Il padre di Maria Elena Boschi, Pier Luigi Boschi, è stato vicepresidente di Banca dell’Etruria dal maggio 2014 e componente del cda dall’aprile 2011.
Da inizio 2013, la sua posizione, come quella degli altri amministratori dell’istituto di credito, è al vaglio di due procure, Arezzo e Firenze. L’inchiesta della magistratura ipotizza i reati di false comunicazioni sociali ai danni dei soci e dei creditori, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e di falso in prospetto. L’inchiesta ha preso il via dalle ispezioni svolte da Banca d’Italia a partire dallo scandalo della Banca Monte dei Paschi di Siena.
Al termine di due ispezioni avviate nel 2012 e nel 2013, Banca d’Italia ha multato la popolare dell’Etruria e del Lazio per 2,54 milioni di euro accertando “Violazioni delle disposizioni sulla governance”, “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”, “carenze nella gestione e nel controllo del credito”, “violazioni in materia di trasparenza” nonché “omesse e inesatte segnalazioni all’Organismo di Vigilanza”.
L’11 febbraio 2015 la Popolare dell’Etruria viene commissariata dal Tesoro su indicazione di Bankitalia. Fino al giorno prima, vicepresidente della banca aretina è il padre di Maria Elena Boschi. Poco più di un mese dopo, a fine marzo, il fratello minore Emanuele decide di lasciare Banca Etruria per lavorare presso uno studio legale di Firenze. Laureato in economia, era stato assunto alla Etruria nel 2007 come responsabile cost management.
Nel giorno in cui la procura di Civitavecchia apre un fascicolo sulla morte di un pensionato per aver perso tutti i risparmi nella vicenda del salvataggio delle quattro banche da parte del governo, la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi prende le difese di un altro anziano: «Mio padre è una persona per bene, dal governo nessun favoritismo», assicura la ministra alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa “Donne d’Italia”.
di Fabio Galli