L’onorevole Veronica Giannone apre la conferenza stampa la mattina di giovedì 27 maggio alla Camera dei Deputati con una sintesi della situazione attuale dei nostri tribunali, peraltro ben scandita dalla recentissima ordinanza della Corte di Cassazione depositata in cancelleria il 17 maggio 2021 (Cassazione 13217_2021), motivo della conferenza.
La segretaria della commissione bicamerale per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, e componente della commissione giustizia, Veronica Giannone (FI) ha fortemente voluto la Garante dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Abruzzo, avvocato Maria Concetta Falivene per l’imponente lavoro che svolge e l’avvocato Voltaggio che ha proposto ricorso in Cassazione.
La parlamentare Giannone riferendosi a questa sentenza afferma che tante volte ” abbiamo denunciato, io compresa all’interno di questa sede ed anche al di fuori, riguardo a quello che è l’ alienazione parentale, la sindrome della madre malevola, e tutti quei costrutti ascientifici, molte volte definiti anche concetti astratti che, però, portano sempre di più allontanamento del minore, molte volte non valutando proprio l’interesse principale che è proprio quello del benessere dello stesso”.
La Giannone fa presente che un allontanamento errato crea danni e ” traumi maggiori rispetto a quelli che possono essere magari dovuti ad una separazione non consensuale, motivo per il quale la stessa Cassazione ha ritenuto effettivamente che non è stato valutato l’ interesse del caso in questione, ed ha, quindi, deciso in modo completamente contrario rispetto a quello che è stato definito dalla Corte d’Appello rimandando indietro il provvedimento e quindi cassandolo completamente”.
La Giannone lascia la parola alla Garante dell’infanzia dell’Abruzzo che ha presentato una proposta di legge che si occupa proprio “delle valutazioni e di tutti i professionisti che girano intorno al comparto affidi ed è interessantissimo il fatto che abbia puntato proprio il focus sul controllo della qualità del lavoro che viene svolto” ribadendo l’importanza di un “controllo maggiore, cosa che purtroppo non avviene effettuata quasi mai. Ciò comporta molte volte l’allontanamento del minore per l’inserimento in strutture”, diversamente gestendo una situazione familiare in maniera consapevole, si potrebbero evitare tantissimi traumi.
Garante dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Abruzzo, avvocato Maria Concetta Falivene
“La mia proposta di legge istitutiva dell’ispettorato della funzione sociale nasce da un vuoto normativo, in quanto il nostro ordinamento giuridico è basato sul principio della separazione dei poteri. Pertanto, non vi può essere una categoria di soggetti che intervengono nell’ambito pubblicistico, in questo caso dei minori, che non abbiano un controllo dedicato.
È una proposta di legge semplice che si va a strutturare con la legge 149 del 2015 inerente all’ispettorato del lavoro, con una funzione aggiunta che è quella di far sì che le relazioni dei i servizi sociali ed anche il personale dedicato nell’ambito delle case famiglia”, non debbano essere insindacabili, che abbia un controllo dedicato.
Non poteva essere più chiara di così la Garante, una relazione dei servizi sociali o dei responsabili della case famiglia può essere devastante per un minore (molte volte in pochi incontri emettono “sentenze” devastanti, anche se un giudice è peritus peritorum), soprattutto quando vengono allontanati dai propri genitori che vengono “diagnosticati” inadeguati sulla base di costrutti ascientifici, come magistralmente viene spiegato nella ordinanza della Cassazione di cui alla conferenza. Le relazioni e, quindi, le opinioni soggettive di un operatore del servizio sociale sono giudizi personali – commenta la Garante – che, però, hanno conseguenze devastanti, ed allora si chiede “perché non vi può essere contestazione? Allora chi è inadeguato?
Nessuno è immune da errori, chiosa la Garante, quindi anche gli assistenti sociali possono incorrere in errore. Il mondo degli adulti ed il mondo dei bambini è un rapporto asimmetrico, afferma ancora, ed i bambini si affidano al mondo degli adulti. CTU ed assistenti sociali a volte decidono in pochi incontri sulla vita di genitori e figli.
(intervista della Garante a margine)
Avvocato Antonio Voltaggio
L’avvocato ha presentato ricorso per Cassazione e la risposta è stata l’ordinanza ormai nota depositata il 17 maggio. Viene ribaltata, quindi, la decisione della Corte d’Appello di Venezia che affidava la figlia al padre, un super affido.
Per comprendere questo sistema giova evidenziare come è nato il procedimento per il quale è stato avanzato ricorso per Cassazione.
Ci rendiamo conto, quindi, che tutto è iniziato non da pesanti litigi, violenze oppure da conflitti tra genitori, ma da una consulenza tecnica, e da lì, dichiara l’avvocato Voltaggio, è iniziato “il calvario”.
Infatti, la bambina aveva vissuto con la madre, il padre ha chiesto il riconoscimento che ha ottenuto con il benestare della madre, ma accade qualcosa. Propone ricorso al giudice affermando di non essere riuscito a vedere la figlia per un giorno, ma tutto è nato quando il padre ha chiesto una consulenza tecnica.
Ed ecco che ci ricolleghiamo a quanto è stato già affermato dall’onorevole Giannone e dalla proposta di legge della Garante per limitare e controllare il compito delle c.d. figure istituzionali che operano con i minori.
L’avvocato Voltaggio ritiene un passaggio della sentenza, tra l’altro a Sezioni Unite, straordinario quando fa riferimento al “tatertyp” o “colpa d’autore” (nella dottrina tedesca, attorno agli anni 40, si delineò accanto alla comune concezione di colpa la cosiddetta colpa d’autore o colpa per il modo d’essere).
Poi evidenzia che l’articolo 64 del codice di procedura civile dice che il consulente che incorre in colpa grave negli atti che vi sono richiesti è punito con l’arresto fino ad un anno o con la multa €10.329,00 per la falsa testimonianza.
“ La perizia non può essere trasformativa, ossia trasformare la realtà; il perito deve accertare qual è la storia di quella famiglia, di quel minore, perché si è verificata quella rottura, andare a fare un anamnesi della storia e poi non deve dare una soluzione al giudice e poi il giudice fa un copia-incolla della perizia. Il problema è che le perizie non devono diventare delle sentenze”, conclude l’avvocato Voltaggio.
Tra l’altro nella maggior parte dei casi i CTU, i tutori, curatori speciali e gli assistenti sociali chiedono l’allontanamento di un minore della propria famiglia sulla base di un presunto rischio futuro, ripeto un potenziale rischio basato su opinioni, diversamente l’intervento che attuano (prelievi coatti tra urla disperate) è una reale e certo danno e trauma irreparabile, una ferita nel corpo e nell’anima che lascerà segni indelebili. Invocano il rischio, ma cosa commettono?
Di Giada Giunti