Ricordate i festeggiamenti per il 19° scudetto degli interisti a Milano lo scorso 2 maggio? Più di 30000 tifosi super-assembrati in piazza duomo che manifestavano fieramente la propria appartenenza alla fede nerazzurra ignorando, per lo più, tutte le ormai note regole anti-covid (distanziamento, mascherine) Per i più cupi pessimisti seriali sembrava il prologo di una apocalisse di contagi annunciata per il capoluogo lombardo.
Invece no. A distanza di due settimane non si osservano significative variazioni dei dati sui contagi a Milano come osserva Cesare Cislaghi, presidente dell’Associazione Italiana di epidemiologia: «Finora non c’è stato alcun segnale di aumento non è detta l’ultima parola, ma negli ultimi giorni vediamo la stessa tendenza nell’andamento dei nuovi positivi, un trend di lenta ma continua decrescita. Di certo non s’è vista alcuna inversione, e questo è un bene»
E se, come annunciava il prof. Bassetti di Genova in una delle sue innumerevoli presenze in tv, il mega assembramento di Milano poteva considerarsi come un grande esperimento, il risultato sembra chiaro: all’aperto il contagio è marginale, e comunque non responsabile del collasso sanitario con il quale in questi lunghi mesi sono state giustificate misure impopolari (e anche illegittime) come coprifuoco, mascherine all’aperto. Questo indicano i dati.
Il governo italiano, sia con Conte che con Draghi, ha gestito la pandemia affidandosi ai dati in chiave rigorista: ovvero, eccedendo nelle chiusure e lesinando aperture. Un doppiopesismo francamente ingiustificabile.
E’ arrivata l’ora di una riflessione seria su come restituire le libertà fondamentali indebitamente sottratte agli italiani in nome dell’emergenza sanitaria.