io ho sempre detto che questa legge è inopportuna, soprattutto in un momento come questo- le parole dell’ex consigliere di opposizione, accolte da qualche mormorio tra i banchi del centrodestra-. Fino a quando non si farà chiarezza, in particolare sui costi di questa norma, non voterò più nessun emendamento, e invito il mio gruppo a fare altrettanto. Io non voto cambiali in bianco. Fermiamoci un attimo, e, se si vuole ricreare un clima di serenità, smettiamola con le riunioni carbonare. Serve trasparenza”.
All’attacco delle opposizioni invece Stefano Tunis, esponente di Sardegna 20Venti, e relatore di maggioranza del provvedimento: “Stanotte ho riletto il regolamento interno, e, per quanto abbia cercato, non ho trovato tra le prerogative del consigliere regionale, quella che rappresenta il diritto di interrompere i lavori con tumulti. Nel processo verbale che, auspico, voteremo tutti insieme, vedremo chi si è astenuto dalle prerogative del consigliere regionale, attuando comportamenti indescrivibili all’interno di questa assemblea. Questi, una volta identificati, dovranno essere sanzionati”. Quindi l’attacco finale: “Fra tutto quello che è avvenuto ieri, ciò che è assolutamente grave, è il comportamento indegno di chi ha cercato con l’uso della forza di interrompere il diritto all’esercizio democratico, sancito dalla Costituzione, per chi l’ha studiata. Quello che è avvenuto ieri non ha precedenti in questa assemblea, vergognatevi”.
Inutile dirlo, dopo le parole di Tunis è insorta di nuovo la minoranza, costringendo Pais ad interrompere la seduta. Alla ripresa dei lavori, lo stesso Pais ha deciso di rinviare la seduta al pomeriggio: “Alla luce delle considerazioni fatte, e anche per fare una verifica ulteriore rispetto a quello che è avvenuto ieri, penso che sia opportuno convocare l’ufficio di presidenza. Il Consiglio è aggiornato alle 16.30”.
Fonte “agenzia Dire”