Un’ora in meno di coprifuoco è bastata per far tornare di attualità il problema della Movida nel centro storico a Monterotondo. L’associazione Centro storico in Movimento ha pubblicato oggi un video relativo alla serata di ieri sera in cui si vedono giovanissimi intenti in schiamazzi, diverbi e urla. A stretto giro è arrivato il post su Facebook del sindaco Riccardo Varone che si dice pronto a riprendere il Piano di Sicurezza Straordinario accantonato l’ultimo anno a causa del Covid.
IL POST DEL SINDACO VARONE
Gli episodi di violenza e degrado accaduti ieri sera nel centro storico, gli ennesimi, inaccettabili e spregevoli, pongono una serie di questioni a cui in molti sono chiamati a dare una risposta.
Il primo a doverlo fare sono io, da Sindaco di questa città con precise responsabilità di tutela della salute, dell’incolumità e della serenità di ogni cittadino e di ogni cittadina. Dico subito, allora, che il piano di sicurezza straordinario per il centro storico, al quale avevamo lavorato nei primi mesi del mio mandato e poi forzatamente accantonato a causa delle sopraggiunte urgenze legate alla pandemia, torna ora prepotentemente all’ordine del giorno.
Dovremo molto presto essere nelle condizioni di annunciare le misure che intendiamo adottare ma che, lo dico subito, non saranno comunque sufficienti da sole per garantire la serenità collettiva. Proprio così: per quanto necessarie, urgenti e non più procrastinabili, non saranno comunque sufficienti.
Perché le risposte ad un fenomeno così complesso – e comune a tutte le città, grandi o piccole, che abbiano un minimo di capacità attrattiva, come la cronaca di questi giorni purtroppo registra – che riguarda i nostri cittadini come quelli provenienti dai centri urbani limitrofi, devono essere molteplici e chiamano in causa non solo il Comune o le forze dell’ordine, che peraltro sono impegnate ogni giorno sul territorio e intervengono laddove occorre assistenza e intervento, non solo nel centro storico. Occorre che le famiglie facciano la loro parte, vigilando sui loro ragazzi e sulle loro ragazze, guardandoli e intervenendo quando tornano a casa ubriachi.
Occorre che gli esercenti si rifiutino di servire da bere a chi è palesemente su di giri.
Occorre che le parti in causa, tutte le parti in causa, facciano la propria parte e che non sacrifichino in nome dei propri diritti esclusivi, pure sacrosanti, la capacità di concorrere per ristabilire regole di civiltà, consapevolezza e rispetto. Lo si può fare in parte in maniera coercitiva – e lo faremo – ma non basta: occorre agire su un piano più profondo.
Questa città ha fatto dell’accoglienza uno dei suoi capisaldi sociali.
E il centro storico, che per decenni ha conosciuto solo abbandono e degrado, è ora un luogo bello, vivo, piacevole, attrattivo. Ma tutto questo ora è a rischio ed è inaccettabile pensare che sia una sorta di “stato di polizia” permanente a dover garantire la sua sopravvivenza, così come è inaccettabile pensare che chi nel centro storico vive o solo semplicemente passeggia debba vedere compromesso il proprio diritto alla serenità e al riposo o essere esposto al rischio di essere aggredito o coinvolto suo malgrado in risse.
Mi prendo – ci prendiamo – qualche giorno di riflessione.
Continuerò ad ascoltare tutti, insieme all’Assessore al centro storico e attività produttive Claudio Felici, anche chi vive nel centro storico, chi ci lavora, chi lo vive per divertirsi, chi vi opera dal punto di vista sociale. E agiremo. Ma perché le misure da adottare siano efficaci – lo ripeto – non bastano divieti e controlli. Occorre una consapevolezza e un rispetto, per se stessi prima ancora che per gli altri e per il luogo in cui si è ospiti, in assenza dei quali ci troveremo sempre a fare i conti con una inciviltà diffusa, non circoscrivibile, pervasiva. Come una malattia