Franco Battiato, uno dei grandi artisti di tutti i tempi, ci ha lasciato un’eredità musicale di pura poesia. Artista ecclettico che ha toccato un gran numero di stili approfonditi e combinati perfettamente fra loro: dopo la fase iniziale nel pop anni sessanta, è passato al rock progressivo e all’avanguardia colta nel decennio seguente. Successivamente tornato nella musica leggera approfondendo la canzone d’autore. Nel tempo si è cimentato anche con la musica etnica, elettronica e l’opera lirica.
I suoi testi, sono stati spesso dolenti e polemici verso la società e la politica. Ma i temi più cari all’artista e dai quali sono nati magnifiche opere riguardano la filosofia, la mistica sufi, la meditazione orientale, l’esoterismo e il misticismo.
L’arte di Battiato si presenta come un insieme di culture diverse, fra quelle delle sue origini (siciliana) e la passione per la cultura e la filosofia mediorientale, l’artista si apre così ad elementi musicali che uniscono la tradizione mediterranea a quella turca, fino all’uso dell’inglese, del francese e del tedesco al fine di “occidentalizzare” il suo linguaggio.
Il legame del Maestro, con l’Oriente inizia alla fine degli anni Sessanta e da allora questo interesse ha continuato ad essere il punto di riferimento costante nella vita del musicista. Gli interessi esoterici e filo orientali sono stati poi il fulcro della propria produzione musicale a partire da “L’era del cinghiale bianco” del 1979 fino a “Caffè de la Paix”, ponendosi come linea di collegamento fra la nostra cultura e le varie correnti mistiche.
Fra le opere dove si denotano queste caratteristiche ricordiamo il libro “Trovare l’Alba dentro l’Imbrunire – Misticismo ed esoterismo in Franco Battiato”. Quest’opera è caratterizzata da un’enorme quantità di segnali, messaggi subliminali che si richiamano a dottrine, insegnamenti mistici e trascendentali nei quali individuare una possibile soluzione, una via d’uscita dalla crisi dell’Occidente.
Altra opera importantissima del maestro è il docu-film del 2014 “Attraversando il bardo – Sguardi sull’Aldilà“. Il Bardo del titolo è “Bardo Thodol“, il testo più noto della letteratura tibetana: si riferisce a quello stato della mente dopo la morte, quando la coscienza è separata dal corpo. Un viaggio nell’immortalità dell’anima, attraverso le parole di monaci e filosofi, asceti e psicologi della cultura occidentale e orientale, che sono protagonisti di questo documentario si prende consapevolezza che la morte non è necessariamente un pensiero triste, ma un’opportunità: prepararsi alla morte è prepararsi a vivere in modo più pieno, con gioia e serenità.
Agostino Fraccascia