L’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile fanno parte degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile promossa dall’Onu.
Le tecnologie informatiche, soprattutto quelle di nuova generazione come IA e blockchain, possono essere un grande acceleratore per il raggiungimento della parità tra i sessi ma, al tempo stesso, possono generare nuove forme di esclusione e marginalizzazione.
Come evidenziato dal Report del 2021 dell’Unesco sullo sviluppo scientifico e tecnologico: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000375429 e dai dati del recente Global Gender Gap Report del World Economic Forum di marzo 2021 https://www.weforum.org/reports/global-gender-gap-report-2021/digest le donne rischiano di perdere “il treno del lavoro di domani”.
Nel suo ultimo report l’UNESCO ci ricorda che il mondo sta attraversando una fase di profondi mutamenti con conseguenze di vasta portata nella società in generale, nella scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM).
Con il cambiamento climatico, le catastrofi naturali stanno aumentando in frequenza e intensità, causando pesanti perdite economiche e questo obbliga a ripensare l’approccio allo sviluppo, in termini di sicurezza alimentare, idrologica ed energetica, salute, edilizia e gestione ambientale.
Allo stesso tempo, la Quarta Rivoluzione Industriale (o “Industria 4.0”) in corso sta sconvolgendo i sistemi di governance, le industrie e il mercato del lavoro. I sistemi cyber-fisici, l’intelligenza artificiale (AI), robotica, nanotecnologia, stampa tridimensionale (3D), genomica, biotecnologia e scienze cognitive sono sempre più intrecciate: si ispirano e si amplificano a vicenda.
Man mano che l’automazione dei lavori poco qualificati progredisce, le persone con livelli più elevati di istruzione saranno sempre più ricercate nel mercato del lavoro. Purtroppo però, si prevede che per ogni posto di lavoro creato dall’Industria 4.0, le donne perderanno 5 posti di lavoro, rispetto ai 3 degli uomini.
È importante quindi che questo sviluppo sia accompagnato da politiche istituzionali volte a garantire che le adolescenti di oggi comprendano le scelte professionali a loro disposizione nel nuovo mondo del lavoro e abbiano accesso a una formazione qualificante adeguata.
In questa nuova fase, infatti, si rischia di perpetuare lo squilibrio tra uomini e donne posto che, nelle tecnologie dell’informazione digitale, informatica, fisica e matematica, le donne sono una minoranza (STEM). Secondo l’analisi di quasi 3 milioni di articoli scientifici sull’informatica pubblicati tra il 1970 e il 2018, in questa disciplina non si raggiungerà la parità prima del 2100.
Oggi, infatti, nel mondo accademico, le ricercatrici hanno spesso carriere più brevi e meno gratificanti e il loro lavoro è sottorappresentato su riviste prestigiose.
Questi dati così sconcertanti sono il risultato del c.d. effetto Matilda, chiamato così dalla storica della scienza Margaret Rossiter che nel 1993 ispirandosi agli studi dell’attivista statunitense per il suffragio femminile Matilda Joslyn Gage, dimostrò che, soprattutto in campo scientifico, il risultato del lavoro di ricerca compiuto da una donna veniva in tutto o in parte, quasi sempre, attribuito ad un uomo.
Oggi qualcosa sta cambiando, le donne sono consapevoli che dovranno partecipare all’economia digitale per garantire che l’Industria 4.0 non perpetui i pregiudizi di genere; del resto, l‘assimilazione e l’amplificazione delle differenze di genere da parte delle tecnologie rappresenta un pericolo reale, ce lo ha ricordato solo qualche anno fa (2018), Amazon, che pur senza intenzionalità, aveva sviluppato un sistema di intelligenza artificiale utilizzato per la selezione del personale che privilegiava gli uomini rispetto alle donne a parità di esperienza e preparazione.
Per controbilanciare politiche e azioni discriminatorie basate su dati non rappresentativi, quindi, le donne dovranno aumentare nella fase di progettazione dei sistemi informatici e aprirsi a queste discipline.
Solo grazie al loro contributo si eviterà di replicare nei c.d. dataset i pregiudizi radicati nella società, oggi i team di ingegneri e data scientists sono composti soprattutto da uomini che – pur senza volerlo – condizionano con le proprie caratteristiche soggettive i sistemi informatici.
I settori come l’intelligenza artificiale, l’informatica e l’ingegneria, infatti, offrono alle donne l’opportunità di colmare il divario di genere, sia come dipendenti che come datrici di lavoro.
A tal fine, occorrerà garantire alle imprenditrici nei settori tecnologici un accesso agevolato al capitale di rischio e ad altre fonti di finanziamento, considerando che un vantaggio delle imprese digitali è dato dall’essere meno ad alta intensità di capitale e di manodopera rispetto alle industrie tradizionali e dal richiedere meno spazio in ufficio.
Del resto, le tecnologie digitali – che facilitano il telelavoro e il networking fornendo al contempo un accesso più ampio alle informazioni – sono state preziose nell’accorciare le distanze sociali e consentire la condivisione delle informazioni durante la pandemia da Covid-19. Alcuni dei cambiamenti radicali all’equilibrio famiglia-lavoro indotti dalla pandemia potrebbero essere destinati a restare, sarà importante che questi cambiamenti siano convertiti in politiche capaci di supportare le donne nella sfida di un futuro fatto anche di scienza e di innovazione.
La questione etica dell’AI, e il suo nesso con le pari opportunità e la parità di genere, è finalmente all’attenzione della comunità scientifica internazionale, staremo a vedere.